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N.d.R. La presente è stata ABROGATA e SOSTITUITA dalla C.A. Territorio ed Ambiente 14 gennaio 2014, n. 1.

ASSESSORATO DEL TERRITORIO E DELL'AMBIENTE

CIRCOLARE 15 ottobre 2012

G.U.R.S. 2 novembre 2012, n. 47

Studi geologici per la redazione di strumenti urbanistici.

N.d.R. La presente è stata ABROGATA e SOSTITUITA dalla C.A. Territorio ed Ambiente 14 gennaio 2014, n. 1.

A TUTTI I COMUNI DELLA SICILIA

ALLE PROVINCE REGIONALI

AL DIPARTIMENTO REGIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE

AGLI UFFICI DEL GENIO CIVILE

ALLE SOPRINTENDENZE AI BENI CULTURALI ED AMBIENTALI

ALL'ORDINE PROFESSIONALE REGIONALE DEI GEOLOGI

ALL'ORDINE PROFESSIONALE DEGLI INGEGNERI - CONSULTA REGIONALE

ALL'ORDINE PROFESSIONALE DEGLI ARCHITETTI - CONSULTA REGIONALE

ALL'ORDINE PROFESSIONALE DEGLI AGRONOMI CONSULTA REGIONALE

AL DIRETTORE REGIONALE PER LA PROTEZIONE DELL'AMBIENTE

ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE

AGLI ASSESSORATI REGIONALI

ALLA CORTE DEI CONTI

AL CONSIGLIO DI GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA PER LA REGIONE SICILIANA

AL TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE DI SICILIA

1. - PREMESSA

1.0 La presente circolare abroga e sostituisce la circolare 31 gennaio 1995, prot. n. 2222 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana 29 aprile 1995, n. 23) ed entra in vigore dall'1 novembre 2012.

Gli strumenti urbanistici generali e particolareggiati ed i piani di lottizzazione presentati entro tale data e realizzati ai sensi della citata circolare n. 2222/95 sono ritenuti validi, fatto salvo il diritto degli Uffici competenti a richiedere integrazioni o adeguamenti ai sensi della presente circolare, per motivate esigenze di verifica delle pericolosità geologiche di sito.

1.1 - L'art. 5 della legge regionale 11 aprile 1981, n. 65 dispone che la "formazione degli strumenti urbanistici generali deve essere compatibile con gli studi geologici che i comuni sono tenuti ad effettuare nel territorio interessato".

In applicazione del citato art. 5 e nel quadro delle attività regionali per la riduzione del rischio geologico e sismico, come disposto dalla normativa vigente, con la presente circolare si impartiscono le istruzioni per la effettuazione degli studi geologici per la formazione, la revisione e l'adeguamento degli strumenti urbanistici generali ed attuativi.

1.2 - Il legislatore riconosce alle discipline geologiche un ruolo importante nei processi di pianificazione, programmazione ed adeguamento degli strumenti urbanistici del territorio regionale.

Ciò è conseguente alla convinzione che una corretta politica di salvaguardia e sviluppo delle risorse ambientali deve essere basata sulla conoscenza e valutazione dei fattori fisici che ne condizionano l'uso.

Da ciò l'importanza dell'acquisizione di tutti quei parametri geologico-ambientali che possono influenzare le trasformazioni antropiche e, sulla base di essi, pianificare uno sviluppo coerente e consapevole dei limiti imposti da fattori naturali quali l'assetto geologico, geomorfologico, idrogeologico e sismico.

1.3 - In questo quadro si inserisce la presente circolare i cui contenuti sono da considerarsi sufficienti a soddisfare le necessità di conoscenza delle caratteristiche geologiche per una corretta pianificazione delle trasformazioni urbanistiche ed infrastrutturali.

2. - OBIETTIVI DEGLI STUDI

2.1 - Gli studi e le indagini descritte più avanti devono fornire le informazioni sulle caratteristiche geologiche del territorio utilizzabili in sede di formazione/adeguamento degli strumenti urbanistici, ma non possono sostituire gli studi geologici inerenti ai singoli progetti di nuova edificazione e di demolizione e ricostruzione e di miglioramento ed adeguamento sismico.

