Norma - quotidiano d'informazione giuridica - DBI s.r.l.

PRESIDENZA

CIRCOLARE 9 ottobre 2020, n. 1/2020_CFD-Idro

G.U.R.S. 23 ottobre 2020, n. 54

Attività di prevenzione per il rischio meteo-idrogeologico e idraulico.

SINDACI

RESPONSABILI UFFICI COMUNALI DI P.C.

LIBERI CONSORZI, CITTA' METROPOLITANE

RESPONSABILI UFFICI PROVINCIALI DI P.C.

AUTORITA' DI BACINO DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DELLA SICILIA

SERVIZIO 1: TUTELA DELLE RISORSE IDRICHE

DIPARTIMENTO ACQUE E RIFIUTI

SERVIZIO 4: INFRASTRUTTURE PER LE ACQUE

DIPARTIMENTO AGRICOLTURA

SERVIZIO 5: UNITA' OPERATIVA 3, SIAS

DIPARTIMENTO SVILUPPO RURALE E TERRITORIALE

COMANDO DEL CORPO FORESTALE R.S.

ISPETTORATI RIPARTIMENTALI DELLE FORESTE

DIPARTIMENTO REGIONALE AMBIENTE

DIPARTIMENTO REGIONALE TECNICO

UFFICI DEL GENIO CIVILE

DIPARTIMENTO BENI CULTURALI

SOPRINTENDENZA AI BB.CC.AA.

ARPA - AGENZIA REGIONALE PROTEZIONE AMBIENTE

ENTI PARCO (ALCANTARA, ETNA, MADONIE, NEBRODI, SICANI) RISERVE E AREE PROTETTE

ISTITUTO REGIONALE PER LO SVILUPPO DELLE ATTIVITA' PRODUTTIVE (IRSAP) CONSORZI DI BONIFICA

ENTI GESTORI DIGHE

UFFICIO TECNICO PER LE DIGHE - SEZ. PALERMO

ORDINI PROFESSIONALI (ARCHITETTI, GEOLOGI, GEOMETRI, INGEGNERI, AGRONOMI E FORESTALI, GUIDE ALPINE E VULCANOLOGICHE)

CAI, CNSAS CORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO

DIPARTIMENTO PER LA PIANIFICAZIONE STRATEGICA

DIPARTIMENTO ATTIVITA' SANITARIE E OSS. EPID.

SUES 118 CRI

ANAS

CAS

RFI

ENEL - SICILIA

TERNA - SICILIA

SNAM RETE GAS SICILIA

SICILIACQUE

ENTI GESTORI TELEFONIA

GESTORI SERVIZIO IDRICO INTEGRATO (AMAP, AMAN, SIDRA, ACOSET)

PREFETTURE - UTG

Tramite le Prefetture:

CORPO NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO

COMANDO REGIONALE ARMA DEI CARABINIERI

COMPARTIMENTO POLIZIA STRADALE SIC. ORIENTALE

COMPARTIMENTO POLIZIA STRADALE SIC. OCCIDENTALE

COMANDO REGIONALE SICILIA GUARDIA DI FINANZA

DIREZIONI MARITTIME

CAPITANERIE DI PORTO

e, p.c. AL PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIANA

DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE

DRPC SICILIA - AREE E SERVIZI

0 - PREMESSA: IL SISTEMA DI ALLERTAMENTO STATALE E REGIONALE

L'articolo 2 del Decreto Legislativo n. 1 del 2018 - Codice della Protezione Civile - individua le attività di prevenzione di protezione civile distinguendo tra attività "non strutturali" e attività "strutturali". Tra le attività di prevenzione non strutturale è compreso l'allertamento del Servizio Nazionale di Protezione Civile.

Il Sistema di allertamento nazionale di protezione civile è costituito dal livello regionale e dal livello statale e opera al ricorrere di identificabili fenomeni precursori di un evento calamitoso per il quale sia possibile svolgere un'attività di preannuncio.

Il Sistema si articola in due fasi:

a) una fase di previsione probabilistica che ha lo scopo di valutare, quando e dove possibile, la situazione attesa, nonché gli effetti che tale situazione può determinare;

b) una fase di monitoraggio di parametri ambientali e sorveglianza di fenomeni d'interesse di protezione civile, anche attraverso il presidio territoriale, che ha lo scopo di osservare e seguire, quando e dove possibile, l'evoluzione della situazione in atto e i potenziali impatti sul territorio.

