
N.d.R. Il presente decreto è REVOCATO dall'art. 8, comma 1, del D.A. Salute 25 maggio 2023, n. 554.
ASSESSORATO DELLA SALUTE
DECRETO 12 dicembre 2011
G.U.R.S. 13 gennaio 2012, n. 2
Impianto transcatetere di protesi valvolare aortica in pazienti con stenosi valvolare severa sintomatica.
N.d.R. Il presente decreto è REVOCATO dall'art. 8, comma 1, del D.A. Salute 25 maggio 2023, n. 554.
L'ASSESSORE PER LA SALUTE
Visto lo Statuto della Regione;
Vista la legge 23 dicembre 1978, n. 833;
Visto il decreto legislativo n. 502/92 come modificato dal decreto legislativo n. 517/93 e, successivamente, ulteriormente modificato ed integrato dal decreto legislativo n. 229/99; Vista la legge regionale 15 maggio 2000, n. 10; Vista la legge regionale 14 aprile 2009, n. 5, "Norme per il riordino del Servizio sanitario regionale";
Visto il Piano sanitario regionale 2011-2013 che identifica l'area cardiologica come ambito prioritario di intervento per la Regione Siciliana;
Considerato che la stenosi aortica degenerativa calcifica è la valvulopatia più frequente nella popolazione occidentale e che l'impatto di questa patologia come problema di salute pubblica è un dato emergente determinato dallo stretto legame fra l'eziologia degenerativa ed il fenomeno dell'invecchiamento della popolazione;
Viste le stime epidemiologiche più recenti condotte in Europa e negli Stati Uniti che mostrano una prevalenza di stenosi aortica moderata-severa nel 4.6% della popolazione con età >75 anni, che arriva all'8.1% dopo gli 85 anni;
Visto che la sostituzione valvolare è la terapia di scelta poiché è l'unica in grado di modificare la prognosi nonché di migliorare significativamente la qualità di vita;
Considerato che l'intervento chirurgico, ritenuto a basso rischio di mortalità nella popolazione generale, può rappresentare un'opzione terapeutica non percorribile per un sottogruppo di pazienti nei quali il rischio operatorio è molto elevato o che sono giudicati inoperabili;
Considerato che la possibilità di impiantare una protesi aortica per via percutanea o per via trans apicale rende disponibile, per una larga parte dei pazienti ad alto rischio o non operabili, un trattamento efficace;
Considerato che ad oggi le procedure eseguite con tale tecnica si sono diffuse rapidamente e che sono già stati pubblicati in letteratura due documenti di consenso, uno della Società europea di chirurgia cardio-toracica con la Società europea di cardiologia, in collaborazione con l'Associazione europea di cardiologia interventistica per-cutanea pubblicato su Eur Heart J 2008; un altro dell'American Heart Association Council on Cardiovascular Surgery and Anesthesia, Council on Clinical Cardiology, Functional Genomics and Translation Biology Interdisciplinary Working Group, and Quality of Care and Outcomes Research Interdisciplinary Working Group. Pubblicato su Circulation 2008;
Visto che la procedura risulta essere già in uso in alcuni centri della Regione;
Visto che la Regione ha aderito allo Studio OBSER-VANT Studio osservazionale per la valutazione di appropriatezza, efficienza ed efficacia delle procedure AVR-TAVI nel trattamento della Stenosi Aortica, nell'ambito del progetto Mattoni del SSN e del programma PROGRESSI per la valutazione degli esiti di interventi sanitari, inserito nell'accordo di collaborazione tra il Ministero della salute
- Dipartimento dell'innovazione - Direzione generale dei farmaci e dispositivi medici e Istituto superiore di sanità.