Gli studi geologici, infatti, costituendo parte integrante degli atti progettuali (D.Lgs. n. 163/2006, coordinato con le norme della legge regionale 12/2011 e ss.mm.e ii.), seppur debbano tenere conto delle prescrizioni degli strumenti urbanistici, devono tuttavia essere redatti in funzione delle caratteristiche sito-specifiche e devono essere presentati già con il progetto per la domanda di concessione edilizia.

Gli studi di pianificazione devono essere finalizzati a:

a) identificare le situazioni locali che presentino livelli di pericolosità geologica e sismica tali da poter influenzare, in modo significativo, le scelte degli strumenti urbanistici;

b) indirizzare e dimensionare le eventuali indagini di approfondimento da effettuarsi nelle zone così determinate (vedi successivo p. 4.4.).

2.2 - L'identificazione delle situazioni di pericolosità geologica e sismica avverrà anche mediante il confronto delle caratteristiche locali, così come individuate dalle analisi e dalle sintesi descritte in seguito, con caratteristiche di situazioni-tipo desunte da esperienze e studi nei rispettivi settori.

A ciascuna situazione tipo corrisponde una tipologia di effetti che dovranno essere presi in considerazione assieme ad altri fattori per essere ridotti in sede di scelte degli strumenti urbanistici.

3. - RIDUZIONE DEL RISCHIO SISMICO

3.1 - Molteplici sono i fattori che concorrono alla definizione del rischio sismico: vulnerabilità del sistema urbano, esposizione e pericolosità sismica di base.

Tuttavia, essendo gli obiettivi della presente circolare quelli relativi agli studi geologici a supporto degli strumenti urbanistici, si ritiene opportuno, in questa prima fase, attenzionare le problematiche riguardanti il fattore pericolosità sismica locale che rappresenta il primo passo per la riduzione del rischio sismico.

3.2 - La pericolosità sismica è intesa come la misura dello scuotimento al suolo atteso in un dato sito ed è legata alle caratteristiche sismotettoniche, alle modalità di rilascio dell'energia alla sorgente, alla propagazione delle onde sismiche dalla sorgente al sito ed alla loro interazione con le caratteristiche geologiche locali, nonché alle caratteristiche del terremoto di progetto, inteso come l'evento sismico caratterizzato dalla massima magnitudo ed intensità, contraddistinto dalla massima accelerazione di picco e relativo contenuto in frequenza, relativamente al periodo di ritorno più prossimo.

In occasione di eventi sismici si sono evidenziati effetti, connessi a particolari condizioni geologiche-morfologiche, che hanno prodotto danni anche molto diversificati su edifici di caratteristiche strutturali analoghe, anche a distanza di poche decine di metri.

Per i 390 comuni siciliani la classificazione sismica è, allo stato attuale, quella recepita con Delibera di Giunta Regionale. n. 408 del 19 dicembre 2003: "Individuazione, formazione ed aggiornamento dell'elenco delle zone sismiche ed adempimenti connessi al recepimento ed attuazione dell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 20 marzo 2003, n. 3274":

- 27 rientrano in zona 1 (3 AG, 17 ME, 1 PA, 6 TP);

- 329 rientrano in zona 2 (27 AG, 4 CL, 58 CT, 20 EN, 91 ME, 81 PA, 12 RG, 21 SR, 17 TP);

- 5 rientrano in zona 3 (3 CL, 2 EN);

- 29 comuni rientrano in zona 4 (13 AG, 15 CL, 1 TP).

L'aggiornamento dello studio di pericolosità di riferimento nazionale previsto dall'OPCM n. 3274/03, è stato adottato con l'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28 aprile 2006.

Il nuovo studio di pericolosità, allegato all'OPCM n. 3519/2006, ha fornito alle Regioni uno strumento aggiornato per la classificazione del proprio territorio, introducendo degli intervalli di accelerazione (ag), con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni, da attribuire alle 4 zone sismiche.

Dal 1 luglio 2009 con l'entrata in vigore D.M. 14 gennaio 2008 "Norme Tecniche per le Costruzioni", per ogni costruzione ci si deve riferire ad una accelerazione di riferimento "propria" individuata sulla base delle coordinate geografiche dell'area di progetto e in funzione della vita nominale dell'opera.

Un valore di pericolosità di base, dunque, definito per ogni punto del territorio nazionale, su una maglia quadrata di 5 km di lato, indipendentemente dai confini amministrativi comunali. Le mappe di pericolosità sismica di base per il territorio siciliano sono reperibili sul sito http://esse1-gis.mi.ingv.it/.