Tale Sistema è costituito dall'insieme delle procedure e attività che, ove e quando possibile, ha lo scopo di attivare il Servizio Nazionale della Protezione Civile ai diversi livelli territoriali. In seguito a tale attivazione, le autorità competenti pongono in essere le pertinenti attività di previsione e prevenzione degli eventi nonché quelle di gestione dell'emergenza, quest'ultima anche in relazione alla pianificazione di protezione civile.

La gestione del sistema di allerta nazionale è assicurata dal Dipartimento della Protezione Civile (DPC) e dalle Regioni attraverso la rete dei Centri Funzionali, delle strutture regionali e dei Centri di Competenza. Ogni Regione stabilisce le procedure e le modalità di allertamento del proprio sistema di protezione civile ai diversi livelli, regionale, provinciale e comunale.

La presente Circolare intende richiamare le procedure e le modalità di allertamento che la Regione Siciliana, tramite il Dipartimento Regionale della Protezione Civile (DRPC), ha stabilito e concordato con i vari livelli territoriali di governo e fornire importanti precisazioni finalizzate alla corretta interpretazione dei contenuti dell'Avviso Idro.

In tal modo i responsabili, competenti per territorio, possono avviare, nell'ambito della pianificazione locale di protezione civile, ogni efficace azione per la prevenzione e mitigazione dei rischi.

1 - AVVISO REGIONALE DI PROTEZIONE CIVILE

Il DRPC emana quotidianamente, tramite il Centro Funzionale Decentrato-Idro della Regione Siciliana (CFD-Idro), facente parte della Rete Nazionale dei Centri Funzionali (ex Direttiva PCM 27/02/2004), l'Avviso regionale di protezione civile per il rischio Meteo-Idrogeologico e Idraulico (in seguito, Avviso Idro) che è elaborato sulla scorta:

- delle previsioni meteorologiche predisposte dal Centro Funzionale Centrale del DPC; il CFD-Idro non gode di autonomia per quanto concerne le previsioni meteorologiche che continuano ad essere fornite dal DPC;

- dei quantitativi di pioggia registrati dalle reti meteorologiche nei giorni precedenti la valutazione quotidiana;

- delle soglie critiche di pioggia elaborate con metodi statistici.

Il contenuto dell'Avviso Idro riguarda:

- il RISCHIO IDROGEOLOGICO, che riguarda i possibili effetti al suolo sia di natura geomorfologica (frane), sia di natura idraulica (esondazioni, allagamenti) nei piccoli bacini (superficie < 50 kmq) e nelle aree urbane; tale assunto (cioè l'identificazione nell'ambito del "rischio idrogeologico" di fenomenologie differenti) è reso necessario dal fatto che i fenomeni idraulici nei piccoli bacini e nelle aree urbane non sono riconducibili alle modellazioni idrauliche che riguardano ampie aree naturali;

- il RISCHIO IDRAULICO, ovvero i possibili effetti al suolo di natura idraulica (fenomeni alluvionali) nei bacini idrografici maggiori (superficie con foce a mare> 50 kmq); in merito, appare utile osservare che la previsione del rischio idraulico non può tenere conto di eventuali condizioni critiche locali (quali, ad esempio, ostruzioni delle luci dei ponti o altre anomalie idrauliche) che possono determinare effetti al suolo più rilevanti rispetto alle elaborazioni teoriche;

- il RISCHIO METEOROLOGICO, ovvero quello legato a fenomeni quali le grandinate, i rovesci o temporali, le mareggiate, le trombe d'aria i quali, avendo generalmente uno sviluppo locale e improvviso, non rientrano nei consueti canoni delle previsioni meteorologiche quantitative, nel senso che non è possibile conoscere se, quando, dove e con quale intensità essi si possono verificare, pur essendo in presenza di previste situazioni di instabilità meteorologica.

Inoltre, il riscaldamento climatico in atto comporta fenomenologie sempre più violente che, specie nei contesti urbani, caratterizzati da elevata antropizzazione, possono causare effetti al suolo più significativi rispetto a quanto riportato nella Tabella degli Scenari (cartella di Google Drive all'indirizzo https://tinyurl.com/y55n2qjw).