Visto il Documento di consenso della Federazione italiana di cardiologia (FIC) - Società italiana di chirurgia cardiaca (SICCH) su "Impianto transcatetere di protesi valvolare aortica in pazienti con stenosi valvolare severa sintomatica" pubblicato sul Giornale italiano di cardiologia - volume 11, del 2010;
Considerato che il documento tecnico sull'applicazione non chirurgica delle valvole cardiache, elaborato dall'Assessorato della salute della Regione Siciliana a cura del gruppo di lavoro appositamente costituito durante la stesura del Piano sanitario regionale "Piano della salute 2011-2013", risulta in piena coerenza con il Documento di Consenso della Federazione italiana di cardiologia (FIC) Società italiana di chirurgia cardiaca (SICCH) su "Impianto transcatetere di protesi valvolare aortica in pazienti con stenosi valvolare severa sintomatica";
Considerato che è intendimento dell'Assessorato della salute procedere ad una revisione delle attuali modalità di gestione organizzativa di tale procedura, innovativa e dai costi elevati, orientandosi verso l'introduzione di un modello che coniughi i requisiti organizzativi, la professionalità degli operatori e il rispetto del principio dell'appropriatezza della prestazione;
Ritenuto di approvare le azioni previste nell'allegato documento tecnico al presente decreto "Impianto transcatetere di protesi valvolare aortica in pazienti con stenosi valvolare severa sintomatica", individuando i centri che per comprovata esperienza maturata nell'ambito della cardiologia invasiva rispondano ai requisiti descritti nel documento tecnico allegato;
Ritenuto, altresì, di destinare per la copertura dei costi della sperimentazione, della durata di due anni a far data dal 1° gennaio 2012, ed in particolare dei dispositivi (protesi valvolare aortica), la somma annua di euro 1.600.000,00, determinata in relazione al numero dei casi che si ritiene sarà possibile trattare nel periodo medesimo e nella misura di euro 8.000,00 per caso;
Per le motivazioni fin qui esposte;
Decreta:
N.d.R. Il presente decreto è REVOCATO dall'art. 8, comma 1, del D.A. Salute 25 maggio 2023, n. 554.
E' approvato il documento tecnico, allegato al presente decreto, su "Impianto transcatetere di protesi valvolare aortica in pazienti con stenosi valvolare severa sintomatica", che definisce:
- Indicazioni al trattamento della stenosi aortica severa
- Appropriatezza delle indicazioni e raccomandazioni per la selezione dei pazienti
- Requisiti strutturali, organizzativi e formativi
- Stima dell'impatto economico
- Indicatori di risultato
- Modalità di raccolta e di integrazione dei dati dei diversi database necessari.
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E' costituito il gruppo regionale di coordinamento per l'applicazione del documento regionale, di cui al superiore articolo 1, che risulta così composto: (1)
Per l'Assessorato della salute:
- Dr.ssa Maria Grazia Furnari
- Dr. Sergio Buffa
- Dr. Salvatore Sammartano
- Dr. Giovanni De Luca
- Dr. Salvatore Scondotto
Esperti esterni:
- Prof. Corrado Tamburino
- Prof. Amerigo Stabile
- Dr. Carmelo Mignosa
- Dr. Michele Pilato
- Dr. Ernesto Mossuti
- Dr. Antonino Nicosia.
Per la costituzione della "Commissione di Coordinamento per la gestione delle patologie valvolari", che sostituisce il Gruppo Regionale di Coordinamento di cui al presente, si rimanda al D.A. Salute 20 maggio 2022, n. 386.
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Sono individuati i centri che, per maggior numero di casi trattati, per comprovata esperienza maturata nell'ambito della cardiologia invasiva e nella fattispecie rispondenti ai requisiti descritti nel documento tecnico allegato, possono effettuare la procedura di cui al presente decreto:
- Cardiologia Universitaria Azienda Ospedaliera Policlinico - Vittorio Emanuele di Catania - responsabile prof. Corrado Tamburino
- U.O.C. Cardiologia ARNAS - Civico di Palermo - responsabile prof. Amerigo Stabile.
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La Regione sulla base della stima dei casi da trattare destinerà, a partire dall'anno 2012 - limitatamente al periodo di sperimentazione - a fronte degli stanziamenti del FSR anno 2012, la somma annua di euro 1.600.000,00 da corrispondere ai centri individuati all'art. 3 del presente decreto nella misura forfettaria di euro 8.000,00 per ciascuna protesi valvolare aortica impiantata. Le somme assegnate e non utilizzate saranno rinviate, sempre per lo stesso titolo, ai costi degli anni successivi al 2012.
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La raccolta dei dati di attività e di esito sarà curata dal gruppo regionale per l'analisi e la valutazione dei risultati al fine di stabilire la programmazione di settore.
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Il documento tecnico di cui all'art.1 sarà sottoposto dal gruppo regionale ad aggiornamenti in relazione alle necessità connesse agli sviluppi futuri della procedura e comunque in relazione all'evolversi delle evidenze scientifiche di settore.
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Il presente decreto sarà trasmesso alla ragioneria centrale e inviato alla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana per la pubblicazione.
Palermo, 12 dicembre 2011.
RUSSO
Vistato dalla ragioneria centrale per l'Assessorato della salute in data 14 dicembre 2011, al n. 236.
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Allegato
DOCUMENTO TECNICO
Impianto transcatetere di protesi valvolare aortica in pazienti con stenosi valvolare severa sintomatica
Premessa
La stenosi aortica degenerativa calcifica è la valvulopatia più frequente nella popolazione occidentale.
L'impatto di questa patologia come problema di salute pubblica è un dato emergente determinato dallo stretto legame fra l'eziologia degenerativa ed il fenomeno dell'invecchiamento della popolazione.
