
ASSESSORATO DEI BENI CULTURALI ED AMBIENTALI E DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
DECRETO 6 novembre 2009
G.U.R.S. 27 novembre 2009, n. 54
Dichiarazione di notevole interesse pubblico dell'area "lungo la strada provinciale n. 25 Ragusa - Marina di Ragusa tra le contrade Magnì e Camemi, dal torrente Cava Renna al vincolo del fiume Irminio", ricadente nel comune di Ragusa.
IL DIRIGENTE GENERALE DEL DIPARTIMENTO REGIONALE DEI BENI CULTURALI E AMBIENTALI, DELL'EDUCAZIONE PERMANENTE E DELL'ARCHITETTURA E DELL'ARTE CONTEMPORANEA
Visto lo Statuto della Regione;
Visto il D.P.R. 30 agosto 1975, n. 637, recante norme di attuazione dello Statuto della Regione Siciliana in materia di tutela del paesaggio, di antichità e belle arti;
Visto il T.U. delle leggi sull'ordinamento del governo e dell'amministrazione della Regione Siciliana, approvato con D.P.R. 28 febbraio 1979, n. 70;
Vista la legge regionale 1 agosto 1977, n. 80;
Vista la legge regionale 7 novembre 1980, n 116;
Visto il regolamento di esecuzione approvato con R.D. 3 giugno 1940, n. 1357;
Visto il parere prot. n. 2364/336.01.11 dell'8 febbraio 2002, reso dalla Presidenza della Regione - Ufficio legislativo e legale, che attribuisce il potere di firma dei provvedimenti di vincolo paesaggistico al dirigente generale, di cui all'art. 139 del T.U. n. 490/99, oggi art. 142 del decreto legislativo n. 42 dell'1 maggio 2004, e successive modifiche ed integrazioni;
Visto l'art. 8 della legge regionale 15 maggio 2000, n. 10;
Visto il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante il codice dei beni culturali e del paesaggio;
Visto il decreto legislativo 24 marzo 2006, n. 157, recante "Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione al paesaggio", pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 97 del 27 aprile 2006 - supplemento ordinario n. 102;
Visto il decreto legislativo 26 marzo 2008, n. 63, recante "Ulteriori disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione al paesaggio", pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 84 del 9 aprile 2008;
Vista la legge regionale n. 19 del 16 dicembre 2008, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana n. 59 del 24 dicembre 2008, sull'ordinamento del governo e dell'amministrazione regionale;
Visto il decreto n. 9020 del 22 ottobre 2005, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana n. 18 del 7 aprile 2006, con il quale è stata ricostituita per il quadriennio 2005/2009 la commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Ragusa;
Esaminato il verbale redatto nella seduta del 9 gennaio 2009, con il quale la commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Ragusa ha proposto al primo punto all'ordine del giorno di sottoporre a vincolo paesaggistico, ai sensi dell'art. 138 del decreto legislativo n. 42/2004, e successive modifiche ed integrazioni, l'area "lungo la strada provinciale n. 25 Ragusa - Marina di Ragusa (RG) tra le contrade Magnì e Camemi, dal torrente Cava Renna al vincolo del fiume Irminio", ricadente nel comune di Ragusa, delimitata perimetralmente secondo quanto descritto nella relazione allegata al verbale del 9 gennaio 2009, a cui si rimanda e che fa parte integrante del presente decreto;
Accertato che il verbale del 9 gennaio 2009, contenente la suddetta proposta di vincolo, la relazione e la relativa planimetria sono stati pubblicati all'albo pretorio del comune di Ragusa dal 2 febbraio 2009 al 4 maggio 2009 e depositati nella segreteria del comune stesso per il periodo previsto dall'art. 139, comma 1, del decreto legislativo n. 42/2004, e successive modifiche ed integrazioni;
Visto l'allegato alla nota prot. n. 1081 del 4 settembre 2009 della Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali di Ragusa, con il quale la stessa Soprintendenza ha trasmesso una relazione integrativa che descrive in maniera dettagliata i confini dell'area da tutelare;
Vista la nota prot. n. 1190 dell'1 ottobre 2009 della Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali di Ragusa, nella quale la stessa Soprintendenza chiarisce che la proposta di vincolo relativa alla strada di collegamento S.P. 25 tra Ragusa e Marina di Ragusa è formulata ai sensi della lett. d, dell'art. 136, del decreto legislativo n. 42/2004 e successive modifiche ed integrazioni, trattandosi di bellezze panoramiche;
Accertato, altresì, che - come previsto dall'art. 139, comma 2, del decreto legislativo n. 42/2004, e successive modifiche ed integrazioni - dell'avvenuta proposta e pubblicazione è stata data notizia su tre quotidiani, due a diffusione regionale (Quotidiano di Sicilia e La Gazzetta del Sud) ed uno a diffusione nazionale (Il Giornale), giusta nota della Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Ragusa, prot. n. 755 del 16 giugno 2009;
Accertato, altresì, che - come previsto dall'art. 139, comma 2, del decreto legislativo n. 42/2004, e successive modifiche ed integrazioni - dell'avvenuta proposta e pubblicazione è stata data notizia nei siti informatici della Provincia regionale di Ragusa e della Regione Siciliana, dipartimento beni culturali ed ambientali, dell'educazione permanente e dell'architettura e dell'arte contemporanea;