1.1- LIVELLI DI ALLERTA E FASI OPERATIVE

Il territorio della Regione Siciliana è suddiviso in 9 zone di allerta: A, B, C, D, E, F, G, H, I.

Per ognuna delle zone di allerta l'Avviso Idro definisce un Livello di allerta, codificato con sistema semaforico (Verde, Giallo, Arancione, Rosso), collegato ad un livello di criticità e agli associati scenari di evento e degli effetti e danni attesi.

Ai Livelli di allerta vengono fatte corrispondere le Fasi Operative (Generica vigilanza, Attenzione, Preallarme, Allarme) che rappresentano le modalità con le quali il Sistema regionale della protezione civile, nelle sue varie articolazioni e competenze, si predispone per la mitigazione dei possibili rischi.

Si veda, al riguardo, la Tabella delle Fasi Operative riportata nella cartella di Google Drive all'indirizzo https://tinyurl.com/y55n2qjw.

Anche se l'Avviso Idro regionale dichiara una determinata fase di allerta, i Comuni, ciascuno per l'ambito di propria competenza, devono valutare l'opportunità di attivare direttamente - o successivamente all'approssimarsi dei fenomeni - fasi operative più gravose, in considerazione dello scenario previsto, delle vulnerabilità del proprio territorio, dell'effettivo verificarsi della previsione e delle capacità di risposta complessive della propria struttura di protezione civile.

Ciò in quanto, ribadendo quanto al p.1.3, le previsioni meteo e l'Avviso Idro sono determinati su base probabilistica su 9 zone regionali e non possono certamente considerare rispettivamente:

- fenomeni meteo di non ampia estensione o di rapidissima formazione non prevedibili e con effetti locali molto intensi (p.es. forti temporali) il cui accadimento è sempre più frequente in funzione dei c.d. cambiamenti climatici,

- specifiche e particolari condizioni di vulnerabilità e di rischio di ciascuno dei 390 comuni della Sicilia e dei milioni di edifici, strade, manufatti vari esposti agli eventi meteo (p.es. situazioni di forte convogliamento di acque piovane di ruscellamento su aree depresse quali sottopassi posti a quote più basse di quella di campagna).

1.2 - EMISSIONE E DIRAMAZIONE

L'Avviso Idro viene emesso e pubblicato su:

https://www.protezionecivilesicilia.it/it/106-previsione-e-allerta.asp

L'Avviso Idro viene formalmente trasmesso, sotto forma di notifica, al sistema regionale della protezione civile attraverso la piattaforma GECoS e, sempre tramite tale piattaforma, i responsabili locali di protezione civile devono prenderne visione e attivare la Fasi Operative.

L'Avviso Idro viene emesso ogni giorno:

- quale aggiornamento rispetto all'Avviso del giorno precedente e valevole dall'ora di emissione (intorno alle 16:00) fino alle ore 24:00 del giorno corrente;

- quale previsione per l'intero giorno successivo, dalle ore 00:00 alle ore 24:00.

1.3 - CONTENUTI DELL'AVVISO: IMPORTANTI PRECISAZIONI

L'Avviso Idro è un documento che valuta, in termini probabilistici, gli effetti al suolo (frane e alluvioni) in un numero significativo di località all'interno delle 9Zone Omogenee di Allerta, ovvero porzioni di territorio nelle quali ci si attende uno sviluppo mediamente omogeneo dei fenomeni attesi.

Le previsioni meteorologiche (che, in quanto tali, sono soggette alle incertezze insite nei modelli matematici) e le conseguenti valutazioni in ordine ai possibili effetti al suolo (Livelli di allerta) hanno carattere probabilistico con elevati gradi di incertezza in relazione ai limiti intrinseci della modellistica e alla variabilità dei contesti territoriali nei quali i fenomeni possono manifestarsi; le previsioni meteorologiche sono riferite ad ampi settori regionali, definiti Zone di Vigilanza Meteo, e pertanto non contemplano l'individuazione di singole località nelle quali i fenomeni possono assumere carattere più severo.