Le stime epidemiologiche più recenti, condotte in Europa e negli Stati Uniti, mostrano una prevalenza di stenosi aortica moderata-severa nel 4.6% della popolazione con età >75 anni, che arriva all'8.1% dopo gli 85 anni.
La stenosi aortica, dal momento in cui diviene sintomatica o determina disfunzione ventricolare sinistra, è una malattia con prognosi infausta a breve termine.
La sostituzione valvolare è la terapia di scelta poiché è l'unica in grado di modificare la prognosi nonché di migliorare significativamente la qualità di vita.
Tuttavia l'intervento chirurgico, considerato a basso rischio di mortalità nella popolazione generale, può rappresentare un'opzione terapeutica non percorribile per un sottogruppo di pazienti nei quali il rischio operatorio è molto elevato o che sono giudicati inoperabili. L'età avanzata di per sé non è da considerarsi una controindicazione alla cardiochirurgia, pur comportando, specialmente nell'ultraottantenne, un rischio di complicanze almeno 2 volte maggiore rispetto a quello della popolazione più giovane.
La Euro Heart Survey, pubblicata sullo European Heart Journal nel 2003, ha evidenziato che circa un terzo dei pazienti con valvulopatia di interesse chirurgico non veniva operato o perché non riferito o perché rifiutato dal cardiochirurgo in ragione dell'età avanzata, ma in modo particolare per la presenza di comorbilità.
Queste nel paziente anziano sono significativamente più frequenti e più gravi ed in particolare: coronaropatia nel 30-60% dei casi, insufficienza renale nel 4-11%, ictus nell'11-19%, arteriopatia periferica nel 9%, diabete mellito nell'11-21%.
Pertanto la possibilità di impiantare una protesi aortica o per via percutanea o per via transapicale rende disponibile, per una larga parte dei pazienti ad alto rischio o non operabili, un trattamento efficace.
Philipp Bonhoeffer, alla fine degli anni '90, ha eseguito il primo impianto di protesi valvolare polmonare per via percutanea e nel 2002 Alain Cribier ha dimostrato la fattibilità di impianto di protesi valvolare aortica nei pazienti anziani inaugurando una nuova era nel trattamento della patologia aortica dell'anziano. Ad oggi le procedure eseguite con tale tecnica si sono diffuse rapidamente e sono già comparsi in letteratura due documenti di consenso. Scopo di questo documento è quello di proporre, a partire dalle evidenze scientifiche già presenti in letteratura, uno schema di lavoro condiviso tra cardiologi e cardiochirurghi sulle indicazioni all'esecuzione della procedura e sui requisiti di clinical competence, strutturali ed organizzativi dei centri che intraprendono tale procedura.
Indicazioni al trattamento della stenosi aortica severa: linee guida dell'American College of Cardiology/American Heart Association
Le indicazioni al trattamento della stenosi aortica severa, così come riportate nelle recenti linee guida dell'American College of Cardiology/American Heart Association (ACC/ AHA) sono di seguito brevemente elencate:
- CLASSE I: il trattamento di sostituzione valvolare è indicato:
- in pazienti con stenosi aortica severa sintomatici per dispnea, sincope, angina (livello di evidenza B)
- in pazienti con stenosi aortica severa che devono essere sottoposti ad intervento chirurgico di rivascolarizzazione miocardica (livello di evidenza C)
- in pazienti con stenosi aortica severa che devono essere sottoposti ad intervento chirurgico sull'aorta o sulle altre valvole (livello di evidenza C)
- in pazienti con stenosi aortica severa e disfunzione ventricolare sinistra (frazione di eiezione <50%) (livello di evidenza C)
- CLASSE IIa: il trattamento di sostituzione valvolare è raccomandato (reasonable):
- in pazienti con stenosi aortica moderata che devono essere sottoposti ad intervento chirurgico di rivascolarizzazione miocardica o ad intervento chirurgico sull'aorta o sulle altre valvole (livello di evidenza B)
- CLASSE IIb: il trattamento di sostituzione valvolare può essere considerato: -in pazienti con stenosi aortica severa asintomatici ma con risposta anormale all'esercizio (sviluppo di sintomi o ipotensione asintomatica) (livello di evidenza C)
- in pazienti con stenosi aortica severa asintomatici se esiste un'alta probabilità di rapida progressione (età avanzata, grado di calcificazione e coronaropatia) (livello di evidenza C)
- in pazienti che devono essere sottoposti ad intervento chirurgico di rivascolarizzazione miocardica e che hanno una stenosi aortica lieve quando c'è evidenza di possibile rapida progressione (ad esempio calcificazione moderata o severa della valvola) (livello di evidenza C)
- in pazienti asintomatici ma con stenosi aortica estremamente severa (area valvolare aortica <0.6 cm2, gradiente medio >60 mmHg, velocità del jet transvalvolare >5.0 m/s) quando la stima del rischio operatorio è 1% (livello di evidenza C)
- CLASSE III:
- il trattamento di sostituzione valvolare non è utile per prevenire la morte improvvisa in pazienti asintomatici con stenosi aortica che non possiedono le caratteristiche sopraelencate all'interno delle classi IIa e IIb (livello di evidenza B).
