Norma - quotidiano d'informazione giuridica - DBI s.r.l.

LEGGE 25 febbraio 1992, n. 215

G.U.R.I. 7 marzo 1992, n. 56

Azioni positive per l'imprenditoria femminile. (1) (2)

TESTO COORDINATO (con modifiche fino al D.P.R. 14 maggio 2007, n. 101  e annotato al 16 maggio 2008)

(1)

Vedi il D.P.R. 28 luglio 2000, n. 314: " Regolamento per la semplificazione del procedimento recante la disciplina del procedimento relativo agli interventi a favore dell'imprenditoria femminile (n. 54, allegato 1 della legge n. 59/1997)".

(2)

In ordine alle funzioni attribuite al Presidente del Consiglio dei Ministri, con riferimento alle disposizioni di cui alla presente legge, vedi l'art. 1, comma 14, del D.L. 16 maggio 2008, n. 85.

La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato;

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

PROMULGA

la seguente legge:

Art. 1

Principi generali

(abrogato dall'art. 57, comma 1, lett. g), del D.L.vo 11 aprile 2006, n. 198)

[1. La presente legge è diretta a promuovere l'uguaglianza sostanziale e le pari opportunità per uomini e donne nell'attività economica e imprenditoriale.

2. Le disposizioni di cui alla presente legge sono, in particolare, dirette a:

a) favorire la creazione e lo sviluppo dell'imprenditoria femminile, anche in forma cooperativa;

b) promuovere la formazione imprenditoriale e qualificare la professionalità delle donne imprenditrici;

c) agevolare l'accesso al credito per le imprese a conduzione o a prevalente partecipazione femminile;

d) favorire la qualificazione imprenditoriale e la gestione delle imprese familiari da parte delle donne;

e) promuovere la presenza delle imprese a conduzione o a prevalente partecipazione femminile nei comparti più innovativi dei diversi settori produttivi.]

Art. 2

Beneficiari (1)

(abrogato dall'art. 57, comma 1, lett. g), del D.L.vo 11 aprile 2006, n. 198)

[1. Possono accedere ai benefici previsti dalla presente legge i seguenti soggetti:

a) le società cooperative e le società di persone, costituite in misura non inferiore al 60 per cento da donne, le società di capitali le cui quote di partecipazione spettino in misura non inferiore ai due terzi a donne e i cui organi di amministrazione siano costituiti per almeno i due terzi da donne, nonchè le imprese individuali gestite da donne, che operino nei settori dell'industria, dell'artigianato, dell'agricoltura, del commercio, del turismo e dei servizi;

b) le imprese, o i loro consorzi, le associazioni, gli enti, le società di promozione imprenditoriale anche a capitale misto pubblico e privato, i centri di formazione e gli ordini professionali che promuovono corsi di formazione imprenditoriale o servizi di consulenza e di assistenza tecnica e manageriale riservati per una quota non inferiore al 70 per cento a donne.]

(1)

La Corte costituzionale, con sentenza 26 marzo 1993, n. 109, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 6, secondo comma, "nella parte in cui non prevede un meccanismo di cooperazione tra lo Stato, le regioni e le province autonome in relazione all'esercizio del potere del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato concernente la concessione delle agevolazioni alle imprese condotte da donne o a prevalente partecipazione femminile allorchè queste ultime operino nell'ambito dei settori materiali affidati alle competenze delle regioni e delle province autonome";

"dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale degli articoli 2, 3, 4, 6, primo comma, e 8, sollevate, con i ricorsi indicati in epigrafe, dalla provincia autonoma di Trento, in riferimento agli articoli 8, numeri 9, 18, 20, 21 e 29; 9, numeri 3, 7 e 8; 15 e 16 del D.P.R. 31 agosto 1972, n. 670 (Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige), e relative norme di attuazione, e dalla Regione Lombardia, in riferimento agli articoli 117, 118 e 119 della Costituzione";

"dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 12, sollevata, con i ricorsi indicati in epigrafe, dalla provincia autonoma di Trento, per violazione della propria autonomia organizzativa e dell'art. 81, quarto comma, della Costituzione, e dalla Regione Lombardia, per violazione della propria autonomia organizzativa e dell'art. 81, quarto comma, della Costituzione, in connessione con l'art. 109 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616, l'art. 27 della legge 5 agosto 1978, n. 468 e l'art. 3, sesto comma, della legge 14 giugno 1990, n. 158".