L'OPCM n. 3907/2010 e la successiva n. 4007/2012, che disciplinano i contributi per gli interventi di prevenzione del rischio sismico previsti dall'Art. 11 del decreto legge 28 aprile 2009 n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009 n. 77, all'art. 5, comma 3, demandano alle Regioni l'individuazione delle modalità di recepimento degli studi di Microzonazione Sismica negli strumenti urbanistici vigenti.

La Regione Siciliana, con la deliberazione di Giunta n. 141 del 20 maggio 2011, ha definito i comuni in cui la Microzonazione Sismica è prioritaria, stabilendo altresì le condizioni minime necessarie per l'esecuzione degli studi.

La Giunta ha inoltre recepito gli "Indirizzi e criteri per la Microzonazione Sismica", approvati il 13 novembre 2008 dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, da utilizzare come documento specifico con cui realizzare gli studi, indicando gli standard di archiviazione e di rappresentazione informatica dei dati.

Tali standard possono subire aggiornamenti da parte della commissione tecnica nazionale (ex OPCM n. 3907/2010) nell'ambito degli interventi per la mitigazione del rischio sismico previsti dalla legge n. 77 del 24 giugno 2009.

3.3 - Le condizioni geologiche locali possono produrre quindi delle variazioni della risposta sismica; tra queste vanno ricordate quelle aree che presentano particolari condizioni morfologiche (creste rocciose, cocuzzoli, dorsali, scarpate, etc.), dove possono verificarsi localizzazioni dell'energia sismica incidente con conseguente esaltazione dell'ampiezza delle onde.

Analoghi fenomeni si possono avere alla superficie di depositi alluvionali e di falde di detrito, anche per spesso ri di poche decine di metri, per effetto della riflessione multipla e di interferenza delle onde sismiche entro il deposito stesso.

3.4 - Altri casi di modificazione del comportamento sismico dei terreni sono quelli che producono deformazioni permanenti e/o cedimenti dovuti alla liquefazione dei depositi sabbiosi saturi d'acqua o a densificazione dei terreni granulari sopra la falda.

Infine, sono da sottolineare i problemi connessi con fenomeni di stabilità di vario tipo con attivazione e riattivazione di frane potenziali o quiescenti e crolli di massi da pareti rocciose.

3.5 - Il primo passo di un programma di prevenzione e di mitigazione degli effetti di un terremoto è l'individuazione delle zone a più elevata pericolosità sismica di base.

I fattori principali che definiscono la pericolosità di una zona si possono identificare con:

a) le caratteristiche degli eventi sismici che possono verificarsi nell'area in un dato intervallo temporale e con una prefissata probabilità;

b) le condizioni geologiche-geomorfologiche, geotecniche e geofisiche dei litotipi superficiali che concorrono a modificare la risposta sismica locale.

3.6 - In linea di principio il rischio sismico può essere ridotto intervenendo su ciascuno dei fattori, o su loro combinazioni che concorrono a determinare il rischio.

Si può intervenire quindi:

a) programmando o indirizzando i nuovi insediamenti in zone del territorio a risposta sismica locale più favorevole;

b) progettando i nuovi edifici con tipologie meno vulnerabili rispetto alle caratteristiche del terremoto di progetto in accordo con le normative vigenti per costruzioni in zone sismiche;

c) operando sul patrimonio edilizio esistente con interventi di adeguamento o miglioramento sismico per diminuirne la vulnerabilità;

d) diminuendo l'esposizione urbanistica di edifici vulnerabili con modifica delle funzioni in atto o previste o modificando la destinazione o l'intensità d'uso.

3.7 - L'efficacia di uno strumento urbanistico ai fini della riduzione del rischio sismico può essere valutata confrontando, per uno stesso nucleo abitato, il rischio sismico "esistente" con quello di "progetto" che dovrà essere, ovviamente, inferiore a quello esistente sia per l'intero abitato che per porzioni di questo.

4. - CONTENUTI DEGLI STUDI

a) Analisi delle informazioni esistenti;

b) cartografia di analisi;

c) cartografia di sintesi;

d) risultati delle indagini;

e) relazioni.

