
N.d.R. La presente è stata ABROGATA e SOSTITUITA dalla C.A. Territorio ed Ambiente 15 ottobre 2012.
ASSESSORATO DEL TERRITORIO E DELL'AMBIENTE
CIRCOLARE 31 gennaio 1995, prot. n. 2222
G.U.R.S. 29 aprile 1995, n. 23
Studi geologici per la redazione di strumenti urbanistici.
N.d.R. La presente è stata ABROGATA e SOSTITUITA dalla C.A. Territorio ed Ambiente 15 ottobre 2012.
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1. - PREMESSA
1.1 - L'art. 5 della legge regionale 11 aprile 1981, n. 65 dispone che la "formazione degli strumenti urbanistici generali deve essere compatibile con gli studi geologici che i comuni sono tenuti ad effettuare nel territorio interessato".
In applicazione del citato art. 5 e nel quadro delle attività regionali per la riduzione del rischio geologico e sismico, come disposto dalla legge n. 183/89 e dall'art. 20 della legge 10 dicembre 1981, n. 741, con la presente circolare si impartiscono le istruzioni per la effettuazione degli studi geologici per la formazione, la revisione e l'adeguamento degli strumenti urbanistici generali ed attuativi.
1.2 - Il legislatore, come si può notare, riconosce alle discipline geologiche un ruolo importante nei processi di pianificazione, programmazione ed adeguamento degli strumenti urbanistici del territorio regionale.
Ciò è conseguente alla convinzione che una corretta politica di salvaguardia e sviluppo delle risorse ambientali deve essere basata sulla conoscenza e valutazione dei fattori fisici che ne condizionano l'uso.
Da ciò l'importanza dell'acquisizione di tutti quei parametri geologico - ambientali che possono influenzare le trasformazioni antropiche e, sulla base di essi, pianificare uno sviluppo coerente e consapevole dei limiti imposti da fattori naturali quali l'assetto geologico, geomorfologico, idrogeologico e sismico.
1.3 - In questo quadro si inserisce la presente circolare i cui contenuti sono da considerarsi sufficienti a soddisfare le necessità di conoscenza delle caratteristiche geologiche per una corretta pianificazione delle trasformazioni urbanistiche ed infrastrutturali.
2. - OBIETTIVI DEGLI STUDI
2.1 - Le indagini descritte più avanti devono fornire le informazioni sulle caratteristiche geologiche del territorio utilizzabili in sede di formazione/adeguamento degli strumenti urbanistici.
Pertanto gli studi devono essere finalizzati a:
a) identificare le situazioni locali che presentino livelli di pericolosità geologica e sismica tali da poter influenzare, in modo significativo, le scelte degli strumenti urbanistici;
b) indirizzare e dimensionare le eventuali indagini di approfondimento da effettuarsi nelle zone così determinate (vedi successivo p. 4.4.).
2.2 - L'identificazione delle situazioni di pericolosità geologica e sismica avverrà anche mediante il confronto delle caratteristiche locali, così come individuate dalle analisi e dalle sintesi descritte in seguito, con caratteristiche di situazioni-tipo desunte da esperienze e studi nei rispettivi settori.
A ciascuna situazione tipo corrispondente una tipologia di effetti che dovranno essere presi in considerazione assieme ad altri fattori per essere ridotti in sede di scelte di strumenti urbanistici.
3. - RIDUZIONE DEL RISCHIO SISMICO
3.1 - Molteplici sono i fattori che concorrono alla definizione del rischio sismico: vulnerabilità del sistema urbano, esposizione e pericolosità sismica.
Tuttavia, essendo gli obiettivi della presente circolare quelli relativi agli studi geologici a supporto degli strumenti urbanistici, si ritiene opportuno, in questa prima fase, attenzionare le problematiche riguardanti il fattore pericolosità sismica locale che rappresenta il primo passo per la riduzione del rischio sismico.
3.2 - La pericolosità sismica è intesa come la misura dello scuotimento al suolo atteso in un dato sito ed è legata alle caratteristiche sismotettoniche, alle modalità di rilascio dell'energia alla sorgente, alla propagazione delle onde sismiche dalla sorgente al sito ed alla loro interazione con le caratteristiche geologiche locali, nonchè alle caratteristiche del terremoto di progetto, inteso come l'evento sismico caratterizzato dalla massima magnitudo ed intensità, contraddistinto dalla massima accelerazione di picco e relativo contenuto in frequenza, relativamente al periodo di ritorno più prossimo.
