
PRESIDENZA
CIRCOLARE 10 settembre 2019, n.1/19_CFD-Idro.
G.U.R.S. 27 settembre 2019, n. 44
Attività di prevenzione per il rischio meteo-idrogeologico e idraulico.
SINDACI
RESPONSABILI UFFICI COMUNALI DI P.C.
LIBERI CONSORZI, CITTA' METROPOLITANE
RESPONSABILI UFFICI PROVINCIALI DI P.C.
AUTORITA' DI BACINO DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DELLA SICILIA
DIPARTIMENTO ACQUE E RIFIUTI
SERVIZIO 2: OSSERVATORIO ACQUE, SALA OPERATIVA
SERVIZIO 3: SETTORE INFRASTRUTTURE PER LE ACQUE
ENTI PARCO (ALCANTARA, ETNA, MADONIE, NEBRODI, SICANI) RISERVE NATURALI ORIENTATE
CONSORZI DI BONIFICA
DIPARTIMENTO AGRICOLTURA
SIAS
CORPO FORESTALE DELLA REGIONE SICILIANA
ISPETTORATI RIPARTIMENTALI DELLE FORESTE
DIPARTIMENTO REGIONALE TECNICO
UFFICI DEL GENIO CIVILE
DIPARTIMENTO REGIONALE AMBIENTE
ARPA - AGENZIA REGIONALE PROTEZIONE AMBIENTE
UFFICI SOPRINTENDENZA AI BB.CC.AA.
ISTITUTO REGIONALE PER LO SVILUPPO DELLE ATTIVITA' PRODUTTIVE (IRSAP)
ENTI GESTORI DIGHE
UFFICIO TECNICO PER LE DIGHE - SEZ. PALERMO
ORDINI PROFESSIONALI (ARCHITETTI, GEOLOGI, GEOMETRI, INGEGNERI)
CNSAS CORPO NAZ.LE SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO
DIPARTIMENTO PER LA PIANIFICAZIONE STRATEGICA DELL'ASS.TO REG.LE SALUTE
SUES 118 CRI
ANAS
CAS
RFI
ENEL - SICILIA
TERNA - SICILIA
ENTI GESTORI TELEFONIA
PREFETTURE - UTG
Tramite le Prefetture:
CORPO NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO
COMANDO REGIONALE ARMA DEI CARABINIERI
COMPARTIMENTO POLIZIA STRADALE SIC. ORIENTALE
COMPARTIMENTO POLIZIA STRADALE SIC. OCCIDENTALE
COMANDO REGIONALE SICILIA GUARDIA DI FINANZA
DIREZIONI MARITTIME
CAPITANERIE DI PORTO
e, p.c. AL PRESIDENTE DELLA REGIONE
DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE
DRPC SICILIA - AREE E SERVIZI
Il Centro funzionale decentrato-Idro della Regione siciliana (CFD-Idro), facente parte della Rete nazionale dei centri funzionali (ex direttiva PCM 27 febbraio 2004), emana quotidianamente l'Avviso regionale di protezione civile per il rischio meteo-idrogeologico e idraulico (in seguito, Avviso) pubblicato su: http://www.regione.sicilia.it/presidenza/protezionecivile/pp/archivio_idro.asp.
Nella presente circolare si intende richiamare alcuni concetti "chiave", già espressi con le precedenti circolari emanate da questo Dipartimento, per ribadire l'importanza di una corretta interpretazione dei contenuti dell'Avviso affinché i responsabili competenti per territorio possano avviare, nell'ambito della pianificazione locale di protezione civile, azioni consapevoli per la prevenzione e mitigazione dei rischi di che trattasi.
Il CFD-Idro elabora l'Avviso sulla scorta:
- delle previsioni meteorologiche messe a disposizione dal Centro funzionale centrale del Dipartimento della protezione civile;
- dei quantitativi di precipitazione, caduti nei giorni precedenti la valutazione quotidiana, registrati dalle reti meteorologiche.
A tal riguardo, è bene precisare che:
- i dati di precipitazione, di natura previsionale e pertanto soggetti alle incertezze insite nei modelli meteorologici, sono riferiti a zone omogenee di allerta, ovvero a porzioni di territorio molto ampie nelle quali ci si attende uno sviluppo mediamente omogeneo dei fenomeni attesi, intendendo così che è sempre possibile che, localmente, si verifichino circostanze tali da determinare effetti al suolo molto diversi da quelli ragionevolmente prevedibili; è anche altrettanto possibile che, rispetto alle previsioni, un evento meteo possa "sconfinare" nella zona di allerta contigua e di ciò devono responsabilmente essere consapevoli i gestori dei territori interessati;
- le previsioni meteorologiche e le conseguenti valutazioni in ordine ai possibili effetti al suolo sono di natura probabilistica con elevati gradi di incertezza in relazione alla variabilità dei contesti territoriali nei quali i fenomeni possono manifestarsi.