La chirurgia della valvola aortica stenotica
La valvulotomia chirurgica, come soluzione terapeutica della stenosi valvolare aortica, è stata applicata negli anni '50, con approcci transventricolari o transaortici. Dagli anni '60, con l'avvento e la diffusione della circolazione extracorporea nella pratica clinica e la realizzazione di affidabili sostituti protesici, la chirurgia sostitutiva è divenuta il trattamento di scelta di tale patologia. I dati disponibili in letteratura evidenziano, negli anni, una riduzione del rischio chirurgico e delle complicanze immediate e a distanza ed un aumento della sopravvivenza: ampi registri come il Society of Thoracic Surgeons (STS) National Database riportano una mortalità ospedaliera, nell'anno 2007 in 17 592 pazienti, del 3.4% per la sostituzione valvolare aortica isolata.
Il dato di mortalità ospedaliera ha registrato una riduzione dell'1% circa ogni decennio, nonostante l'aumento progressivo dell'età media dei pazienti operati, che si attesta attualmente sopra i 70 anni e della complessità dei pazienti in relazione alle comorbilità.
La funzione di rischio (hazard function curve) di morte dopo sostituzione valvolare aortica comprende una fase precoce, prevalentemente influenzata dalla mortalità ospedaliera, in rapida discesa fino al sesto mese postoperatorio; la fase a distanza registra una risalita della curva a partire dal quinto anno. I decessi precoci sono principalmente correlati ad insufficienza cardiaca acuta, complicanze neurologiche, emorragia e infezioni e non dipendono dal tipo di protesi impiantata, mentre lo scompenso cardiaco e l'infarto miocardico rappresentano le più frequenti cause di morte tardiva. Le complicanze correlate alla presenza della protesi valvolare (tromboembolia, emorragia correlata all'anticoagulazione cronica, endocardite protesica, malfunzionamento protesico, degenerazione di bioprotesi) sono responsabili di circa il 20% dei decessi a distanza. Il tipo di protesi impiantata (tra i vari modelli disponibili di bioprotesi o tra quelle meccaniche) non appare influente sulla sopravvivenza a distanza di 15 anni dall'intervento.
L'analisi dei risultati di ampie casistiche ha permesso di identificare fattori di rischio di mortalità nella fase precoce e nella fase tardiva dopo sostituzione valvolare aortica. I principali fattori incrementali di rischio di mortalità sono l'età, la classe funzionale NYHA, la compromissione morfofunzionale del ventricolo sinistro, il sesso femminile, la superficie corporea <1.8 m2, la coesistenza di malattia coronarica, il tempo di ischemia miocardica.
L'età avanzata rappresenta un rischio, sia precocemente sia tardivamente, legato alla compromissione multiorgano tipica dell'anziano. La rilevanza del rischio legato all'età avanzata è, comunque, inferiore a quella che ci si potrebbe aspettare: l'STS National Database riporta una mortalità del 4.9% in pazienti di età >65 anni e del 2.3% in pazienti di età <65 anni. Nella fase precoce postoperatoria, la mortalità nei pazienti anziani appare legata a eccessivo sanguinamento (fragilità dei tessuti), disfunzione polmonare (conseguente ritardo nello svezzamento dalla ventilazione meccanica) e predisposizione alle infezioni. Le tecniche chirurgiche più rapide, precise e a bassa invasività, l'accelerazione dei tempi di permanenza in terapia intensiva e la riduzione complessiva dei tempi di riabilitazione sembrano essere i punti chiave per neutralizzare o diminuire i rischi suddetti.
La sopravvivenza complessiva dopo sostituzione valvolare aortica, in gruppi eterogenei di pazienti, è del 75% a 5 anni, del 60% a 10 anni e del 40% a 15 anni. Queste percentuali sono inferiori a quelle della popolazione generale omogenea per età e sesso; fa eccezione il gruppo di pazienti di età >75 anni in cui la curva di sopravvivenza è sovrapponibile a quella della popolazione generale.