Viste le osservazioni alla proposta di vincolo paesaggistico denominato "lungo la strada provinciale n. 25 Ragusa - Marina di Ragusa (RG) tra le contrade Magnì e Camemi, dal torrente Cava Renna al vincolo del fiume Irminio", ricadente nel comune di Ragusa, prodotte da Confindustria Ragusa, (inviata l'1 luglio 2009) e pervenuta presso questo Assessorato il 6 luglio 2009, e dal sig. Salvatore Macauda, nella qualità di legale rappresentante della ditta F.lli Macauda S. & E. s.n.c., (inviata il 2 luglio 2009) e pervenuta presso questo Assessorato il 7 luglio 2009;
Ritenuto che tali osservazioni sono state presentate oltre i termini previsti dall'art. 139, comma 5, del decreto legislativo n. 42/2004 e successive modifiche ed integrazioni;
Vista la nota prot. n. 1189 dell'1 ottobre 2009, nella quale la Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali di Ragusa dichiara di avere ricevuto le osservazioni di Confindustria di Ragusa, del sig. Macauda Salvatore e della Provincia regionale di Ragusa, tutte in data 6 luglio 2009, e che le stesse sono state presentate oltre i termini previsti per legge;
Ritenuto quindi immediatamente comprovato, sulla base degli atti di cui sopra, che le motivazioni riportate nella relazione allegata al verbale del 9 gennaio 2009 sono sufficienti e congrue rispetto alla proposta di vincolo formulata e testimoniano l'esigenza di proteggere un ambiente singolare, che presenta tutti i requisiti per essere oggetto di una studiata e corretta tutela che impedisca alle bellezze naturali e paesaggistiche della zona in questione di subire alterazioni di degrado irreversibili;
Considerato, quindi, nel confermare la proposta di vincolo in argomento, di potere accogliere nella loro globalità le motivazioni espresse in maniera sufficiente e congrua dalla commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Ragusa nella relazione allegata al verbale del 9 gennaio 2009, i cui confini sono correttamente evidenziati nella planimetria ivi allegata e descritti in dettaglio nell'allegato alla nota prot. n. 1081 del 4 settembre 2009 della Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali di Ragusa, documenti ai quali si rimanda e che formano parte integrante del presente decreto;
Ritenuto, pertanto, che nella specie ricorrono evidenti motivi di pubblico interesse, per il cospicuo carattere di bellezze naturali, paesaggistiche, storico-architettoniche, panoramiche oltre che geologiche e geomorfologiche, che suggeriscono l'opportunità di sottoporre a vincolo paesaggistico l'area "lungo la strada provinciale n. 25 Ragusa - Marina di Ragusa (RG) tra le contrade Magnì e Camemi, dal torrente Cava Renna al vincolo del fiume Irminio", ricadente nel comune di Ragusa, in conformità alla proposta verbalizzata dalla commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Ragusa nella seduta del 9 gennaio 2009;
Rilevato che l'apposizione del vincolo comporta l'obbligo per i proprietari, possessori o detentori, a qualsiasi titolo, degli immobili ricadenti nella zona vincolata, di presentare alla competente Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali di Ragusa, per la preventiva autorizzazione, qualsiasi progetto di opere che possa modificare l'aspetto esteriore della zona stessa;
Visto l'art. 140 del decreto legislativo 24 gennaio 2004, n. 42, e successive modifiche ed integrazioni;
Decreta:
Per le motivazioni espresse in premessa, l'area "lungo la strada provinciale n. 25 Ragusa - Marina di Ragusa (RG) tra le contrade Magnì e Camemi, dal torrente Cava Renna al vincolo del fiume Irminio", ricadente nel comune di Ragusa, descritta nel verbale del 9 gennaio 2009 della commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Ragusa, corredato dalla relazione, e delimitata nella planimetria ivi allegata, così come specificata in dettaglio nell'allegato alla nota prot. n. 1081 del 4 settembre 2009 della Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali di Ragusa, che sono parti integranti del presente decreto, è dichiarata di notevole interesse pubblico, ai sensi e per gli effetti dell'art. 136, lett. d, del decreto legislativo n. 42/2004, e successive modifiche ed integrazioni e dell'art. 9 del regolamento di esecuzione, approvato con R.D. 3 giugno 1940, n. 1357.
Il presente decreto sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, unitamente al verbale del 9 gennaio 2009 della competente commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Ragusa, alla relazione, alla planimetria e all'allegato alla nota prot. n. 1081 del 4 settembre 2009, di cui sopra è cenno, ai sensi degli artt. 140, comma 3, del decreto legislativo n. 42/2004, e successive modifiche ed integrazioni, e 12 del R.D. n. 1357/1940.
Una copia della Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana contenente il presente decreto sarà trasmessa entro il termine di mesi uno dalla sua pubblicazione, per il tramite della competente Soprintendenza, al comune di Ragusa, perché venga affissa per 90 giorni all'albo pretorio del comune stesso.
Altra copia della Gazzetta sarà contemporaneamente depositata presso gli uffici del comune di Ragusa dove gli interessati potranno prenderne visione.
La Soprintendenza competente comunicherà a questo dipartimento la data dell'effettiva affissione del numero della Gazzetta sopra citata all'albo del comune di Ragusa.
Avverso il presente decreto è ammesso ricorso giurisdizionale innanzi al T.A.R. entro 60 giorni dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, nonché ricorso gerarchico al dirigente generale di questo dipartimento entro 30 giorni decorrenti dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana.