Il contenuto dell'Avviso riguarda:
- il rischio idrogeologico, ovvero sia il rischio geomorfologico in senso stretto (frane), sia il rischio idraulico nei piccoli bacini (< 50 kmq) e nelle aree urbane; tale assunto è reso necessario dal fatto che i modelli previsionali idraulici sono connotati da incertezze così elevate che non appare possibile, allo stato attuale delle conoscenze, valutare se nei bacini minori, caratterizzati da tempi di corrivazione molto brevi, possano verificarsi fenomeni alluvionali sulla scorta delle previsioni meteorologiche; parimenti, i fenomeni idraulici in ambito urbano, condizionati dalla intensa urbanizzazione, non sono riconducibili alle modellazioni che riguardano ampie aree;
- il rischio idraulico, ovvero i fenomeni alluvionali riguardanti i bacini con superficie imbrifera, alla foce, > 50 kmq; in merito, appare utile osservare che la previsione del rischio alluvionale si riferisce a condizioni medie del bacino e non può tenere conto di situazioni critiche locali (quali, ad esempio, ostruzioni delle luci dei ponti o altre anomalie idrauliche) di cui il CFD-Idro non può avere contezza;
- il rischio meteorologico, ovvero quello legato a fenomeni quali le grandinate, i temporali, le mareggiate, le trombe d'aria; a tal proposito, è bene ricordare che tali fenomeni, avendo generalmente uno sviluppo locale e improvviso, non rientrano nei consueti canoni delle previsioni meteorologiche quantitative, nel senso che non è possibile conoscere se, quando, dove e con quale intensità si possono verificare, pur essendo in presenza di previste situazioni di instabilità meteorologica; in tal senso, l'Avviso di condizioni meteorologiche avverse fornisce una indicazione generale che va interpretata in quanto tale.
I livelli di allerta, codificati con sistema semaforico (verde, giallo, arancione, rosso), rappresentano una stima dei possibili rischi (di natura idrogeologica e/o idraulica) correlati all'ammontare delle precipitazioni previste, cui vengono fatte corrispondere le fasi operative che rappresentano le modalità con le quali il sistema regionale della protezione civile, nelle sue varie articolazioni e competenze, si predispone per la mitigazione dei probabili effetti al suolo.
Tenuto conto che la Regione presenta molte vulnerabilità, la maggior parte delle quali riferibili alle interferenze tra azioni antropiche e assetti fisiografici (si veda anche, al riguardo, il "Rapporto preliminare sul rischio idraulico in Sicilia e ricadute nel sistema di protezione civile"), è indubbio che, in mancanza di adeguate soluzioni strutturali, sia necessario ricorrere ad opportune strategie di prevenzione rientranti, nel linguaggio comune della protezione civile, tra gli "interventi non strutturali" nell'ambito dei quali la pianificazione di protezione civile costituisce un passaggio ineludibile (artt. 12 e 18 del decreto legislativo 1 febbraio 2018, n. 1 [N.d.R. recte: decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1]: Codice della protezione civile).
Se correttamente predisposta (si vedano anche le "Linee guida per la redazione dei piani di protezione civile comunali e intercomunali in tema di rischio idrogeologico - Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana n. 8 del 18 febbraio 2011"), la pianificazione di protezione civile per il rischio idrogeologico e idraulico diventa uno strumento insostituibile per avviare tutte quelle pratiche ritenute utili a prevenire, laddove possibile, i rischi derivanti dagli eventi meteorologici.
Affinché ciò sia attuabile, il Piano deve contenere, in modo esaustivo ma sintetico, alcuni elementi cardine:
a) La descrizione degli scenari di evento
Per "scenario di evento" si intende l'insieme delle condizioni che possono comportare situazioni di criticità.
Nell'ambito del cosiddetto rischio meteo-idrogeologico e idraulico, gli scenari di evento sono rappresentati dal verificarsi di fenomeni meteorologici particolarmente significativi, ossia che possono comportare impatti più o meno rilevanti sul tessuto socio-economico locale.
Tenuto conto che un "sistema nazionale e regionale di protezione civile" deve necessariamente conformarsi a criteri e procedure omogenee, gli scenari di evento sono forniti quotidianamente dal Dipartimento regionale della protezione civile, tramite il Centro funzionale decentrato- Idro, mediante l'Avviso nel quale vengono identificati, con codici colore, i livelli di allerta e le relative criticità, così come riportato nella Tabella degli scenari.