Il contenuto e il significato dell'Avviso Idro sono stati in questi anni adattati alle indicazioni operative emesse dal DPC.  In particolare, a seguito di una direttiva del 2016 emanata dal DPC, gli scenari di criticità vengono adeguati in presenza di fenomeni temporaleschi anche se i quantitativi previsti di pioggia non superano le soglie critiche. Nella direttiva si è valutata l'utilità di segnalare agli enti locali i fenomeni temporaleschi che sono caratterizzati da elevata incertezza previsionale in termini di localizzazione, tempistica e intensità, distinguendoli da quelli dovuti a precipitazioni diffuse persistenti.

I limiti delle capacità previsionali attuali possono portare, per tali fenomeni, ad una ineludibile sottostima degli eventi estremi, ma si è ritenuto in ogni caso di allertare il sistema di protezione civile in modo da consentire l'attivazione di misure specifiche. Tali misure, da prevedere nei piani di emergenza locali, terranno conto in particolare della vulnerabilità del contesto geografico esposto (aree metropolitane piuttosto che zone rurali), dei tempi necessari alle misure di contrasto, nonché della natura probabilistica della previsione in generale e della maggiore incertezza previsionale legata ai fenomeni temporaleschi in particolare. All'incertezza della previsione si associa, inoltre, la difficoltà di disporre in tempo utile di dati di monitoraggio strumentali per aggiornare la previsione e gli scenari d'evento, data la rapidità con cui evolvono tali fenomeni.

Pertanto, la presenza dei previsti rovesci o temporali - evidenziata graficamente e testualmente nell'Avviso - può comportare effetti al suolo più significativi di quanto prevedibile, come chiaramente riportato nelle Avvertenze dell'Avviso.

I Livelli di allerta derivanti dalle elaborazioni rappresentano una stima dei probabili effetti al suolo (di natura idrogeologica e/o idraulica) correlati alle cumulate di pioggia previste all'interno delle Zone Omogenee di Allerta.

Tuttavia, tenuto conto della grande variabilità dei fattori che concorrono alla manifestazione dei fenomeni legati al dissesto idrogeologico e idraulico (idrografia, geologia, urbanizzazione, uso del territorio, manutenzione dei corsi d'acqua e delle loro sponde, protezione e manutenzione delle scarpate lungo la viabilità, efficienza delle reti di smaltimento delle acque in ambito urbano, ecc.), non si può escludere la possibilità che, localmente, si possano verificare circostanze tali da determinare effetti al suolo molto diversi da quelli ragionevolmente prevedibili da analisi condotte a scala regionale e sulle 9 zone di allerta.

E' anche altrettanto possibile che, rispetto alle previsioni, un evento meteo possa "sconfinare" nella Zona di Allerta contigua e di ciò devono responsabilmente essere consapevoli i gestori dei territori interessati.

2 - PIANIFICAZIONE COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE PER IL RISCHIO IDROGEOLOGICO E IDRAULICO

Tenuto conto che la Regione presenta molte vulnerabilità, la maggior parte delle quali riferibili alle interferenze tra azioni antropiche e caratteristiche fisiche del territorio (1), è indubbio che, in mancanza di adeguate soluzioni strutturali, sia necessario ricorrere a opportune strategie di prevenzione rientranti, nel linguaggio comune della protezione civile, tra le "azioni non strutturali" nell'ambito delle quali la pianificazione di protezione civile costituisce un passaggio ineludibile (artt. 12 e 18 del D. Lgs 1/2018).

Se correttamente predisposta, la pianificazione di protezione civile per il rischio idrogeologico e idraulico (2) diventa uno strumento insostituibile per avviare tutte quelle pratiche ritenute utili a prevenire, laddove possibile, e a mitigare i rischi derivanti dagli eventi meteorologici. Affinché ciò sia attuabile, il Piano deve contenere, in modo esaustivo ma sintetico, alcuni elementi cardine:

______________

(1) si vedano anche, al riguardo, il "Rapporto preliminare sul rischio idraulico in Sicilia e ricadute nel sistema di protezione civile" e il "Piano di Gestione Rischio Alluvioni", primo ciclo, 2015

(2) si vedano anche le "Linee Guida per la redazione dei piani di protezione civile comunali e intercomunali in tema di rischio idrogeologico - GURS N. 8 del 18-02-2011"

2.1 - SCENARI DI EVENTO

Per "scenario di evento" si intende l'insieme delle condizioni che possono comportare situazioni di criticità. Nell'ambito del cosiddetto rischio meteo-idrogeologico e idraulico, gli scenari di evento sono rappresentati dal verificarsi di fenomeni meteorologici particolarmente significativi, ossia che possono comportare impatti più o meno rilevanti sul tessuto socio-economico locale.