Art. 3

Fondo nazionale per lo sviluppo dell'imprenditoria femminile (1)

(abrogato dall'art. 57, comma 1, lett. g), del D.L.vo 11 aprile 2006, n. 198)

[1. E' istituito il Fondo nazionale per lo sviluppo dell'imprenditoria femminile, di seguito denominato "Fondo", con apposito capitolo nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato. La dotazione finanziaria del Fondo è stabilita in lire trenta miliardi per il triennio 1992-1994, in ragione di lire dieci miliardi annui.]

(1)

La Corte costituzionale, con sentenza 26 marzo 1993, n. 109, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 6, secondo comma, "nella parte in cui non prevede un meccanismo di cooperazione tra lo Stato, le regioni e le province autonome in relazione all'esercizio del potere del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato concernente la concessione delle agevolazioni alle imprese condotte da donne o a prevalente partecipazione femminile allorchè queste ultime operino nell'ambito dei settori materiali affidati alle competenze delle regioni e delle province autonome";

"dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale degli articoli 2, 3, 4, 6, primo comma, e 8, sollevate, con i ricorsi indicati in epigrafe, dalla provincia autonoma di Trento, in riferimento agli articoli 8, numeri 9, 18, 20, 21 e 29; 9, numeri 3, 7 e 8; 15 e 16 del D.P.R. 31 agosto 1972, n. 670 (Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige), e relative norme di attuazione, e dalla Regione Lombardia, in riferimento agli articoli 117, 118 e 119 della Costituzione";

"dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 12, sollevata, con i ricorsi indicati in epigrafe, dalla provincia autonoma di Trento, per violazione della propria autonomia organizzativa e dell'art. 81, quarto comma, della Costituzione, e dalla Regione Lombardia, per violazione della propria autonomia organizzativa e dell'art. 81, quarto comma, della Costituzione, in connessione con l'art. 109 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616, l'art. 27 della legge 5 agosto 1978, n. 468 e l'art. 3, sesto comma, della legge 14 giugno 1990, n. 158".

Art. 4

Incentivazioni per la promozione di nuove imprenditorialità femminili e per l'acquisizione di servizi reali (1)

(abrogato dall'art. 57, comma 1, lett. g), del D.L.vo 11 aprile 2006, n. 198)

[1. A valere sulle disponibilità del Fondo di cui all'articolo 3, ai soggetti indicati all'articolo 2, comma 1, lettera a), [costituiti in data successiva a quella di entrata in vigore della presente legge,] (parole abrogate) (2) possono essere concessi:

a) contributi in conto capitale [fino al 50 per cento] (parole abrogate) (2) delle spese per impianti ed attrezzature sostenute per l'avvio o per l'acquisto di attività commerciali e turistiche o di attività nel settore dell'industria, dell'artigianato, del commercio o dei servizi, nonchè per i progetti aziendali connessi all'introduzione di qualificazione e di innovazione di prodotto, tecnologica od organizzativa;

b) contributi [fino al 30 per cento delle spese] (parole abrogate) (2) sostenute per l'acquisizione di servizi destinati all'aumento della produttività, all'innovazione organizzativa, al trasferimento delle tecnologie, alla ricerca di nuovi mercati per il collocamento dei prodotti, all'acquisizione di nuove tecniche di produzione, di gestione e di commercializzazione, nonchè per lo sviluppo di sistemi di qualità.