Sia la cartografia di analisi che quella di sintesi dovranno essere prodotte anche su supporto informatico ed in formato conforme agli standard di cui al D.Lgs. 27 gennaio 2010, n. 32 "Attuazione della direttiva 2007/2/CE, che istituisce un'infrastruttura per l'informazione territoriale nella Comunità europea (INSPIRE)".

4.1 - Analisi delle informazioni esistenti.

La raccolta della bibliografia geologica, geomorfologica, idrogeologica, geotecnica, sismologica e dei dati inediti, ove possibile, inerenti il territorio in esame, ha una notevole importanza per la conoscenza preliminare dei parametri meccanici dei litotipi affioranti e delle caratteristiche fisiche dell'ambiente.

La ricerca va condotta analizzando in modo critico i dati esistenti e deve essere finalizzata ad acquisire informazioni sullo spessore delle coltri e sulle caratteristiche geotecniche di queste ultime e del substrato (granulometria, angolo di attrito, coesione, etc.), nonché le notizie storiche che riguardano fenomeni che hanno interessato in passato le aree in studio quali frane, alluvioni, terremoti, etc.

4.2 - Cartografia di analisi

a) Carta geologica

Obiettivo di tale indagine è l'individuazione e la rappresentazione cartografica delle caratteristiche geologiche presenti nell'area in esame ed, in particolare, l'individuazione di tutti i litotipi che si ritengono significativi (per caratteristiche litologiche e sviluppo areale).

In questa carta, redatta su base litostratigrafica, devono essere riportati tutti i litotipi affioranti, il loro andamento geometrico, la stratimetria e gli elementi strutturali.

Per la simbologia si veda l'allegato B tratto dalla "Guida al rilevamento della carta geologica d'Italia in scala 1:50.000" (1996) del Servizio geologico nazionale ed i successivi aggiornamenti pubblicati sui Quaderni del Progetto CARG (Cartografia Geologica e Geotematica) pubblicati dall'ISPRA (ex APAT).

Questo elaborato deve essere corredato, inoltre, da un numero adeguato di colonne stratigrafiche e sezioni geologiche nelle quali devono essere evidenziate le caratteristiche strutturali della zona in studio.

Le indagini geologiche devono individuare oltre a quanto sopra precisato, eventuali elementi geologici, paleontologici, mineralogici, etc. che possono avere requisiti di rarità scientifica ed interesse tali da essere suscettibili di tutela, ai sensi delle leggi regionali n. 80/1977, n. 98/1981 e n. 14/1988, del D.Lgs n. 42/2004 e del D.A.R.B.C.A. n. 9280/2006.

b) Carta geomorfologica

Allo scopo di ottenere un'approfondita conoscenza del territorio deve essere effettuata una indagine atta alla identificazione e rappresentazione cartografica di tutte le forme, i depositi e i processi connessi con l'azione della gravità, delle acque superficiali, del moto ondoso in prossimità delle coste, l'azione carsica, quella dovuta all'attività antropica, oltre a quelle condizionate dalla struttura geologica.

L'elaborato cartografico dovrà inoltre contenere la rispondenza al P.A.I. (Piano per l'Assetto Idrogeologico) di cui al D.L. n. 180/1998, convertito, con modificazioni, con la Legge n. 267/1998 e ss.mm.ii. e le eventuali variazioni di perimetrazione che dovranno essere giustificate nella relazione geologica.

Nella carta geomorfologica devono essere evidenziati in particolar modo tutte le forme e le condizioni predisponenti i fenomeni di erosione accelerata entro un intorno significativo delle aree oggetto di piano, al fine di valutare eventuali rischi di natura idraulica (esondazioni, alluvionamenti, etc) e/o idrogeologica (frane, colate di detriti, di terra e fango, etc.) a carico delle stesse. Tale intorno, a meno di situazioni particolarmente favorevoli (ampie pianure, idrografia matura, elevata distanza da corsi d'acqua e da pendii, etc), dovrà necessariamente estendersi a tutto il bacino idrografico in cui insistono le aree oggetto di piano, anche se ciò comporta il coinvolgimento di più territori comunali. Le indagini geomorfologiche debbono individuare, oltre a quanto sopra precisato, eventuali elementi morfologici che possono avere i requisiti di rarità scientifica e di interesse tali da classificarli come "emergenze" e quindi suscettibili di tutela ai sensi delle predette leggi regionali, nonché gli elementi e le forme che possono influenzare, in modo significativo, la risposta sismica del suolo sollecitato da azioni sismiche.