E' da rimarcare che tali scenari delineano un ampio spettro di possibili fenomenologie, coerentemente con le situazioni meteorologiche che possono effettivamente manifestarsi e con la variabilità dei contesti territoriali.
b) La descrizione degli scenari di rischio
Lo "scenario di rischio" è l'identificazione del possibile impatto sul territorio, in termini di effetti al suolo, causato da un evento meteorologico; pertanto, esso è strettamente legato alla presenza di beni vulnerabili.
A fronte della complessità della materia, è possibile definire gli scenari di rischio mediante procedure codificate:
- estrazione delle aree a rischio da R1 a R4 contenute nei PAI: procedura non del tutto esaustiva in quanto i criteri per il calcolo del rischio adottati nei PAI non sono pienamente soddisfacenti per le finalità di protezione civile, così come più volte sottolineato nelle Indicazioni operative emanate dal Dipartimento della protezione civile;
- estrazione delle aree a pericolosità da P1 a P4 contenute nei PAI e classificazione con schede specifiche predisposte dal DRPC Sicilia: tali schede contengono indicatori che forniscono elementi di valutazione utili per la pianificazione di protezione civile (n. 4977 schede "idro", n. 6000 schede "frana", si veda link in calce);
- individuazione di altri punti sensibili non contenuti nei PAI (n. 12642 nodi "idro", n. 10857 nodi "frana", si veda link in calce) e relativa classificazione mediante le schede del DRPC Sicilia.
Quale documento di sintesi e di facile consultazione, è raccomandata la rappresentazione grafica dei luoghi esposti ai diversi tipi di rischio mediante opportuna cartografia tematica.
c) La definizione del modello di intervento
Le precedenti fasi della pianificazione di protezione civile forniscono quegli strumenti di conoscenza indispensabili per modulare le azioni di prevenzione e di mitigazione dei rischi in funzione della severità dell'evento, presumibile o in corso (Fasi operative).
Il "cosa fare" evidentemente dipende sia dalla fase di allerta prevista, sia dalle reali condizioni che si manifestano sul territorio.
A tal riguardo, può risultare utile il seguente schema concettuale.
d) Le strategie di comunicazione e di informazione
I contenuti del Piano di protezione civile devono essere resi noti alla popolazione affinché venga diffusa la consapevolezza della vulnerabilità del territorio e avviato un percorso culturale, anche mediante esercitazioni, che miri alla conoscenza delle misure di auto-protezione (buone pratiche) ritenute utili per evitare comportamenti che mettano a repentaglio beni e vite umane quali, ad esempio:
- informarsi, presso l'amministrazione, quali sono i rischi di natura idrogeologica e idraulica del territorio in cui si abita; chiedere in visione il piano di protezione civile;
- prestare attenzione alle indicazioni fornite dalle autorità e dai mezzi di comunicazione;
- non sostare sui ponti o lungo gli argini o le rive di un corso d'acqua in piena;
- non sostare in aree soggette a esondazioni o allagamenti anche in ambito urbano;
- non tentare di arginare la massa d'acqua - spostarsi ai piani superiori;
- non percorrere un passaggio a guado o un sottopassaggio durante e dopo un evento piovoso, soprattutto se intenso, né a piedi né con un automezzo;
- allontanarsi dalla località se si avvertono rumori sospetti riconducibili all'edificio (scricchiolii, tonfi) o se ci si accorge dell'apertura di lesioni nell'edificio;
- allontanarsi dalla località se ci si accorge dell'apertura di fratture nel terreno o se si avvertano rimbombi o rumori insoliti nel territorio circostante (specialmente durante e dopo eventi piovosi particolarmente intensi o molto prolungati);
- nel caso si debba abbandonare l'abitazione, chiudere il gas, staccare l'elettricità e non dimenticare l'animale domestico, se c'è;
- non sostare al di sotto di una pendice rocciosa non adeguatamente protetta (sempre) o argillosa (durante e dopo un evento piovoso);
- allontanarsi dalle spiagge, dalle coste, dai moli durante le mareggiate e in caso di allerta tsunami;
- non sostare, non curiosare in aree dove vi è stata una frana o un'alluvione: possono esserci rischi residui e si intralcia l'operazione dei tecnici e dei soccorritori;
e) La condivisione con gli Enti locali limitrofi
La pianificazione di protezione civile deve tenere conto del contesto geografico: un territorio amministrativo non è un'isola. Pertanto, è fortemente raccomandato un dialogo conoscitivo e, all'occorrenza, l'integrazione delle informazioni e il raccordo delle azioni di prevenzione con le amministrazioni che gestiscono, a diverso titolo, i territori viciniori.
I documenti citati sono consultabili al link https:// tinyurl.com/y6cqp4sw che ha i seguenti contenuti:
Il dirigente generale del Dipartimento regionale della protezione civile: FOTI