[2. Per i soggetti di cui al comma 1 che sono costituiti e operano nei territori di cui all'allegato al regolamento (CEE) n. 2052/88 del Consiglio del 24 giugno 1988 e nei territori italiani colpiti da fenomeni di declino industriale, individuati con decisione della Commissione delle Comunità europee del 21 marzo 1989, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee n. 112 del 25 aprile 1989, e interessati dalle azioni comunitarie di sviluppo di cui al citato regolamento (CEE) n. 2052/88, i contributi previsti dal comma 1, lettere a) e b), possono essere elevati, rispettivamente, fino al 60 ed al 40 per cento.] (comma abrogato) (3)

3. A valere sulle disponibilità di cui al comma 1 sono concessi contributi fino ad un ammontare pari al 50 per cento delle spese sostenute dai soggetti di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b), per le attività ivi previste.]

(1)

La Corte costituzionale, con sentenza 26 marzo 1993, n. 109, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 6, secondo comma, "nella parte in cui non prevede un meccanismo di cooperazione tra lo Stato, le regioni e le province autonome in relazione all'esercizio del potere del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato concernente la concessione delle agevolazioni alle imprese condotte da donne o a prevalente partecipazione femminile allorchè queste ultime operino nell'ambito dei settori materiali affidati alle competenze delle regioni e delle province autonome";

"dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale degli articoli 2, 3, 4, 6, primo comma, e 8, sollevate, con i ricorsi indicati in epigrafe, dalla provincia autonoma di Trento, in riferimento agli articoli 8, numeri 9, 18, 20, 21 e 29; 9, numeri 3, 7 e 8; 15 e 16 del D.P.R. 31 agosto 1972, n. 670 (Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige), e relative norme di attuazione, e dalla Regione Lombardia, in riferimento agli articoli 117, 118 e 119 della Costituzione";

"dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 12, sollevata, con i ricorsi indicati in epigrafe, dalla provincia autonoma di Trento, per violazione della propria autonomia organizzativa e dell'art. 81, quarto comma, della Costituzione, e dalla Regione Lombardia, per violazione della propria autonomia organizzativa e dell'art. 81, quarto comma, della Costituzione, in connessione con l'art. 109 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616, l'art. 27 della legge 5 agosto 1978, n. 468 e l'art. 3, sesto comma, della legge 14 giugno 1990, n. 158".

Art. 5

Crediti di imposta

(abrogato dall'art. 23, comma 1, del D.P.R. 28 luglio 2000, n. 314)

[1. I soggetti di cui all'articolo 4, comma 1, possono richiedere, in luogo dei contributi previsti dal medesimo articolo 4, ed in misura ad essi equivalente, di usufruire di crediti di imposta ai quali si applicano le disposizioni di cui all'articolo 11 della legge 5 ottobre 1991, n. 317.

2. Per la concessione dei crediti di imposta di cui al comma 1 si applicano le disposizioni di cui all'articolo 10 della legge 5 ottobre 1991, n. 317. Con decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabilite le relative modalità di attuazione.]

Art. 6

Criteri e modalità per la concessione delle agevolazioni

(abrogato dall'art. 23, comma 1, del D.P.R. 28 luglio 2000, n. 314)

[1. I criteri e le modalità per la presentazione delle domande e per la concessione delle agevolazioni previste dall'articolo 4 sono stabiliti con decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, di concerto con il Ministro del tesoro, da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.(1)

2. Le agevolazioni sono concesse con decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, di concerto con i Ministri competenti per i settori cui appartengono i soggetti beneficiari.] (1)

(1)

La Corte costituzionale, con sentenza 26 marzo 1993, n. 109, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 6, secondo comma, "nella parte in cui non prevede un meccanismo di cooperazione tra lo Stato, le regioni e le province autonome in relazione all'esercizio del potere del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato concernente la concessione delle agevolazioni alle imprese condotte da donne o a prevalente partecipazione femminile allorchè queste ultime operino nell'ambito dei settori materiali affidati alle competenze delle regioni e delle province autonome";

"dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale degli articoli 2, 3, 4, 6, primo comma, e 8, sollevate, con i ricorsi indicati in epigrafe, dalla provincia autonoma di Trento, in riferimento agli articoli 8, numeri 9, 18, 20, 21 e 29; 9, numeri 3, 7 e 8; 15 e 16 del D.P.R. 31 agosto 1972, n. 670 (Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige), e relative norme di attuazione, e dalla Regione Lombardia, in riferimento agli articoli 117, 118 e 119 della Costituzione";

"dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 12, sollevata, con i ricorsi indicati in epigrafe, dalla provincia autonoma di Trento, per violazione della propria autonomia organizzativa e dell'art. 81, quarto comma, della Costituzione, e dalla Regione Lombardia, per violazione della propria autonomia organizzativa e dell'art. 81, quarto comma, della Costituzione, in connessione con l'art. 109 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616, l'art. 27 della legge 5 agosto 1978, n. 468 e l'art. 3, sesto comma, della legge 14 giugno 1990, n. 158".

Art. 7

Revoca e cumulabilità delle agevolazioni

(abrogato dall'art. 23, comma 1, del D.P.R. 28 luglio 2000, n. 314)

[1. Le agevolazioni di cui agli articoli 4 e 5 possono essere revocate dal Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, di concerto con i Ministri competenti per i settori cui appartengono i soggetti beneficiari, per il venir meno di uno o più requisiti prescritti per la concessione delle agevolazioni medesime. A tal fine le amministrazioni competenti per la concessione delle agevolazioni possono disporre ispezioni e verifiche presso i soggetti beneficiari.

2. Le agevolazioni di cui agli articoli 4 e 5 sono cumulabili con gli altri benefìci previsti dalla presente legge nonchè con i benefici previsti da altre leggi dello Stato e delle regioni, entro il limite massimo dell'80 per cento della spesa ammessa all'agevolazione.]

Art. 8

Finanziamenti agevolati (1)

(abrogato dall'art. 23, comma 1, del D.P.R. 28 luglio 2000, n. 314)

[1. Ai soggetti di cui all'articolo 2, comma 1, lettera a), possono essere concessi dagli istituti ed aziende di credito di cui all'articolo 19 della legge 25 luglio 1952, n. 949 e successive modificazioni, finanziamenti agevolati ai fini previsti dall'articolo 4, comma 1, di importo non superiore a trecento milioni e di durata non superiore a cinque anni, ad un tasso di interesse pari al 50 per cento del tasso di riferimento in vigore per il settore cui appartiene l'impresa beneficiaria.

2. Per i soggetti di cui al comma 1 che sono costituiti ed operano nei territori di cui all'allegato al citato regolamento (CEE) n. 2052/88 e nei territori italiani colpiti da fenomeni di declino industriale, individuati con la citata decisione della Commissione delle Comunità europee del 21 marzo 1989, e interessati dalle azioni comunitarie di sviluppo di cui al citato regolamento (CEE) n. 2052/88, il tasso di interesse può essere ridotto fino al 40 per cento del tasso di riferimento.

3. L'Istituto centrale per il credito a medio termine (Mediocredito centrale) è autorizzato ad effettuare tutte le operazioni finanziarie previste dall'articolo 2 della legge 30 aprile 1962, n. 265, con gli istituti e le aziende di credito di cui al comma 1 del presente articolo, allo scopo di porre i predetti istituti ed aziende in grado di praticare i tassi di interesse agevolati previsti dai commi 1 e 2.

4. Per gli interventi previsti dai commi 1, 2 e 3 è conferito annualmente al Mediocredito centrale il 10 per cento delle disponibilità del Fondo di cui all'articolo 3.]