Palermo, 6 novembre 2009.
Il dirigente generale ad interim: EMANUELE
VERBALE DELLA COMMISSIONE PROVINCIALE PER LA TUTELA DELLE BELLEZZE NATURALI E PANORAMICHE
L'anno duemilanove, il giorno nove del mese di gennaio, alle ore 10,30, si è riunita, nella sede della Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali di Ragusa, la commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche della provincia di Ragusa, nominata con decreto n. 9020/2005, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana n. 18 del 7 aprile 2006, convocata ai sensi dell'art. 14 del R.D. 3 giugno 1940, n. 1357 e successive modifiche con nota n. 09/SOPR. del 7 gennaio 2009, per discutere il seguente ordine del giorno:
1) proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico, art. 138 del testo coordinato, decreti legislativi n. 42/2004, nn. 156, 157 e nn. 62 e 63, del territorio ragusano lungo la strada provinciale n. 25 che collega Ragusa a Marina di Ragusa;
2) varie ed eventuali.
Sono presenti: l'arch. Vera Greco, presidente e soprintendente di Ragusa, i componenti della commissione sigg.:
- arch. Loredana Arezzi;
- arch. Vittorio Battaglia;
- arch. Florinda Cavarra;
- ing. Giuseppe Guglielmino;
- arch. Salvatore Trincali;
- geol. Pietro Spadaro.
Per il comune di Ragusa l'ass. Francesco Barone, l'arch. Calogero Rizzuto, responsabile del servizio paesaggistico della Soprintendenza di Ragusa, la dott. Corallo Rosa segretario della commissione.
Il presidente, verificato il numero legale, passa al primo punto dell'ordine del giorno; illustra quali sono le motivazioni che hanno portato alla determinazione di proporre come area di notevole interesse pubblico quella lungo la strada provinciale n. 25 Ragusa - Marina di Ragusa, tra le contrade Magnì e Camemi, dal torrente Cava Renna al vincolo del fiume Irminio.
La commissione ha effettuato in data 23 giugno 2008 un sopralluogo per verificare l'area oggetto della proposta e per valutare i suoi confini.
Successivamente, in data 9 luglio 2008, la commissione si è riunita per definire i limiti dell'area da sottoporre a tutela. Il segretario della commissione legge la relazione preparata a supporto del vincolo.
Segue una discussione dalla quale emerge che i componenti della commissione sono favorevoli alla proposta di vincolo e alla sua delimitazione.
Concludendo il dibattito il presidente invita i componenti della commissione presenti a votare sulla proposta in questione, i componenti votano all'unanimità favorevolmente.
Si dichiara chiusa la seduta.
Il presidente: Greco
Rizzuto
I componenti la commissione: Arezzi, Guglielmino, Cavarra, Battaglia, Spadaro, Tringali, Barone
Il segretario della commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche: Corallo
PROPOSTA DI DICHIARAZIONE DI NOTEVOLE INTERESSE PUBBLICO DELL'AREA COMPRESA TRA CONTRADA MAGNI', E CONTRADA CAMEMI LUNGO LA STRADA PROVINCIALE PER MARINA DI RAGUSA.
L'area oggetto della proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico si trova nel territorio comunale di Ragusa e si estende lungo la strada provinciale che collega il capoluogo alla frazione rivierasca di Marina di Ragusa, da contrada Magnì, periferia dell'area industriale di Ragusa, sino a contrada Camemi.
Procedendo da monte a valle l'area degrada verso il mare lungo il pendio della Cava Renna-Grassullo da un lato e lungo il limite orientale del vincolo del fiume Irminio (di cui al decreto n. 1214 del 25 luglio 1981, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana n. 47 del 3 ottobre 1981) dall'altro.
Complessivamente il territorio è descrivibile come diviso in due fasce principali, una a nord-est di pendio, raccordo tra l'altipiano ibleo e la costa, solcata da diverse cave, e l'altra a sud-ovest, caratterizzata da basse colline e successivamente dalla pianura fino al mare.
Il territorio dolcemente scosceso della prima fascia presenta una natura particolarmente interessante.
Comprende le contrade Scifazzo, Magnì, Magazzinazzi, Trebastoni, Pozzillo Cutalia, Palazzola, Papaleo, Gisolfo, Buttarella, Pianicella, Ficazza, Pulce, Caddame, Fontane, Grassullo, Gatto Corvino, Cerasella, Camemi, Fontana nuova e Mangiabove.
La valle del torrente di Cava Renna rappresenta un limite naturale del vincolo e raccoglie vari affluenti in sinistra idrografica quali la cava Cavallari, Grassullo e San Paolo di notevole interesse paesaggistico, un'area dove la natura rimane conservata grazie all'uso che se ne fa del suolo.
La zona che prende il nome di Cava di San Paolo, nel tratto tra Grassullo e la Palazzola, quasi sempre asciutta e secca per la carenza di acque sorgive, assume l'aspetto di una florida area boscosa per la presenza di numerosi carrubi ed ulivi, di evidente origine colturale, e per l'eccezionale persistere di antichi querceti, costituenti primari della vegetazione forestale originaria mantenutasi tale per millenni, ma via via contrattasi per l'espandersi dell'agricoltura e della pastorizia. I querceti di San Paolo, costretti a sopravvivere con pochi esemplari solamente in ambienti particolari, quali le pendici del fondovalle e i versanti delle ombrose "forre" di Buttarella, impossibili da coltivare, sono rappresentati da lecci e roverelle, con una diversa distribuzione spaziale e una diversa formazione a terra della vegetazione di sottobosco.