Tenuto conto che il Sistema nazionale e regionale di protezione civile deve necessariamente conformarsi a criteri e procedure omogenee, gli scenari di evento sono correlati ai Livelli di Allerta così come riportato nella Tabella degli scenari.

E' da rimarcare che tali scenari delineano un ampio spettro di probabili fenomenologie, coerentemente con le situazioni meteorologiche che possono effettivamente manifestarsi e con la variabilità dei contesti territoriali.

2.2 - SCENARI DI RISCHIO

Lo "scenario di rischio" è l'identificazione del possibile impatto sul territorio, in termini di effetti al suolo, causato da un evento meteorologico; pertanto, esso è strettamente legato alla presenza di beni vulnerabili.

A fronte della complessità della materia, è possibile definire gli scenari di rischio mediante l'integrazione dei contenuti dei PAI con il censimento di punti specifici mediante le schede di classificazione del DRPC Sicilia.

All'interno della documentazione contenuta nella cartella di Google Drive all'indirizzo https://tinyurl.com/y55n2qjw vengono riportate le schede del DRPC Sicilia, alcune delle quali già compilate, ma da validare da parte delle Amministrazioni che devono predisporre la pianificazione locale di protezione civile, altre sotto forma di proposta che le Amministrazioni potranno prendere in considerazione completandone la classificazione.

Gli Enti Locali hanno comunque il compito di verificare ed eventualmente integrare le informazioni messe a disposizione dal DRPC Sicilia.

Le attività di presa in carico, aggiornamento, inserimento e validazione delle schede potranno essere svolte ricorrendo al GeoDB del CFD-Idro raggiungibile al seguente indirizzo:

http://www.protezionecivilesicilia.it:8080/cfd_sicilia/

Per le autorizzazioni alle operazioni di editing, inviare una e-mail a:

centrofunzionale@protezionecivilesicilia.it

Quale documento di sintesi e di facile consultazione nell'ambito del Piano di protezione civile, è raccomandata la rappresentazione dei luoghi esposti ai diversi tipi di rischio mediante opportuna cartografia tematica.

2.3 - MODELLI DI INTERVENTO: AZIONI MINIME DI PREVENZIONE

Il "modello di intervento" descrive il "chi-fa-che cosa" in relazione agli scenari delineati, e quindi alle Fasi Operative, nell'ambito della pianificazione di protezione civile.

Il "cosa fare" evidentemente dipende sia dal Livello di allerta previsto, sia dalle reali condizioni che si manifestano sul territorio di cui solo gli Enti Locali possono avere piena contezza.

A tal riguardo, avendo conoscenza degli Scenari di rischio, gli Enti preposti a vario titolo al mantenimento delle condizioni di sicurezza del territorio e delle infrastrutture in esso presenti, avranno cura, ad esempio, di rendere efficienti le reti di smaltimento delle acque di superficie e di installare, laddove ritenuto opportuno o necessario, dispositivi idonei a limitare o inibire la circolazione viaria e pedonale all'approssimarsi o durante eventi meteo severi che possano mettere in pericolo l'incolumità della popolazione. Sempre a titolo di esempio, il Sindaco e la struttura preposta (sia comunale sia dell'Ente gestore) devono monitorare i sottopassi e mantenersi pronti a chiuderli alla circolazione in caso di pioggia e di allagamenti dello stesso.

Le azioni di prevenzione minime sono riportate nello schema concettuale, in calce al presente documento, che non è da considerarsi esaustivo in quanto ciascun Comune e Amministrazione proprietaria e/o preposta all'esercizio può e deve delineare differenti, ulteriori ed efficaci attività in relazione alla propria struttura organizzativa e alle specifiche condizioni del territorio e/o dei beni (di cui deve essere sempre a conoscenza) di cui è responsabile.