In base a tali risultati, ai dati epidemiologici, ad un approccio sempre più scientifico nella selezione dei pazienti e a soluzioni atte a contrastare gli effetti delle patologie associate, è aumentato, nel tempo, il numero di operati con età >80 anni e l'età di per sé non è considerata controindicazione alla cardiochirurgia. Il beneficio del trattamento chirurgico nei pazienti più anziani, in termini di risultati a distanza, è avvalorato dai dati riguardanti lo stato funzionale e la qualità di vita misurata.
La comunità cardiochirurgica ha recentemente evidenziato il ruolo favorevole della chirurgia sostitutiva nella stenosi valvolare aortica severa anche in assenza di sintomi, suggerendo ridefinizioni delle linee guida. In una casistica di 622 pazienti affetti da stenosi valvolare aortica di età media di 72 anni riportata dalla Mayo Clinic, i risultati chirurgici immediati e a distanza sono simili in pazienti sintomatici o asintomatici e l'omissione del trattamento chirurgico è il più importante fattore di rischio di mortalità a distanza nei pazienti asintomatici. In uno studio osservazionale monocentrico della Cleveland Clinic compiuto su 3049 pazienti operati di sostituzione valvolare aortica per stenosi valvolare aortica, l'analisi multivariata dei fattori di rischio di mortalità ha evidenziato l'elevato potere stati-stico di variabili indipendenti dai sintomi: la massa ventri- colare, la disfunzione ventricolare, il mismatch protesi-taglia del paziente. Questo studio sottolinea come nel 50% dei pazienti oligosintomatici
o asintomatici sia presente una severa ipertrofia ventricolare associata a disfunzione.
La recente applicazione clinica di impianti di protesi valvolare aortica con metodo transcatetere o transapicale ha rinnovato l'interesse per la definizione di precisi criteri di indicazione ai diversi approcci disponibili.
È apparso subito evidente che i metodi alternativi alla chirurgia convenzionale possono essere proposti al paziente in caso di "controindicazione chirurgica" e/o ad "alto rischio" una volta dimostrato che tale approccio sia di pari efficacia clinica e riduca il rischio operatorio. La letteratura scientifica non elenca i criteri di controindicazione chirurgica assoluta: il più severo dei quadri clinici di presentazione, la più compromessa condizione generale del paziente può essere misurata nel suo potere statistico come determinante del rischio in termini probabilistici. La controindicazione chirurgica, dal momento che esprime un giudizio assoluto, deve essere descritta, sotto la diretta responsabilità del chirurgo, come la situazione in cui "la prognosi correlata alla chirurgia è peggiore rispetto a quella della storia naturale/terapia medica". Spesso si tratta di un giudizio derivato dalla concomitanza di più fattori che rendono il rischio "proibitivo". Nell'esperienza cardiochirurgica, a questo scopo, sono stati individuati criteri che rappresentano la motivata possibilità di escludere pazienti dall'ipotesi chirurgica.
Pur non essendo specifici per pazienti con stenosi valvolare aortica in vista di una sostituzione valvolare, schematicamente sono riassumibili in:
- controindicazioni a intubazione
- controindicazioni alla circolazione extracorporea
- impossibilità di riabilitazione
- infezione sistemica attiva
- recente infarto polmonare non risolto
- insufficienza d'organo irreversibile (ad es. insufficienza respiratoria severa, cirrosi epatica classe Child-Pugh A o B)
- presenza di malattie sistemiche con aspettativa di vita ridotta
- torace ostile (ad es. irradiazioni toraciche, ecc.)
- demenza senile o disturbi psichiatrici comportamentali che interferiscono gravemente con la compliance
- cachessia severa (indice di massa corporea ≤18 kg/m2)
- connettivopatie che controindicano la cardiochirurgia
- aorta a porcellana diagnosticata con angiotomografia multistrato (estese calcificazioni parietali dell'aorta ascendente contigue con il piano valvolare).
Questo elenco non è completo, riporta voci che esprimono valori relativi, rappresenta inferenze scarsamente obiettivabili, non è verificabile e, quindi, discutibile. Inoltre, necessariamente, dovrà essere oggetto di approfondimento la selezione di quelle caratteristiche che oltre al fatto di costituire controindicazione alla chirurgia non rappresentino anche controindicazione alla sostituzione valvolare aortica tout court, indipendentemente dal metodo di impianto.
Un ulteriore approccio al problema della selezione dei pazienti per impianto percutaneo o transapicale riguarda le scelte in una categoria di pazienti ad alto rischio in cui i nuovi metodi di impianto possano essere opportuni in termini di costo/beneficio e rischio/beneficio. Vari studi riportano risultati controversi ed ambigui sulla predittività di differenti score di rischio come EuroSCORE, EuroSCORE logistico22, STS predicted risk of mortality e Ambler risk score. Questi sistemi sono poco specifici per il tipo di malattia in questione e, assegnando elevato potere al fattore "età" anagrafica, non tengono in considerazione più significativi fattori biologici proprio collegati con l'età sempre più avanzata della popolazione con stenosi valvolare aortica.