Un tempo questi luoghi erano ricchi di boschi, come ci viene tramandato dagli autori del passato, ed erano rifugio per uomini e animali grazie anche alle numerose sorgenti e ai corsi d'acqua.
Carattere saliente di questo territorio, e non soltanto dal punto di vista percettivo, è la pianta del carrubo. Diffuso in ampie zone della provincia di Ragusa, questa pianta costituisce una specifica risorsa agricola ma ha anche, e da sempre, disegnato il paesaggio delle valli e delle colline del ragusano, creando un indissolubile legame tra le sue chiome e le esigenze produttive dell'uomo nella campagna.
Al centro dei seminativi sin dagli inizi del XIX secolo, i carrubi venivano in massima parte utilizzati per l'alimentazione dei bovini e degli equini (raggiungendo livelli ragguardevoli di produzione), ma anche per la produzione dell'alcool e per uso alimentare umano (negli anni delle gravi crisi economiche).
Dopo gli anni trenta a causa dell'introduzione dei mezzi meccanici in agricoltura la domanda del prodotto ha subito una significativa riduzione e questa ha provocato un crollo dei prezzi e una successiva riduzione delle superfici coltivate.
Il territorio da vincolare è stato da sempre abitato dall'uomo ed i resti presenti ne sono una testimonianza.
Le aree pianeggianti erano utilizzate nella coltivazione del grano e sono sempre state "luoghi di lavoro".
Dal punto di vista geologico, il territorio da vincolare è caratterizzato quasi nella totalità dagli affioramenti carbonatici della formazione Ragusa costituiti da sedimenti calcareo calcareniticomarnosi del Miocene inferiore: solcate da strutture tettoniche di origine recente su cui si sono impostate incisioni con direzione prevalente nord-est/sud-ovest quali il fiume Irminio da un lato e dalla Cava Renna (e dalla prosecuzione del torrente Grassello) a ovest. Nella parte sud-orientale le direzioni tettoniche cambiano orientandosi lungo l'asse nord-sud.
Procedendo verso il mare, la morfologia è quella tipica delle superfici di o abrasione marina del pleistocene medio con ampie terrazze e fondovalle alluvionali. Lungo i pendii sono presenti brecce di versante dovute allo smantellamento della formazione ragusana.
Dal punto di vista biotico la natura è fondamentalmente conservata lungo i versanti e nelle cave (Renna-Grassullo, San Paolo ecc.) popolati da diversi aspetti della macchia. Nel fondovalle la vegetazione riparia è stata sostituita dalla macchia mediterranea composta da euforbia arborea e olivastro o palma nana, ed è anche presente la macchia bassa rupestre o gariga; in alcune zone è presente anche la prateria steppica ad ampelodesma.
Mammiferi, uccelli, rettili ed anfibi rispecchiano la fauna tipica iblea. Tra i mammiferi che trovano riparo, specie nelle cave, sono da segnalare il riccio e il coniglio, mentre fra gli uccelli sono ancora presenti i rapaci.
Il paesaggio è ricco di particolarità biotiche e abiotiche che costituiscono un ricco patrimonio, la capacità, in tempi relativamente brevi, di riappropriarsi del territorio da parte della flora, e quindi della fauna, rendono le cave un tesoro inestimabile, ma soprattutto ampliabile: a partire dall'eliminazione di fattori di disturbo di origine esclusivamente antropica.
Gli spazi che dall'altopiano ibleo scendono verso il litorale costituiscono un paesaggio di notevole valore storico, ricco di testimonianze che raccontano un abitare costante nel tempo, un patrimonio etno-antropologico ed ambientale di elevato valore culturale.
Il paesaggio agrario è caratterizzato da campi chiusi da un fitto reticolo di muretti a secco, retaggio del sistema enfiteutico introdotto nel XIV secolo e da terrazzamenti modellati sulle curve di livello dei terreni.
Gli elementi facilmente leggibili nell'ambiente e che lo caratterizzano sono e riguardano il continuo e multiforme rapporto fra l'uomo e la pietra, tracce di storia affidate alla roccia calcarea che gli uomini hanno saputo scavare e utilizzare per ricavare masserie, umili dimore, costruzioni utilitaristiche, muri di recinzione, torri, muragghi, edicole, manniri ecc.
Tra i campi si ritrovano diversi manufatti di grande valore storico e etnoantropologico quali i muragghi, manufatti in pietra a secco nati per esigenze funzionali, liberare il terreno dalle pietre e contemporaneamente, quando raggiungono altezze ragguardevoli, utilizzarli come punti di vedetta.
Tre di essi, in contrada Tribastone, sono stati realizzati con raffinate soluzioni estetiche, due a tronco di cono con scalette a spirale, uno a parallelepipedo.
Più in basso, in contrada Grassullo, si trovano le casematte costruite durante la seconda guerra mondiale per contrastare la penetrazione nell'entroterra delle truppe alleate.
Lungo tutto il percorso si trovano diverse straordinarie masserie con i loro bagli; case rurali singole e a gruppi, abbeveratoi, diverse edicole votive all'incrocio tra strade, labili segni incompresi di un patrimonio d'arte, cultura e fede, i mannaruna, caratteristici manufatti in pietrame a secco realizzati attorno ai tronchi degli alberi giovani per proteggerli dagli animali al pascolo, saje ecc.