Per la simbologia si veda l'allegato C.

c) Carta idrogeologica

L'indagine sulle condizioni idrogeologiche del territorio deve comprendere la classificazione dei litotipi in base alla permeabilità, il censimento dei pozzi e delle sorgenti più significative, le probabili direzioni di flusso delle acque sotterranee e le caratteristiche geometriche degli acquiferi e delle falde sotterranee.

Per le sorgenti captate o di futura captazione o per i pozzi che sono utilizzati per l'approvvigionamento idrico degli acquedotti deve essere condotto uno studio idrogeologico con il quale individuare le aree di protezione ai sensi della normativa vigente.

Dovranno essere evidenziate le situazioni di maggiore pericolosità in relazione alla vulnerabilità degli acquiferi sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.

Dovranno, altresì, evidenziarsi le situazioni con presenza di acqua, sia in forma di emergenza diffusa sia come scaturigine isolata o come falda con livello statico prossimo alla superficie. Ciò in quanto comporta significative variazioni delle caratteristiche geomeccaniche dei terreni o del substrato ed a risposte sismiche locali diversificate (es.: variazione di amplificazione sismica).

d) Carta litotecnica

A partire dalle informazioni presenti nella carta geologica, vi dovranno essere riportati i litotipi interessati raggruppati in base alle loro caratteristiche fisico-meccaniche.

Le unità verranno distinte in due insiemi: l'uno relativo al substrato, l'altro alle coperture secondo l'allegata "Guida schematica alla definizione di unità litotecniche" (allegato D).

Per i litotipi lapidei dovranno essere forniti: stratificazioni, grado di suddivisione, cementazione, intercalazione, variazioni laterali e tutti gli elementi che possono determinare un tipo di comportamento geomeccanico.

Per le coltri di copertura dovranno essere individuati: l'origine dei frammenti, la loro dimensione e forma, la presenza di frazione fine, la cementazione e/o la compattazione, lo spessore, etc.

Tale carta dovrà essere corredata da profili opportunamente orientati in modo da fornire l'andamento geometrico e giaciturale delle unità litotecniche.

e) Carta delle indagini

Devono essere rappresentate sia le indagini preesistenti che le prove realizzate ex-novo. Devono essere evidenziate le aree dove si ritiene importante o indispensabile che vengano effettuate ulteriori indagini.

La scala di rappresentazione, coerentemente a quanto previsto per gli studi di Microzonazione Sismica sarà 1:10.000 o superiore.

La raccolta delle indagini disponibili dovrà essere effettuata per un'area più estesa di quella oggetto dello studio, allo scopo di comprendere e documentare nella loro completezza il modello geologico preliminare e i fenomeni naturali che possono interessare l'area e avere implicazioni nella Microzonazione Sismica.

Le indagini dovranno essere rappresentate, in forma simbolica per tipologia.

Considerata l'importanza dello spessore delle coperture, delle coltri di alterazione e della profondità del bedrock per la valutazione della risposta sismica locale, nella Carta dovranno essere chiaramente evidenziate le prove che hanno raggiunto il substrato.

Le informazioni relative alle prove ed indagini in sito, sia preesistenti che di nuova realizzazione, dovranno essere organizzate come banca dati e georiferite su base cartografica CTR, per successive elaborazioni tramite software GIS, secondo lo schema di simbologia indicato nell'allegato E.

4.3 - Cartografia di sintesi

a) Carta delle pericolosità geologiche

E' una carta di sintesi che tende ad evidenziare, attraverso la rappresentazione grafica, le aree di un determinato territorio che sono interessate da pericolosità geologiche (frane, erosioni, esondazioni, vulnerabilità dell'acquifero, colate laviche, fenomeni di fratturazione al suolo cosismici e/o per creep asismico tipici nelle aree vulcaniche etnee, etc.).

La sua redazione deve essere fatta dopo una attenta analisi ed interpretazione delle indagini precedenti (carta geologica, geomorfologica, idrogeologica e delle indagini).