In occasione di eventi sismici si sono evidenziati effetti, connessi a particolari condizioni geologico-morfologiche, che hanno prodotto danni anche molto diversificati su edifici di caratteristiche strutturali analoghe, anche a distanza di poche decine di metri.
3.3 - Le condizioni geologiche locali possono produrre quindi delle variazioni della risposta sismica; tra queste vanno ricordate quelle aree che presentano particolari condizioni morfologiche (creste rocciose, cocuzzoli, dorsali, scarpate, etc.), dove possono verificarsi localizzazioni dell'energia sismica incidente con conseguente esaltazione dell'ampiezza delle onde.
Analoghi fenomeni si possono avere alla superficie di depositi alluvionali e di falde di detrito, anche per spessori di poche decine di metri, per effetto della riflessione multipla e di interferenza delle onde sismiche entro il deposito stesso.
3.4 - Altri casi di modificazione del comportamento sismico dei terreni sono quelli che producono deformazioni permanenti e/o cedimenti dovuti alla liquefazione dei depositi sabbiosi saturi d'acqua o a densificazione dei terreni granulari sopra la falda.
Infine, sono da sottolineare i problemi connessi con fenomeni di stabilità di vario tipo con attivazione e riattivazione di frane potenziali o quiescenti e crolli di massi da pareti rocciose.
3.5 - Il primo passo di un programma di prevenzione e di mitigazione degli effetti di un terremoto è l'individuazione delle zone a più elevata pericolosità.
I fattori principali che definiscono la pericolosità di una zona si possono identificare con:
a) le caratteristiche degli eventi sismici che possono verificarsi nell'area in un dato intervallo temporale e con una prefissata probabilità;
b) le condizioni geologiche-geomorfologiche, geotecniche e geofisiche dei litotipi superficiali che concorrono a modificare la risposta sismica locale.
3.6 - In linea di principio il rischio sismico può essere ridotto intervenendo su ciascuno dei fattori, o su loro combinazioni che concorrono a determinare il rischio.
Si può intervenire quindi:
a) programmando o indirizzando i nuovi insediamenti in zone del territorio a risposta sismica locale più favorevole;
b) progettando i nuovi edifici con tipologie meno vulnerabili rispetto alle caratteristiche del terremoto di progetto in accordo con le normative vigenti per costruzioni in zone sismiche;
c) operando sul patrimonio edilizio esistente con interventi di adeguamento o miglioramento sismico per diminuirne la vulnerabilità;
d) diminuendo l'esposizione urbanistica di edifici vulnerabili con modifica delle funzioni in atto o previste o modificando la destinazione o l'intensità d'uso;
e) . . . . . . . . . . . . . . . .
3.7 - L'efficacia di uno strumento urbanistico ai fini della riduzione del rischio sismico può essere valutata confrontando, per uno stesso nucleo abitato, il rischio sismico "esistente" con quello di "progetto" che dovrà essere, ovviamente, inferiore a quello esistente sia per l'intero abitato che per porzioni di questo.
4. CONTENUTI DEGLI STUDI
a) Analisi delle informazioni esistenti;
b) cartografia di analisi;
c) cartografia di sintesi;
d) risultati delle indagini;
e) relazioni.
4.1 - Analisi delle informazioni esistenti
La raccolta della bibliografia geologica, geomorfologica, idrogeologica, geotecnica, sismologica e dei dati inediti, ove possibile, inerenti il territorio in esame, ha una notevole importanza per la conoscenza preliminare dei parametri meccanici dei litotipi affioranti e delle caratteristiche fisiche dell'ambiente.
La ricerca va condotta analizzando in modo critico i dati esistenti e deve essere finalizzata ad acquisire informazioni sullo spessore delle coltri e sulle caratteristiche geotecniche di queste ultime e del substrato (granulometria, angolo di attrito, coesione, etc.), nonchè le notizie storiche che riguardano fenomeni che hanno interessato in passato le aree in studio quali frane, alluvioni, terremoti, etc.
4.2 - Cartografia di analisi
a) Carta geologica
Obiettivo di tale indagine è l'individuazione e la rappresentazione cartografica delle caratteristiche geologiche presenti nell'area in esame ed, in particolare, l'individuazione di tutti i litotipi che si ritengono significativi (per caratteristiche litologiche e sviluppo areale).
In questa carta, redatta su base litostratigrafica, devono essere riportati tutti i litotipi affioranti, il loro andamento geometrico, la stratimetria e gli elementi strutturali.
Per la simbologia si veda l'allegato B tratto dalla "Guida al rilevamento della carta geologica d'Italia in scala 1:50.000" (1992) del Servizio geologico nazionale. Per la carta geomorfologica viene allegato uno specifico schema di legenda (allegato C).