Queste opere raccontano e ricordano una civiltà che ci ha preceduto con i suoi valori e la sua storia che è bene non dimenticare.
Nell'antichità questa fascia di territorio è stata occupata, come tra l'altro nell'ottocento e nel novecento, da un numeroso gruppo di edifici rurali sparsi o anche raggruppati.
Queste forme insediative, legate alla giacitura plano-altimetrica del territorio, ma anche alla vegetazione, costituiscono l'habitat emblematico e caratterizzante del paesaggio antico e moderno.
Tutta la cuspide sud-orientale della Sicilia, fra il VII e l'VIII sec. a.C., è caratterizzata da un insediamento rurale sparso di tipo fortificato, cioè da veri e propri "Kastellia", e da un incastellamento, a "Kastra", diffuso negli speroni rocciosi, alla confluenza delle grandi vallate fluviali. E' questo il tipico popolamento che precede la conquista araba e il fenomeno dell'insediamento rupestre: i cronisti che scrivono intorno al 750 d.c. (Ibn al-Atir, An Nuwayri) descrivono uno scenario di villaggi di fattorie - fortificate diffuse ed insediate nell'altopiano.
Nel secolo scorso, soprattutto, i resti di questi villaggi erano ben visibili sull'altopiano ibleo e Paolo Orsi documentò vari ruderi di case.
In particolare, nell'ambito dell'area sopra indicata, fra il fiume Irminio e Cava Renna, è stato possibile individuare resti di edifici rurali con le relative necropoli a Magazzinazzi, Giubiliana, Renna, Grassullo, Pianicella. Tuttavia, occorrerà, ancora, acquisire altre conoscenze sul territorio per tentare una sintesi completa ed articolata sulle tendenze di distribuzione ed occupazione dell'area in epoca proto-araba.
La tecnica edilizia impiegata nelle costruzioni di queste fattorie - fortificate è molto singolare: grandi e pesanti blocchi di calcare appena sbozzati, di forma parallelepipeda, grossolanamente messi in opera a più filari sovrapposti. L'assenza costante di legamenti cementizi in questi edifici ha probabilmente accentuato l'uso e la diffusione di questa tecnica "megalitica". Non si sono ravvisati, tra l'altro, neanche mattoni. Solamente blocchi di calcare accostati, messi in opera completamente a secco, sovrapposti in maniera quasi incoerente avvolti con un doppio parametro litico, ed emplekton all'interno. E' lo spessore di questa muratura, certe volte considerevole, su cui si basa la statisticà dell'elevato edificio.
Sicuramente la copertura di queste fattorie bizantine con tegole cotte, striate sulla superficie, che dovevano essere sostenute da una intelalatura lignea, a doppio spiovente.
Gli edifici avevano quasi sempre un solo corpo edilizio centralizzato, di forma quadrata, trapezoidale o rettangolare, molto allungata. In molti casi è probabile che la fattoria aperta su un cortile era anche recintata con un solido muro e con vere e proprie torri di avvistamento sulla campagna o di difesa. A volte sono presenti dei siloi, per la conservazione delle derrate alimentari, come in contrada Pianicella. L'edificio era diviso internamente, da vari tramezzi in muratura, in tre o quattro ambienti, spesso giustapposti e non comunicanti fra di loro.
Per il resto, l'immagine complessiva di questi edifici è proprio quella di un agglomerato di fattorie disposte in maniera disorganica, senza un apparente coordinamento spaziale fra i singoli complessi. Ogni unità edilizia appare piuttosto autosufficiente pur se sfrutta alcune attrezzature comuni.
Catalogo delle aree con edifici rurali di età bizantina:
Magazzinazzi
Vincolo art. 142, lett. m, decreto legislativo n. 42/2004
Scavi Orsi 1927.
Vari edifici rurali con tombe sparse.
Renna
Vincolo decreto n. 6645 del 21 agosto 1993
Ricerche di superficie, Sopr. 1993
circa cinquanta ipogei e fosse sub-divo di età tardo-antica e bizantina
Pianicella
Vincolo decreto n. 5400 dell'11 marzo 1994
Ricerche di superficie 1993
Le località Pianicella, Palazzola, Ficazzi, e Lirici hanno un epicentro naturale nelle case Scrofani. Si tratta, indubbiamente, del centro abitativo ed economico dell'intera zona, messa a coltura intensiva proprio agli inizi del 1700. Ed è probabile che per questa area si sia trattato di una vera e propria riabitazione e rioccupazione per lo sfruttamento agricolo delle terrazze confinanti con la vallata del fiume Irminio. Ciò, perché, proprio l'area attorno alle case Scrofani risulta essere stata intensamente abitata in antico, in più punti.