La carta delle pericolosità geologiche deve essere di supporto per operare scelte di pianificazione territoriale tenendo conto della "vocazione" principale del territorio, differenziando, nei limiti del possibile, aree a diverso grado di pericolosità geologica, considerando anche le esigenze che emergono dalle altre discipline ambientali e urbanistiche che intervengono nella determinazione delle scelte di pianificazione.

b) Carta delle microzone omogenee in prospettiva sismica

Tale carta e la relativa legenda seguono gli Indirizzi e Criteri per la Microzonazione sismica e successivi aggiornamenti, approvati dal Dipartimento della Protezione civile e dalla Conferenza Unificata delle Regioni e delle Province autonome, e deve evidenziare sia le problematiche geologiche che gli effetti di sito attendibili in quell'area.

In particolare le zone che devono essere individuate sono quelle costituite prevalentemente da: fenomeni franosi in atto e quiescenti; aree potenzialmente franose; aree di fondovalle; aree interessate da possibili fenomeni di liquefazione, etc.

Per microzonazione sismica (MS) si intende la valutazione e l'individuazione delle aree di comportamento omogeneo sotto il profilo della risposta sismica locale e dei fenomeni che avvengono durante la scossa. A seguito della MS vengono individuate e caratterizzate le zone stabili, le zone stabili suscettibili di amplificazione locale del moto sismico e le zone suscettibili di instabilità.

Gli studi di livello 1 rappresentano la condizione conoscitiva di base per tutti i comuni classificati nelle zone a sismicità alta (zona 1), media (zona 2), bassa (zona 3) ed, eventualmente, molto bassa (zona 4), indipendentemente dall'iniziativa in tal senso dei livelli territoriali superiori.

Il livello 1 ha per obiettivo l'individuazione delle microzone a comportamento sismico omogeneo su una carta a scala 1:5.000 - 1:10.000. Il livello 1 costituisce uno studio propedeutico e obbligatorio per affrontare i successivi livelli di approfondimento. I risultati di questo livello possono orientare la scelta del livello successivo di approfondimento (livello 2 e/o livello 3).

L'elaborato prodotto dovrà quindi consentire:

- l'individuazione delle aree a minore pericolosità locale (zone stabili);

- la programmazione di indagini di approfondimento, sulla base delle diverse tipologie di effetti attesi;

- l'individuazione delle aree per le quali sono necessari ulteriori livelli di approfondimento.

La carta sarà accompagnata da una relazione con note descrittive che consentano la migliore utilizzazione.

Questa carta è il risultato della lettura ed interpretazione delle precedenti carte e di eventuali indagini specifiche fatta in termini di evidenziazione, ai fini urbanistici, di aree con particolari problematiche sismiche e tali da poter provocare fenomeni di amplificazione, liquefazione, cedimenti e instabilità così come sintetizzato negli Allegati E1 ed E2.

Gli studi di I livello attengono le metodologie e le procedure da impiegare nella definizione delle mappe di microzonazione sismica a livello territoriale (scale grafiche 1:5000 e 1:10000) e in condizioni di campo libero (ante operam o free field).

Si tratta di studi di risposta sismica di tipo preliminare tendenti essenzialmente a definire: la morfologia superficiale e sepolta con l'individuazione del bedrock rigido nei primi 30 mt., il regime delle acque sotterranee, la stratigrafia approssimata e schematica del sottosuolo relativo, le proprietà litotecniche dei terreni e delle rocce e lo stato deformativo a piccole deformazioni.

In questa fase si possono prevedere indagini specialistiche integrative a modesto aggravio economico quali:

1) rilievi aerofotogrammetrici (da aereo e/o da satellite) necessari per il confronto storico dei rilievi;

2) prove geofisiche di superficie (sismica a rifrazione, riflessione) per la valutazione della morfologia del bedrock e della stratigrafia di massima;

3) misure di Vs con metodi non invasivi ed a basso costo (ad es. Masw e/o rifrazione con geofoni orizzontali) e sismica passiva a bassa energia per la valutazione del periodo fondamentale del deposito e le caratteristiche di amplificazione del moto sismico;

4) indagini dirette di rilevamento per riconoscere, quantificare e cartografare le unità geologiche suscettibili di amplificazione sismica, instabilità dei pendii e liquefazione in accordo con l'OPCM n. 3274/2003 e DM 14 gennaio 2008). Quando il potenziale di vulnerabilità sismica risulti elevato e/o in relazione a livelli di pianificazione a scala di denominatore più basso (Piani particolareggiati, Piani di lottizzazione, Piani attuativi, insediamenti strategici di protezione civile,etc) si potrà eseguire una zonazione sismica più dettagliata ricorrendo a indagini specifiche con accelerogrammi e/o ricorrendo all'approccio semplificato delle Categorie di sottosuolo come previsto dal DM 14 gennaio 2008 - § 3.2.2.