Questo elaborato deve essere corredato, inoltre, da un numero adeguato di colonne stratigrafiche e sezioni geologiche nelle quali devono essere evidenziate le caratteristiche strutturali della zona in studio.
Le indagini geologiche devono individuare oltre a quanto sopra precisato, eventuali elementi geologici, paleontologici, mineralogici, etc. che possono avere requisiti di rarità scientifica ed interesse tali da essere suscettibili di tutela, ai sensi delle leggi regionali n. 80/1977, n. 98/1981 e n. 14/1988.
b) Carta geomorfologica
Allo scopo di ottenere un'approfondita conoscenza del territorio deve essere effettuata una indagine atta alla identificazione e rappresentazione cartografica di tutte le forme, i depositi e i processi connessi con l'azione della gravità, delle acque superficiali, del moto ondoso in prossimità delle coste, l'azione carsica, quella dovuta all'attività antropica, oltre a quelle condizionate dalla struttura geologica.
Le indagini geomorfologiche debbono individuare, oltre a quanto sopra precisato, eventuali elementi morfologici che possono avere i requisiti di rarità scientifica e di interesse tali da classificarli come "emergenze" e quindi suscettibili di tutela ai sensi delle predette leggi regionali, nonchè gli elementi e le forme che possono influenzare, in modo significativo, la risposta sismica del suolo sollecitato da azioni sismiche.
Per la simbologia si veda l'allegato C.
c) Carta idrogeologica
L'indagine sulle condizioni idrogeologiche del territorio deve comprendere la classificazione dei litotipi in base alla permeabilità, il censimento dei pozzi e delle sorgenti più significative, le probabili direzioni di flusso delle acque sotterranee e le caratteristiche geometriche degli acquiferi e delle falde sotterranee.
Per le sorgenti captate o di futura captazione o per i pozzi che sono utilizzati per l'approvvigionamento idrico degli acquedotti deve essere condotto uno studio idrogeologico con il quale individuare le aree di protezione ai sensi del D.P.R. n. 236/1988.
Dovranno essere evidenziate le situazioni di maggiore pericolosità in relazione alla vulnerabilità degli acquiferi sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.
Dovranno, altresì, evidenziarsi le situazioni con presenza di acqua, sia in forma di emergenza diffusa sia come scaturigine isolata o come falda con livello statico prossimo alla superficie.
Ciò in quanto comporta significative variazioni delle caratteristiche geomeccaniche dei terreni o del substrato ed a risposte sismiche locali diversificate (es.: variazione di amplificazione sismica).
d) Carta litotecnica
A partire dalle informazioni presenti nella carta geologica, vi dovranno essere riportati i litotipi interessati raggruppati in base alle loro caratteristiche fisico-meccaniche.
Le unità verranno distinte in due insiemi: l'uno relativo al substrato, l'altro alle coperture secondo l'allegata "Guida schematica alla definizione di unità litotecniche" (allegato D).
Per i litotipi lapidei dovranno essere forniti: stratificazioni, grado di suddivisione, cementazione, intercalazione, variazioni laterali e tutti gli elementi che possono determinare un tipo di comportamento geomeccanico.
Per le coltri di copertura dovranno essere individuati: l'origine dei frammenti, la loro dimensione e forma, la presenza di frazione fine, la cementazione e/o la compattazione, lo spessore, etc.
Tale carta dovrà essere corredata da profili opportunamente orientati in modo da fornire l'andamento geometrico e giaciturale delle unità litotecniche.
4.3 - Cartografia di sintesi
a) Carta delle pericolosità geologiche
E' una carta di sintesi che tende ad evidenziare, attraverso la rappresentazione grafica, le aree di un determinato territorio che sono interessate da pericolosità geologiche (frane, erosioni, esondazioni, vulnerabilità dell'acquifero, colate laviche, ecc.).
La sua redazione deve essere fatta dopo una attenta analisi ed interpretazione delle indagini precedenti (carta geologica, geomorfologica ed idrogeologica).
La carta delle pericolosità geologiche deve essere di supporto per operare scelte di pianificazione territoriale tenendo conto della "vocazione" principale del territorio, differenziando, nei limiti del possibile, aree a diverso grado di pericolosità geologica, considerando anche le esigenze che emergono dalle altre discipline ambientali e urbanistiche che intervengono nella determinazione delle scelte di pianificazione.
b) Carta delle zone a maggior pericolosità sismica locale
Questa carta è il risultato della lettura ed interpretazione delle precedenti carte e di eventuali indagini specifiche fatta in termini di evidenziazione, ai fini urbanistici, di aree con particolari problematiche sismiche e tali da poter provocare fenomeni di amplificazione, di liquefazione, di cedimenti e di instabilità così come sintetizzato nell'allegato E.1 ed E.2.