Ovviamente, la potenzialità agricola di queste contrade, come abbiamo detto, è rimasta immutata nel corso di secoli. In particolare, risultano esistere consistenti gruppi di abitazioni antiche nei terreni che ricadono nelle particelle catastali 47, 48, 24, 25, 54, 55, del F. 230 e nelle particelle 2, 3, 21, 22, 28, 29, 30, 23, 67 del F. 231 di Ragusa. L'esistenza di un antico villaggio è stata segnalata alla Soprintendenza per i beni culturali di Ragusa a seguito di alcuni lavori di spietramento superficiale del terreno. In occasione del sopralluogo e di alcune ricerche avviate nell'area, è stata notata l'esistenza di varie abitazioni e frammenti di ceramica di epoca tardo-romana bizantina. Notevoli strutture murarie, di carattere monumentale, sono state rintracciate e documentate nel corso di accertamenti promossi dalla Soprintendenza di Ragusa dall'8 ottobre 1993 al 15 ottobre 1993. Questi accertamenti, che hanno fruttato risultati insperati, si sono resi necessari dal fatto che l'area stava per essere sottoposta a trasformazione fondiaria, di tipo irreversibile. E' emersa, in seguito, l'esistenza di un vero e proprio agglomerato di case, evidenti sul piano di campagna senza rimuovere neanche un centimetro cubo di terreno. Esiste, infatti, negli appezzamenti di terreno sopracitati, un insieme di 40 case. In particolare, si tratta di case di forma quadrata o rettangolare, perimetrate da zoccoli murari resistentissimi, risparmiati in questi anni dai lavori agricoli, ma ora in parte danneggiati dai lavori di trasformazione.
Queste case presentano una superficie approssimativamente di circa 40-45 mq. e sono formate da almeno 4 vani, di cui uno è sicuramente un cortile. I muri perimetrali sono costituiti da pietre locali sbozzate accostate a due a due. Si tratta di un'antica tecnica costruttiva che dura dall'età arcaica fino all'età bizantina. Gli allineamenti di almeno due abitazioni e la dislocazione delle altre case fanno supporre che ci troviamo in presenza non di fattorie isolate ma di un vero e proprio piccolo villaggio bizantino e, addirittura, in un caso è stato possibile rintracciare anche una strada fra due case. In definitiva, si può dire che ci troviamo di fronte ad un lembo di un villaggio di età bizantina (IV-V sec. d. C.) singolarissimo per la disposizione topografica planimetrica e per la struttura e l'ossatura delle singole abitazioni. Si tratta di una testimonianza unica nel suo genere nel territorio pedemontano degli Iblei perché è un villaggio di carattere agricolo ben conservato.
Tutto questo paesaggio, che costituisce la cornice del territorio in antico occupato dalle fattorie bizantine, è meritevole di essere tutelato come cornice ambientale e perché nell'organizzazione stratificata del paesaggio, per le sue componenti, appare elemento fondamentale.
L'altipiano ibleo, ambiente naturale peculiare, dove l'antropizzazione dei luoghi nel corso dei secoli ha ubbidito alle regole dell'ordine naturale, è caratterizzato dalla profonda integrazione tra natura e costruito.
La storia del paesaggio, così come siamo abituati a vederlo, inizia nel XV secolo quando il Conte di Modica concede le prime terre in enfiteusi iniziando, pertanto, il processo di privatizzazione delle stesse.
Le testimonianze di questo processo stanno proprio nel lavoro sistematico di spietratura delle terre concesse e nell'uso delle pietre per realizzare le recinzioni dando origine ai caratteristici muri a secco per delimitare le proprietà. In ogni proprietà recintata nasce la masseria basata sull'allevamento e sulla cerealicoltura.
La maggior parte delle masserie e delle ville del territorio che degrada verso il mare, i cui proprietari appartenevano alla piccola e media nobiltà, derivata dall'enfiteusi e dalle professioni liberali che si attestarono a partire dal seicento nella tipologia tipica, sono edifici disposti lungo i quattro lati del cortile, con accesso da un porticato con la casa del proprietario, a due piani, disposta di fronte all'ingresso, oppure con edifici disposti solo su due o tre lati e i lati liberi chiusi con alti muri.
La "casina" del proprietario, con alloggio al primo piano, tradisce l'origine cittadina dello stesso, tantoché, in alcuni casi, i progetti vengono realizzati da architetti che operano in città. Per esempio la villa Ottaviano, in contrada Montagnella, progettata dal geom. Interlandi.
Tale tipologia è presente dal XVIII secolo in poi, quando si incomincia a differenziare lo stato sociale tra massaro e padrone ed evidenziata nella differenza tra case rurali e villa destinata all'abitazione del padrone.
Molte di queste masserie vengono ristrutturate e ampliate tra la fine dell'ottocento e i primi decenni del novecento per rispondere alle nuove concezioni capitalistiche del periodo alcune diventano grossi insediamenti capaci di soddisfare tutti i bisogni della produzione: dai magazzini per i cereali, alle stalle.
Per quanto detto, si può comprendere la grande quantità di ville padronali e masserie presenti nel territorio fra le quali è opportuno citare Torre di Mastro, contigua al territorio da vincolare, edificata intorno ad una torre del quattrocento.
Venute meno le capacità produttive impostate secondo le vecchie logiche di produzione, oggi si assiste ad un doppio fenomeno di trasformazione, uno mirato alla formazione di aziende agricole moderne e l'altro, sicuramente più importante e significativo, legato alla trasformazione delle vecchie aziende in aziende agrituristiche che incominciano ad essere, vista anche la quantità, un momento importante per la crescita turistica della provincia, legata, oltretutto, alla bellezza significativa del paesaggio e delle stesse ville.
Pertanto, vista la peculiarità del paesaggio e delle ville esistenti, si ritiene che il territorio che da Ragusa degrada verso Mazzarelli debba essere tutelato facendo sì che il nuovo costruito e gli stessi interventi sui beni preesistenti si svolgano nel più assoluto rispetto di questo particolare paesaggio caratterizzato, appunto, dalla perfetta integrazione tra campagna ed emergenze architettoniche.