L'approccio transcatetere alla sostituzione valvolare aortica
La Edwards SAPIEM Valve e il CoreValve Revalving System sono le uniche due valvole disponibili, allo stato dell'arte, per l'im-pianto nell'uomo. Tuttavia, sono già in fase di sperimentazione, anco-ra allo preclinico, numerosi altri tipi di dispositivi
Tecnica di impianto della Edwards SAPIEN Valve (Edward Lifescience)
Tecnica di impianto della CoreValve (Medtronic Inc)
Aspetti comuni delle due procedure
1. anestesia ed analgesia: possono essere utilizzate sedazione profonda del paziente associata ad analgesia, anestesia generale con intubazione orotracheale o anestesia spinale a seconda dell'esperienza dei centri o del tipo di approccio impiegato;
2. posizionamento di un pig-tail in aorta ascendente tramite accesso radiale o brachiale/femorale;
3. posizionamento di uno stimolatore temporaneo trans- venoso in ventricolo destro;
4. isolamento chirurgico dell'arteria scelta per l'intervento (ascellare o femorale) e, in caso di approccio percutaneo, cannulazione dell'arteria femorale comune con introduttore 6-7F. Successiva- mente si inserisce una guida 0.035" almeno fino all'aorta ascendente. Con l'approccio percutaneo, al fine di garantire l'emostasi al termine dell'intervento, si sfila l'introduttore e si posiziona il ProStar XL 10. Sulla guida si sostituisce quindi il ProStar con un introduttore 9F su guida rigida si inserisce introduttore 18F (22F per la protesi Edwards SAPIEN) lungo 30 cm;
Con un catetere Amplatz L1 ed una guida retta si sonda la valvola aortica;
5. misurazione del gradiente transvalvolare in contemporaneo. Successivamente, confermato il gradiente, si introduce una guida Amplatz super-stiff 260 cm con parte floppy da 1 o 6 cm, in ventricolo sinsitro
6. predilatazione della valvola nativa mediante valvuloplastica aortica percutanea (siringa LL 50 ml e rubinetto a 3 vie). Tale manovra è eseguita durante pacing ad alta frequenza, utile per ridurre la gittata cardiaca e per stabilizzare il pallone durante il gonfiaggio. Se vengono eseguiti più gonfiaggi, è opportuno attendere la completa normalizzazione dei valori pressori tra le varie sequenze di rapid pacing;
7. posizionamento e rilascio della valvola;
8. aortografia di controllo in due proiezioni ortogonali, valutazione ecocardiografica transtoracica e/o transesofagea, per valutare la localizzazione ed il grado di un eventuale rigurgito paraprotesico aortico e per escludere eventuali complicanze come l'emopericardio e la dissezione aortica;
9. misurazione del gradiente residuo transprotesico e della pressione diastolica aortica e telediastolica del ventricolo sinistro, dopo aver introdotto un secondo pig-tail in ventricolo sinistro
10. chiusura degli accessi.
Controllo angiografico della efficace chiusura dell'accesso arterioso 18F con Prostar XL
Tecniche di monitoraggio intraprocedurale
Il corretto posizionamento del dispositivo rispetto alla valvola aortica viene monitorizzato mediante le seguenti tecniche:
- fluoroscopia: per stabilire il livello delle calcificazioni valvolari;
- aortografia in varie proiezioni: eseguita all'inizio della procedura e ripetuta più volte durante il rilascio, per verificare il corretto allineamento rispetto al piano valvolare ed agli osti coronarici;
- ecocardiografia transesofagea: può essere utile per una più accurata misura delle dimensioni dell'anulus aortico e quindi per una corretta scelta delle dimensioni del dispositivo, oltre che per monitorizzare il posizionamento del dispositivo stesso e l'eventuale insorgenza di complicanze periprocedurali. Questa metodica è utile soprattutto nei casi con calcificazioni di grado moderato. Il valore aggiuntivo dell'ecocardiografia transesofagea tridimensionale deve ancora essere validato. Esiste ancora scarsa esperienza con l'ecocardiografia intracardiaca e per il momento non sembra aggiungere informazioni di rilievo rispetto alla metodica transesofagea.
Per pazienti nei quali non sia stata esclusa a priori la possibilità di conversione alla cardiochirurgia in caso di complicanze, dovrebbe essere tenuto in stand-by il bypass cardiopolmonare. Si raccomanda l'uso di sistemi di assistenza ventricolare nei pazienti con frazione di eiezione <25%.