(1)

La Corte costituzionale, con sentenza 26 marzo 1993, n. 109, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 6, secondo comma, "nella parte in cui non prevede un meccanismo di cooperazione tra lo Stato, le regioni e le province autonome in relazione all'esercizio del potere del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato concernente la concessione delle agevolazioni alle imprese condotte da donne o a prevalente partecipazione femminile allorchè queste ultime operino nell'ambito dei settori materiali affidati alle competenze delle regioni e delle province autonome";

"dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale degli articoli 2, 3, 4, 6, primo comma, e 8, sollevate, con i ricorsi indicati in epigrafe, dalla provincia autonoma di Trento, in riferimento agli articoli 8, numeri 9, 18, 20, 21 e 29; 9, numeri 3, 7 e 8; 15 e 16 del D.P.R. 31 agosto 1972, n. 670 (Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige), e relative norme di attuazione, e dalla Regione Lombardia, in riferimento agli articoli 117, 118 e 119 della Costituzione";

"dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 12, sollevata, con i ricorsi indicati in epigrafe, dalla provincia autonoma di Trento, per violazione della propria autonomia organizzativa e dell'art. 81, quarto comma, della Costituzione, e dalla Regione Lombardia, per violazione della propria autonomia organizzativa e dell'art. 81, quarto comma, della Costituzione, in connessione con l'art. 109 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616, l'art. 27 della legge 5 agosto 1978, n. 468 e l'art. 3, sesto comma, della legge 14 giugno 1990, n. 158".

Art. 9

Garanzia integrativa

(abrogato dall'art. 23, comma 1, del D.P.R. 28 luglio 2000, n. 314)

[1. I finanziamenti previsti dall'articolo 8 possono essere assistiti dalla garanzia del Fondo di cui all'articolo 20 della legge 12 agosto 1977, n. 675, e successive modificazioni, ovvero, in relazione al settore di appartenenza dei richiedenti, dalle garanzie del Fondo di cui all'articolo 7 della legge 10 ottobre 1975, n. 517, o del Fondo di cui all'articolo 1 della legge 14 ottobre 1964, n. 1068. La garanzia del Fondo di cui all'articolo 20 della citata legge n. 675 del 1977 e del Fondo di cui all'articolo 7 della citata legge n. 517 del 1975 può essere accordata, su richiesta degli istituti ed aziende di credito o dei beneficiari dei finanziamenti, con deliberazione del Mediocredito centrale. La garanzia del Fondo di cui all'articolo 1 della citata legge n. 1068 del 1964 può essere accordata con deliberazione del comitato previsto dall'articolo 3 della medesima legge.]

Art. 10

Comitato per l'imprenditoria femminile (1)

[1. Presso il Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato è istituito il Comitato per l'imprenditoria femminile composto dal Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato o, per sua delega, da un Sottosegretario di Stato, con funzioni di Presidente, dal Ministro del lavoro e della previdenza sociale, dal Ministro dell'agricoltura e delle foreste, dal Ministro del tesoro, o da loro delegati; da una rappresentanza degli istituti di credito, da una rappresentante per ciascuna delle organizzazioni maggiormente rappresentative a livello nazionale della cooperazione, della piccola industria, del commercio, dell'artigianato, dell'agricoltura, del turismo e dei servizi.] (comma abrogato) (2)

[2. I membri del Comitato sono nominati con decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, su designazione delle organizzazioni di appartenenza, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, e restano in carica tre anni. Per ogni membro effettivo viene nominato un supplente.] (comma abrogato) (2)

[3. Il Comitato elegge nel primo ambito uno o due vicepresidenti; per l'adempimento delle proprie funzioni esso si avvale del personale e delle strutture messe a disposizione dai Ministri di cui al comma 1.] (comma abrogato) (2)

[4. Il Comitato ha compiti di indirizzo e di programmazione generale in ordine agli interventi previsti dalla presente legge; promuove altresì lo studio, la ricerca e l'informazione sull'imprenditorialità femminile.] (comma abrogato) (2)

[5. Per le finalità di cui al presente articolo il Comitato stabilisce gli opportuni collegamenti con il Servizio centrale per la piccola industria e l'artigianato di cui all'articolo 39, comma 1, lettera a), della legge 5 ottobre 1991, n. 317, e si avvale di consulenti, individuati tra persone aventi specifiche competenze professionali ed esperienze in materia di imprenditoria femminile.] (comma abrogato) (2)

[6. Per lo svolgimento delle attività di cui al presente articolo, è autorizzata la spesa annua di lire cinquecento milioni a valere sulle disponibilità del Fondo di cui all'articolo 3.] (comma abrogato) (3)

(1)

Vedi il D.P.R. 14 maggio 2007, n. 101, relativo al riordino della Commissione per l'imprenditoria femminile, operante presso il Dipartimento per i diritti e le pari opportunità.