Le indagini geologiche per la definizione degli strumenti urbanistici generali e particolareggiati devono pertanto essere finalizzate a fornire indicazioni sullo spessore delle coperture e sulla definizione di massima dell'accelerazione di sito.

Nelle zone classificate come stabili suscettibili di amplificazioni locali devono essere previsti approfondimenti di indagine da effettuare per l'identificazione delle categorie di sottosuolo previste dalla norma in termini di spessori e descrizione litologica.

Nelle zone classificate come suscettibili di instabilità sono necessari approfondimenti di indagine, sin dalle prime fasi della progettazione per gli edifici di nuova edificazione o per gli interventi di demolizione e ricostruzione.

Finalità della carta è di fornire al progettista una idea del tipo di problemi particolari che si possono manifestare in occasione di un terremoto ed una prima indicazione su quali approfondimenti possono essere opportuni e in quali zone.

La legenda della carta, e le sue modalità di redazione, seguono gli Indirizzi e Criteri per la Microzonazione sismica realizzati dal dipartimento di Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri e deve evidenziare sia le problematiche geologiche che gli effetti di sito attendibili in quell'area ed in particolare le zone che devono essere individuate sono quelle costituite prevalentemente da: fenomeni franosi in atto e quiescenti; aree potenzialmente franose; aree di fondovalle; aree caratteristiche da possibili fenomeni di liquefazione, etc.

c) Carta della suscettività del territorio.

Con la scorta delle informazioni acquisite attraverso le carte di cui ai precedenti punti a) e b), la carta della suscettività del territorio deve evidenziare, nell'ambito del piano, sub-aree idonee all'edificazione e, ove presenti, sub-aree non idonee poiché soggette a rischi naturali inaccettabili, nonché aree idonee  a condizione' di preventivi interventi di mitigazione del rischio (consolidamenti, regimazioni, bonifiche, etc.).

Le aree già urbanizzate e soggette a rischio devono essere oggetto di urgenti interventi di riduzione delle pericolosità naturali cui sono sottoposte, con procedure preferenziali di progettazione e finanziamento.

4.4 - Risultati delle indagini

Le aree suscettibili di modifiche dell'assetto territoriale ai fini urbanistici, dove dagli studi effettuati siano emerse problematiche connesse con la pericolosità sismica locale e/o geologica (amplificazione del moto del suolo, instabilità e/o cedimenti, particolari situazioni morfologiche, fenomeni di liquefazione, etc.), in accordo con quanto previsto dalle Norme Tecniche per le Costruzioni di cui al D.M. 14 gennaio 2008, possono essere oggetto, qualora se ne ravvisi la necessità in relazione alle previsioni dello strumento urbanistico, di specifici approfondimenti di indagine a scala di maggiore dettaglio e con l'ausilio di tecniche specialistiche (prospezioni geofisiche) e di indagini dirette (sondaggi meccanici, prove geotecniche, prove in situ ed in laboratorio, ecc.).

4.4.1 Procedure per la predisposizione delle indagini

Per quanto riguarda la densità areale media dei punti di esplorazione, valori orientativi possono essere considerati compresi tra 1-2 prova-indagine/ha per gli studi relativi agli strumenti urbanistici generali e particolareggiati.

I valori più alti devono essere riservati alle zone con più alto valore espositivo, alle zone con terreni di copertura meno compatti e consistenti ed alle zone che presentano una maggiore variabilità di caratteristiche.

La localizzazione va stabilita in relazione alla possibile maggiore suscettibilità dei terreni a dar luogo a fenomeni locali, allo stato delle conoscenze preesistenti, alla possibilità di accesso.

I valori indicati non riguardano le zone instabili, dove i punti di esplorazione devono essere molto ravvicinati e le indagini spinte fino alla profondità necessaria per individuare la geometria e i caratteri delle formazioni di caratteristiche scadenti.