Monitoraggio post-procedurale
Dopo la procedura è opportuno il ricovero in unità di terapia intensiva per 24-72h per il monitoraggio dei parametri emodinamici, per la sorveglianza degli accessi vascolari, delle alterazioni del ritmo cardiaco e della funzione renale.
Risultati
Dal primo intervento di impianto per via percutanea di protesi aortica da parte di Alain Cribier nel 2002, ben più di 40.000 pazienti ad alto rischio chirurgico (Euro - SCORE >20) o giudicati inoperabili sono stati sottoposti ad impianto transcatetere di valvola aortica.
L'approccio transfemorale
Il successo procedurale si attesta su valori di circa il 90%27-32. L'esperienza acquisita ha permesso risultati sempre più incoraggian-ti anche per merito di una più corretta selezione dei pazienti. Questo tipo di procedura ha consentito di ottenere valori molto buoni in termini di area valvolare dinamica post-procedurale (1.5-1.8 cm2). La mortalità a 30 giorni riportata in diverse casistiche varia dal 5 al 18%. Le complicanze periprocedurali sono: infarto miocardico acuto (2-11%), ostruzione coronarica (<1%), embolizzazione del dispositivo (1%), ictus (3-9%). Le complicanze vascolari presentano un'incidenza dal 10 al 15% e rimangono una causa significativa di mortalità e di morbilità. L'evento più frequentemente registrato è l'insorgenza di un'insufficienza aortica da lieve a moderata, soprattutto paravalvolare (circa il 50% dei casi nelle prime fasi di applicazione). Con il miglioramento dei criteri di selezione e di dimensionamento del dispositivo e con la disponibilità di protesi di dimensioni più larghe, si è comunque assistito ad una progressiva diminuzione dell'incidenza di insufficienza aortica severa (attualmente circa 5%). Infine, il blocco atrioventricolare avviene nel 4-8% dei casi, portando all'impianto di pacemaker permanenti nel 24% dei casi di utilizzo di protesi auto- espandibili. In letteratura sono disponibili dati limitati riguardanti il follow-up a lungo termine: è riportato comunque il buon funzionamento della bioprotesi a circa 2 anni dall'impianto28. I risultati sono incoraggianti essendo riportati un tasso di sopravvivenza del 70-80% e notevoli miglioramenti nella qualità della vita. La maggior parte dei decessi tardivi sono dovuti a comorbilità non cardiovascolari. Al follow-up ecocardiografico è sempre stata riscontrata una buona funzione della protesi valvolare, in assenza di deterioramento strutturale del tessuto valvolare stesso.
L'approccio transapicale
I pazienti selezionati per l'approccio transapicale hanno un rischio maggiore rispetto a quelli selezionati per l'approccio transarterioso in quanto affetti da arteriopatia più severa che preclude l'accesso con i dispositivi disponibili.
La percentuale di successo di impianto della procedura transapicale è circa del 90%, analogamente all'approccio transfemorale. Oltre il 70% dei casi (e fino al 90% in centri con esperienza), sono stati eseguiti off-pump. La percentuale di conversione perioperatoria è stata del 9-12%. Si è registrato un tasso di mortalità compreso tra il 9 ed il 18% e l'incidenza di ictus è stata dello 0-6%. Il successo procedurale, anche in questo caso, è ovviamente molto influenzato dalla curva di apprendimento, dalla corretta selezione del paziente e dalla disponibilità di imaging di alta qualità in sala operatoria. Non esistono attualmente studi di comparazione diretta fra i due approcci.
Approccio arteria ascellare
Ha recentemente ricevuto marchio CE per impianto della Corevalve Medtronic, i risultati pubblicato sono molto buoni in termine di bassa incidenza di complicanze vascolari e di malposizionamento della valvola.
Appropriatezza delle indicazioni e raccomandazioni per la selezione dei pazienti
La selezione dei pazienti da trattare con sostituzione valvolare aortica transcatetere è al momento molto restrittiva e non potrebbe essere altrimenti considerando l'innovatività della tecnica e la relativa mancanza di dati sui risultati a lungo termine di queste protesi, soprattutto se paragonate alle valvole biologiche utilizzate da decenni nella cardiochirurgia.
L'esigenza di identificare criteri clinici ed anatomici uniformi e condivisi dai diversi centri con un programma di impianto percutaneo delle valvole aortiche è conseguenza della complessità della procedura ed ha l'intento di promuovere una rigorosa selezione dei pazienti al fine di ridurre il rischio di indicazioni inappropriate che porterebbero inevitabilmente ad un eccesso di procedure non necessarie o in popolazione di pazienti non ottimale, con il rischio di incrementare il tasso di complicanze e di rovinare il futuro di una metodica così promettente.