Vengono allegati, altresì, diagrammi e schemi inerenti le possibili modifiche dello spettro di risposta sismica in funzione delle caratteristiche geofisiche e geotecniche dei terreni (allegato F) ed alcuni diagrammi per la valutazione di massima del potenziale di liquefazione (allegati G.1 e G.2).
Finalità della carta è di fornire al progettista una idea del tipo di problemi particolari che si possono manifestare in occasione di un terremoto ed una prima indicazione su quali approfondimenti possono essere opportuni e in quali zone.
La legenda della carta, di cui si allega uno schema di massima, (allegato E.2) evidenzia sia le problematiche geologiche che gli effetti attendibili in quell'area ed in particolare le zone che devono essere individuate sono quelle costituite prevalentemente da: fenomeni franosi in atto e quiescenti; aree potenzialmente franose; aree di fondovalle; aree caratteristiche da possibili fenomeni di liquefazione, etc.
4.4 - Risultati delle indagini
Le aree suscettibili di modifiche dell'assetto territoriale ai fini urbanistici, dove dagli studi effettuati siano emerse problematiche connesse con la pericolosità sismica locale e/o geologica (amplificazione del moto del suolo, instabilità e/o cedimenti, particolari situazioni morfologiche, fenomeni di liquefazione, etc.), in accordo con quanto previsto dalle norme sismiche e dal punto H del D.M. 11 marzo 1988, possono essere oggetto, qualora se ne ravvisi la necessità in relazione alle previsioni dello strumento urbanistico, di specifici approfondimenti di indagine a scala di maggiore dettaglio e con l'ausilio di tecniche specialistiche (prospezioni geofisiche) e di indagini dirette (sondaggi meccanici, prove geotecniche, prove in situ, penetrometriche, ecc.).
Stante l'onerosità di tali indagini, si raccomanda, qualora non fossero dimostrata.mente sufficienti i dati esistenti, di ricorrere ad esse solo nei casi puntualmente e realmente accertati, in aree limitate ed in numero contenuto, previa elaborazione di un dettagliato programma quali-quantitativo delle indagini.
4.5 - Relazioni di settore e relazione finale
La cartografia prodotta e le eventuali indagini dovranno essere corredate da specifiche ed esaurienti reazioni di settore indicanti le metodologie utilizzate ed risultati conseguiti.
La relazione finale dovrà contenere una sintesi generale nonchè le eventuali prescrizioni con tutte le informazioni tecniche utilizzabili dal progettista ai fini della redazione e della gestione dello strumento urbanistico in rapporto alle problematiche geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche e di riduzione del rischio sismico.
5. - Estensione territoriale e scala degli elaborati cartografici
5.1 - Per la redazione degli strumenti urbanistici generali e prescrizioni esecutive, nonchè per la revisione e rielaborazione di quelli non corredati da idoneo studio geologico, dovranno essere effettuate le indagini e gli studi prima specificati, corredati dalla cartografia secondo l'allegato schema (allegato A).
5.2 - Per la redazione dei piani attuativi (P.P., P.P.R., P.E.E.P., etc.) di strumenti urbanistici non corredati da idonei studi geologici si potrà procedere, previo assenso di questo Assessorato, alla redazione della carta litotecnica e di eventuali altre carte di cui al superiore schema, mentre non necessitano di studio geologico i piani attuativi di strumenti urbanistici corredati di studio geologico comprendente la carta geologico-tecnica o litotecnica.
6. CONCLUSIONI
Si richiama l'attenzione degli enti in indirizzo alla scrupolosa osservanza delle superiori direttive onde pervenire ad una significativa riduzione del rischio geologico (frane, alluvioni, terremoti, eruzioni vulcaniche, ecc.) nella nostra Regione che presenta un elevato livello di rischio, sia per oggettive condizioni naturali che in conseguenza di errati interventi antropici che ne hanno ulteriormente elevato il livello e la pericolosità.
Per gli aspetti inerenti le richieste di contributo, disciplinare d'incarico, ecc. si rimanda ad un successivo regolamento e, comunque, sino alla pubblicazione di detto regolamento, restano in vigore le disposizioni di cui alla circolare n. 33139 del 23 giugno 1989.
L'Assessore: GRAZIANO