Per gli studi di piano attuativo (PTA) e per i piani di lottizzazione (PdL) i valori di densità areale delle indagini devono essere compresi tra 4-8 prova-indagine/ha con i medesimi criteri di indirizzo precedentemente esposti. Stante l'onerosità di tali indagini, si raccomanda, qualora non fossero dimostratamente sufficienti i dati esistenti, di ricorrere ad esse solo nei casi puntualmente e realmente accertati, in aree limitate ed in numero contenuto, previa elaborazione di un dettagliato programma qualiquantitativo delle indagini.

4.5 - Relazioni di settore e relazione finale

La cartografia prodotta e le eventuali indagini dovranno essere corredate da specifiche ed esaurienti relazioni di settore indicanti le metodologie utilizzate ed i risultati conseguiti.

La relazione finale dovrà contenere una sintesi generale nonché le eventuali prescrizioni con tutte le informazioni tecniche utilizzabili dal progettista ai fini della redazione e della gestione dello strumento urbanistico in rapporto alle problematiche geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche e di riduzione del rischio sismico.

La relazione finale dovrà inoltre evidenziare, con l'ausilio di apposita cartografia, le aree, anche al di fuori del piano ma nell'ambito del bacino idrografico, che necessitano di urgenti interventi di manutenzione e/o consolidamento che, per le loro condizioni, potrebbero essere interessate da gravi fenomeni di dissesto idrogeologico ed essere causa di notevoli rischi per cose e persone.

Stante la complessa e talvolta rapida dinamica del territorio, si rende necessario un aggiornamento di tutta la cartografia di sintesi, almeno una volta ogni decennio e, comunque, sempre dopo eventuali gravi fenomeni di dissesto capaci di modificare profondamente il territorio (grandi frane, alluvioni, etc), e dopo eventi degenerativi del suolo (incendi, disboscamenti, etc).

Nelle zone ad elevata vulnerabilità si raccomanda comunque un costante monitoraggio del territorio da parte degli enti gestori attraverso personale tecnico specializzato.

5. - ESTENSIONE TERRITORIALE E SCALA DEGLI ELABORATI CARTOGRAFICI

5.1 - Per la redazione degli strumenti urbanistici generali e prescrizioni esecutive, nonché per la revisione e rielaborazione di quelli non corredati da idoneo studio geologico, dovranno essere effettuate le indagini e gli studi prima specificati, corredati dalla cartografia secondo l'allegato schema (allegato A).

5.2 - Per la redazione dei piani attuativi (P.P., P.P.R., P.E.E.P., etc.) di strumenti urbanistici non corredati da idonei studi geologici si potrà procedere, previo assenso di questo Assessorato, alla redazione della carta litotecnica e di eventuali altre carte di cui al superiore schema.

Gli strumenti urbanistici corredati di studio geologico comprendente la carta geologico-tecnica o litotecnica, saranno integrati dalle carte di sintesi di cui al precedente punto 4.3.

6. - CONCLUSIONI

Si richiama l'attenzione degli enti in indirizzo alla scrupolosa osservanza delle superiori direttive onde pervenire ad una significativa riduzione del rischio geologico (frane, alluvioni, terremoti, eruzioni vulcaniche, ecc.) nella nostra Regione che presenta un elevato livello di rischio, sia per oggettive condizioni naturali che in conseguenza di errati interventi antropici che ne hanno ulteriormente elevato il livello e la pericolosità.

Gli studi di microzonazione sismica finanziati nell'ambito del Piano nazionale per gli interventi di prevenzione del rischio sismico previsti dall'art. 11 del D.L. 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, dovranno essere recepiti negli strumenti urbanistici vigenti così come disposto dall'art. 5, comma 3, delle OPCM, rispettivamente, nn. 3907/2010 e 4007/2012. Delle risultanze di tali studi dovranno altresì tener conto sia gli strumenti urbanistici in fase di redazione, sia quelli che saranno redatti successivamente all'avvenuta trasmissione ai Comuni interessati dagli studi medesimi.

Il dipartimento regionale della protezione civile avrà cura di informare i comuni interessati circa lo stato degli studi di microzonazione sismica redatti nell'ambito del Piano nazionale per gli interventi di prevenzione del rischio sismico ai sensi della legge n. 77/2009.

L'Assessore: ARICO'

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