Art. 11

Relazione al Parlamento

(abrogato dall'art. 57, comma 1, lett. g), del D.L.vo 11 aprile 2006, n. 198)

[1. Il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato verifica lo stato di attuazione della presente legge, presentando a tal fine una relazione annuale al Parlamento.]

Art. 12

Iniziative delle regioni (1)

1. Le regioni, anche a statuto speciale, nonchè le province autonome di Trento e di Bolzano, attuano per le finalità coerenti con la presente legge, in accordo con le associazioni di categoria, programmi che prevedano la diffusione di informazioni mirate, nonchè la realizzazione di servizi di consulenza e di assistenza tecnica, di progettazione organizzativa, di supporto alle attività agevolate dalla presente legge.

2. Per la realizzazione di tali programmi, le regioni possono stipulare apposite convenzioni con enti pubblici e privati che abbiano caratteristiche di affidabilità e consolidata esperienza in materia e che siano presenti sull'intero territorio regionale.

[3. Per la realizzazione dei programmi di intervento di cui al comma 1, le regioni possono ottenere contributi dal Fondo di cui all'articolo 3 in misura non superiore al 30 per cento della spesa prevista.] (comma abrogato) (2)

(1)

La Corte costituzionale, con sentenza 26 marzo 1993, n. 109, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 6, secondo comma, "nella parte in cui non prevede un meccanismo di cooperazione tra lo Stato, le regioni e le province autonome in relazione all'esercizio del potere del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato concernente la concessione delle agevolazioni alle imprese condotte da donne o a prevalente partecipazione femminile allorchè queste ultime operino nell'ambito dei settori materiali affidati alle competenze delle regioni e delle province autonome";

"dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale degli articoli 2, 3, 4, 6, primo comma, e 8, sollevate, con i ricorsi indicati in epigrafe, dalla provincia autonoma di Trento, in riferimento agli articoli 8, numeri 9, 18, 20, 21 e 29; 9, numeri 3, 7 e 8; 15 e 16 del D.P.R. 31 agosto 1972, n. 670 (Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige), e relative norme di attuazione, e dalla Regione Lombardia, in riferimento agli articoli 117, 118 e 119 della Costituzione";

"dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 12, sollevata, con i ricorsi indicati in epigrafe, dalla provincia autonoma di Trento, per violazione della propria autonomia organizzativa e dell'art. 81, quarto comma, della Costituzione, e dalla Regione Lombardia, per violazione della propria autonomia organizzativa e dell'art. 81, quarto comma, della Costituzione, in connessione con l'art. 109 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616, l'art. 27 della legge 5 agosto 1978, n. 468 e l'art. 3, sesto comma, della legge 14 giugno 1990, n. 158".

Art. 13

Copertura finanziaria

1. All'onere derivante dalla presente legge, pari a lire dieci miliardi per l'anno 1992, lire dieci miliardi per l'anno 1993 e lire dieci miliardi per l'anno 1994, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 1992-1994, al capitolo 6856 dello stato di previsione del Ministero del tesoro per l'anno 1992, all'uopo utilizzando l'accantonamento "Interventi vari nel campo sociale (Imprenditorialità femminile)".

2. Il Ministro del tesoro è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.

Data a Roma, addì 25 febbraio 1992

COSSIGA

ANDREOTTI, Presidente del

Consiglio dei Ministri

Visto, il Guardasigilli: MARTELLI