In relazione anche a recenti accadimenti che hanno causato vittime che soggiornavano in manufatti abusivi posti sul greto di torrenti si rammenta che, oltre ai provvedimenti di competenza nei confronti degli illeciti edilizi ed urbanistici, il Comune e l'autorità preposta devono adottare ogni efficace provvedimento per inibirvi la presenza di persone ove ricadano in aree a rischio.

Appare opportuno rimarcare che la "gestione del rischio" e la programmazione delle conseguenti attività di mitigazione sono di competenza degli Enti Locali, e del Sindaco in particolare, in quanto la conoscenza delle peculiari condizioni del territorio e delle eventuali criticità in esso presenti rientra tra le indispensabili attività propedeutiche alla redazione del Piano di protezione civile locale e a tutte quelle ulteriori azioni volte a mitigare e fronteggiare specifiche situazioni non rilevabili da un organismo regionale.

A tal riguardo, è utile ribadire che il Sindaco, in qualità di responsabile locale di protezione civile, e i responsabili a vario titolo delle altre Amministrazioni preposte ad assicurare le azioni di mitigazione dei rischi possono/devono attivare Fasi Operative più severe di quelle correlate ai livelli di allerta indicati nell'Avviso Idro.

2.4 - STRATEGIE DI COMUNICAZIONE E INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE

I contenuti del Piano di protezione civile devono essere resi noti alla popolazione affinché venga diffusa la consapevolezza della vulnerabilità del territorio e avviato un percorso culturale, anche mediante esercitazioni, che miri alla conoscenza delle misure di auto-protezione (buone pratiche) ritenute utili per evitare comportamenti che mettano a repentaglio beni e vite umane quali, ad esempio:

- informarsi, presso l'amministrazione, quali sono i rischi di natura idrogeologica e idraulica del territorio in cui si abita; chiedere in visione il piano di protezione civile;

- prestare attenzione alle indicazioni fornite dalle autorità e dai mezzi di comunicazione;

- non sostare sui ponti o lungo gli argini o le rive di un corso d'acqua in piena;

- non sostare in aree soggette a esondazioni o allagamenti anche in ambito urbano;

- non tentare di arginare la massa d'acqua - spostarsi ai piani superiori;

- non percorrere un passaggio a guado o un sottopassaggio durante e dopo un evento piovoso, soprattutto se intenso, né a piedi né con un automezzo;

- allontanarsi dai luoghi se si avvertono rumori sospetti riconducibili all'edificio (scricchiolii, tonfi) o se ci si accorge dell'apertura di lesioni nell'edificio;

- allontanarsi dai luoghi se ci si accorge dell'apertura di fratture nel terreno o se si avvertano rimbombi o rumori insoliti nel territorio circostante (specialmente durante e dopo eventi piovosi particolarmente intensi o molto prolungati);

- nel caso si debba abbandonare l'abitazione, chiudere il gas, staccare l'elettricità e non dimenticare l'animale domestico, se presente;

- non sostare al di sotto di una pendice rocciosa non adeguatamente protetta (sempre) o argillosa (durante e dopo un evento piovoso);

- allontanarsi dalle spiagge, dalle coste, dai moli durante le mareggiate e in caso di allerta tsunami;

- non sostare, non curiosare in aree dove si è verificata una frana o un'alluvione: possono esserci rischi residui e si ostacola l'operazione dei tecnici e dei soccorritori;

- avvisare il Comune e i suoi Uffici, le sale operative provinciali e regionali, etc, di ogni rischio di cui viene a conoscenza.

2.5 - LA CONDIVISIONE CON GLI ENTI LOCALI LIMITROFI

La pianificazione di protezione civile deve tenere conto del contesto geografico: un territorio amministrativo non è un'isola. Pertanto, è fortemente raccomandato un dialogo conoscitivo e, all'occorrenza, l'integrazione delle informazioni e il raccordo delle azioni di prevenzione con le amministrazioni che gestiscono, a diverso titolo, i territori viciniori.

3 - FONTI DOCUMENTALI

I documenti citati sono consultabili al linkhttps://tinyurl.com/y55n2qjwche ha i seguenti contenuti:

Il dirigente generale del Dipartimento regionale della protezione civile: COCINA