Si riporta di seguito l'elenco delle masserie emergenti nel territorio da sottoporre a vincolo e debitamente segnate nell'allegata cartografia.
Comune |
Località |
Denominazione |
|
186 |
Ragusa |
Contrada Camemi |
Camemi |
218 |
Ragusa |
Contrada Camemi |
Criscione |
219 |
Ragusa |
Contrada Magnì |
Di Martino |
220 |
Ragusa |
Contrada Pulce |
Ficazza |
223 |
Ragusa |
Contrada Utalia |
Nicastro |
224 |
Ragusa |
Contrada Montagnella |
Ottaviano |
229 |
Ragusa |
Contrada Palazzola |
Schininà |
231 |
Ragusa |
Contrada Camemi |
Spadola |
391 |
Ragusa |
Contrada Grassullo |
Masseria Grassullo |
486 |
Ragusa |
Contrada Trebastoni |
Masseria Renna |
487 |
Ragusa |
Contrada Trebastoni |
Chiesa M.SS. delle Grazie |
488 |
Ragusa |
Contrada Cava Renna |
Case Cartia |
491 |
Ragusa |
Contrada Schifazzo |
Villa Schifazzo |
493 |
Ragusa |
Contrada Palazzola |
Baglio Schininà |
494 |
Ragusa |
Contrada Palazzola |
Casa Schininà |
518 |
Ragusa |
Contrada Giubiliana |
Casa Nifosì |
550 |
Ragusa |
Contrada Pulce |
Casa Arrabito |
553 |
Ragusa |
Contrada Pianicella |
Cappella Pianicella |
b |
Ragusa |
Zaccaria - Ilice |
Villa Nifosì |
c |
Ragusa |
Pozzillo |
Casa Arezzo |
d |
Ragusa |
Giubiliana |
Casa Mazza |
e |
Ragusa |
Zaccaria |
Villa Cavallazza |
f |
Ragusa |
Magazzinazzi |
Chiesa Sant'Isidoro Agricola |
Per comprendere le forme degli attuali insediamenti è indispensabile suddividere il territorio da nord-est e sud-ovest, nella zona più scoscesa del "piede" del tavolato ibleo siamo in presenza di ampie zone di campagna disseminate di masserie e muretti a secco, oltre che di coltivazioni a cielo aperto. Mano a mano che ci avviciniamo alla costa, l'antropizzazione si manifesta con tutta la sua forza: serre e recenti costruzioni. Si tratta quindi di due modalità contrapposte, almeno nel senso dell'uso del suolo. A nord-est le costruzioni hanno, anche storicamente, uno sviluppo esclusivamente finalizzato alla produzione agricola e residenziale estiva.
A questa forma del costruire, diffusa peraltro nell'intera provincia, si aggiunge un'inedita disseminazione di "villaggi" (villaggio Camemi, 2000, Orchidea, Cerasella), il cui intento "urbanizzante" mal si concilia con la distanza dai reali servizi e centri civici, riducendosi, nei fatti, ad un insieme di seconde e prime case circondate da piccoli giardinetti.
Scopo del vincolo è di assicurare la salvaguardia dei valori paesistici, ambientali, morfologici e percettivi del paesaggio agrario, promuovere azioni per il riequilibrio naturalistico ed ecosistemico.
Gli indirizzi, le prescrizioni e le misure sono finalizzati alla salvaguardia dei valori paesaggistici con le singolarità biotiche e abiotiche, dei valori architettonici, archeologici, geomorfologici ed etnoantropologici che hanno da tempi antichi caratterizzato l'area di interesse che ora si intende tutelare.
Scopo del vincolo, oltre alla tutela, è quello di proporre azioni per il riequilibrio naturalistico, assicurando la fruizione visiva degli scenari e dei panorami, per la valorizzazione dei siti archeologici, per la salvaguardia e la conservazione dei beni architettonici e etnoantropologici, minimizzando l'impatto sul territorio dei detrattori visivi.
In particolare:
- il mantenimento delle attività e dei caratteri agricoli del paesaggio;
- la tutela dai fattori di inquinamento antropico;
- la protezione delle specie arboree e arbustive presenti nel territorio per la conservazione dell'ecosistema e degli habitat naturali;
- il riuso e la rifunzionalizzazione del patrimonio architettonico rurale, anche ai fini dello sviluppo del turismo rurale e dell'agricoltura;
- le nuove costruzioni devono essere a bassa densità tali da non alterare le caratteristiche tipiche dell'area e mantenere i caratteri sparsi dell'edificato agricolo;
- valorizzazione dell'identità storica dell'insediamento e mantenimento degli elementi spaziali, morfologici, tipologici e dei caratteri architettonici tradizionali; va evitata la saturazione tra il costruito e gli spazi agricoli e aperti, posti tra i diversi nuclei; gli eventuali ampliamenti devono favorire la permanenza di "angoli di visuale", in modo da conservare la leggibilità della strutturazione insediativa originaria;
- mantenimento e tutela dell'identità storica delle ville, dei giardini, dei bagli e delle masserie;
- restauro e recupero ambientale dei manufatti storici rurali e dei loro spazi verdi di pertinenza per la grande rilevanza paesistico-culturale, restituendo, ove persa, dignità culturale e paesistica agli edifici, ai manufatti, ai giardini e alle architetture vegetali;
- la tutela delle emergenze geologiche e biologiche;
- la riqualificazione urbanistica e ambientale delle aree di espansione mediante interventi di razionalizzazione degli spazi con il necessario inserimento di aree a verde, viali alberati, e di recupero paesaggistico;
- eventuali riserve idriche sulle coperture siano opportunamente occultate e/o mimetizzate;
- miglioramento della fruizione delle aree archeologiche.
Il limite dell'area da tutelare si snoda a partire da est dalla strada provinciale S.P. 25 per Marina di Ragusa verso nord lungo la strada interpoderale tra le contrade Magnì e Cimillà super villa Di Martino, continua girando a sinistra e percorre per 100 metri circa la strada che divide la contrada Mieta dalla contrada Magnì; il limite si attesta lungo l'alveo della Cava Renna e lungo tale corso d'acqua si snoda sino a contrada Parauta-Grassullo. Scende verso Ovest lungo la stradella che arriva sino a case Criscione e prosegue lungo la stessa direzione sino a villa Criscione, includendola per girare verso sud-ovest sino al villaggio Camemi. Prosegue verso sud lungo la strada interpoderale di contrada Fontane, superando il villaggio 2000 che resta escluso e scendendo sino ad incrociare l'alveo del torrente Taddarita e a raggiungere il limite del vincolo del fiume Irminio (decreto n. 1214 del 25 luglio 1981). Costeggia il limite del vincolo del f. Irminio sino al villaggio Pizzillo per risalire lungo la S.P. n. 81 e a raggiungere la strada provinciale per Marina di Ragusa.
PROPOSTA DI VINCOLO PAESAGGISTICO DELL'AREA COMPRESA TRA CONTRADA MAGNI' CONTRADA CAMEMI LUNGO LA STRADA PROVINCIALE PER MARINA DI RAGUSA - DESCRIZIONE DETTAGLIATA DEL LIMITE DEL VINCOLO.
Il limite dell'area da tutelare si snoda, a partire dal Km. 4+300 della strada provinciale S.P. 25 Ragusa-Marina di Ragusa, verso nord-ovest seguendo la strada interpoderale (tra le contrade Magnì e Cimillà) per 1.050 metri superando villa Di Martino che viene inclusa; continua girando verso ovest sud-ovest, percorrendo 100 metri circa lungo la strada che divide la contrada Mieta dalla contrada Magnì dalla quota 528,7 alla quota 523,3; il limite svolta verso nord-ovest e serpeggia in quella direzione lungo una strada interpoderale descrivendo un'ampia curva, prima verso nord poi verso ovest e infine scende verso sud per complessivi 850 metri, risale infine, dopo uno stretto tornante, verso nord nord-ovest per circa metri 180 e si attesta lungo l'alveo della Cava Renna. Lungo tale corso d'acqua si snoda sino all'incrocio del corso d'acqua stesso con la strada per Santa Croce Camerina (S.P. n. 37) al Km. 18+100 in corrispondenza con il ponte Grassullo, in contrada Parauta-Grassullo. Il limite percorre la S.P. 37 per 300 metri verso nord e devia lungo il muro a secco per 100 metri verso est sud-est e per altri 100 metri verso est sino a collegarsi alla stradella che percorre per altri 150 metri.
Scende verso sud-est per 600 metri lungo la strada interpoderale che arriva sino a case Criscione e prosegue, dopo aver descritto una "V", lungo la stessa direzione sino a villa Criscione includendola. Prosegue verso sud sino a incrociare la S.P. n. 25 Ragusa-Marina di Ragusa al Km. 15+400 nei pressi del Villaggio Camemi che ne resta escluso.
Prosegue verso sud sud-est serpeggiando lungo la strada interpoderale di contrada Fontane per 300 metri, svolta verso sud-ovest per 80 metri seguendo il muro a secco e tornando verso sud sud-est per 60 metri, torna a sud-ovest per 50 metri e ancora verso sud sud-est per 20 metri, va verso sud ovest per 45 metri verso sud sud-est per 30 metri descrive una curva a becco verso sud sud-ovest prima per 160 metri e poi verso sud per 60 metri oltre la quota 205,4, torna infine verso est per metri 180 sino a ricongiungersi con la strada interpoderale di contrada Fontane, include villa Spadola e il caseggiato Camemi con le sue pertinenze a quota 212,9 in contrada Camemi.
Il limite scende verso sud superando il villaggio 2000 che resta escluso dal vincolo e dopo aver fatto un tornante verso est per metri 150 ritorna verso ovest per metri 60; scende lungo la strada interpoderale di contrada Fontana per circa 700 metri sino alla curva a gomito dopo quota m. 124,1 al centro della quale prosegue in direzione sud sud-est lungo la stradella interpoderale per 450 metri, in contrada Fontane e sino ad incrociare la strada regionale n. 63 Palma-Ficazza che percorre per 900 metri.
Raggiunge il limite del vincolo del fiume Irminio, decreto n. 1214 del 25 luglio 1981, dove la S.R. n. 63 incrocia la S.P. n. 89. Costeggia il limite del vincolo del f. Irminio lungo la S.P. n. 78 Maggio-Caddame-Ferrante, la S.R. n. 83 Ficazza-Palma, la strada Scicli-Santa Croce, la S.P. n. 81 Serra Garofalo Pozzillo Ficazza sino al villaggio Pizzillo, includendolo, per risalire lungo la S.P. n. 81 nei pressi di casa Xiume sino a quota 540,4 e a raggiungere la strada provinciale per Marina di Ragusa.