Mentre i criteri di diagnosi di stenosi valvolare aortica e di indicazione a correzione della valvulopatia sono standardizzati da linee guida prodotte dalle più importanti società scientifiche cardiologiche, i criteri di indicazione all'impianto percutaneo della valvola aortica, riferibili all'elevato rischio cardiochirurgico e/o all'inoperabilità, sono ancora da definire.
I criteri morfologici di idoneità alla sostituzione valvolare aortica transcatetere sono già indicati dalle case produttrici delle protesi in base alle esperienze condotte nella fase sperimentale e ai dati ottenuti con attività di post-marketing surveillance. Questi criteri, ovviamente, potranno nel tempo essere perfezionati grazie all'esperienza maturata dai vari centri, con lo scopo di aumentare il successo procedurale e la sopravvivenza.
Proposta di criteri di indicazione alla sostituzione valvolare aortica transcatetere
Poiché le protesi valvolari aortiche percutanee attualmente in commercio sono utilizzate da pochi anni, il follow-up dei pazienti trattati è breve e poche sono le informazioni disponibili sulla performance a lungo termine della valvola impiantata, non è possibile fare un paragone con le protesi valvolari aortiche biologiche utilizzate da decenni in cardiochirurgia.
Per tali motivi, allo stato attuale, la sostituzione chirurgica della valvola aortica rappresenta il gold standard nei pazienti affetti da stenosi aortica di grado severo e la sostituzione valvolare aortica transcatetere è riservata ai pazienti con elevato rischio cardiochirurgico o con specifiche controindicazioni all'intervento.
La valutazione del rischio cardiochirurgico e/o dell'inoperabilità rappresenta quindi il momento cruciale di tutta la fase di selezione del paziente.
Un altro punto da considerare è che la definizione di alto rischio cardiochirurgico varia nei singoli centri in base all'esperienza dell'operatore, con differenti approcci nelle indicazioni all'intervento.
Nella valutazione del rischio cardiochirurgico si raccomanda pertanto di: coinvolgere attivamente un cardiochirurgo esperto; utilizzare lo EuroSCORE logistico, il cui valore deve essere >20; valutare il quadro clinico del paziente, compreso l'indice di fragilità che rende conto non solo delle condizioni cliniche generali del paziente, ma anche delle sue funzioni cognitive e sociali.
La proposta di indicazione alla sostituzione valvolare aortica transcatetere prevede:
1. giudizio clinico congiunto e condiviso fra cardiologo e cardiochirurgo di controindicazione ad intervento cardiochirurgico di sostituzione valvolare aortica e di idoneità alla procedura transcatetere di sostituzione valvolare aortica;
2. giudizio clinico congiunto e condiviso fra cardiologo e cardiochirurgo di alto rischio cardiochirurgico: 2a. in pazienti con età >75 anni ed EuroSCORE logistico >20,
2b. in tutti i pazienti con età >85 anni con EuroSCORE logistico >10 39,40
2c. disfunzione di protesi valvolare aortica biologica nei pazienti con indicazione a reintervento ad elevato rischio.
La volontà da parte del paziente di non volersi sottoporre ad intervento cardiochirurgico non deve considerarsi un'indicazione alla procedura percutanea a meno che questa non derivi da un colloquio congiunto tra paziente, cardiologo e cardiochirurgo.
La scelta del tipo di procedura trans-arteriosa o trans-apicale è determinata da vari fattori: adeguatezza degli accessi, dimensioni dell'anello valvolare aortico, condizioni cliniche del paziente, dimestichezza del team con il tipo di procedura, adeguatezza della strumentazione disponibile. È comunque da preferire la tecnica che risulti più semplice e rapida per ciascun paziente e sarebbe auspicabile che i centri coinvolti acquisissero esperienza con i vari tipi di intervento.
Controindicazioni alla sostituzione valvolare aortica transcatetere
Controindicazioni assolute
1. Stato settico, endocardite infettiva in fase acuta o subacuta.
2. Trombo endoventricolare sinistro.
3. Infarto miocardico recente (<30 giorni).
4. Aspettativa di vita <1 anno per patologie concomitanti (ad es. neoplasie).
5. Anulus aortico <18 o >25 mm per le protesi espandibili su pallone, <20 e >27 mm per le protesi autoespandibili.
6. Severe calcificazioni valvolari asimmetriche che potrebbero comprimere le arterie coronarie durante l'espansione della protesi.
7. Bassa (<10 mm) origine delle coronarie dal piano valvolare aortico che comporti l'occlusione degli osti da parte della protesi.
8. Severa insufficienza mitralica che non si riduce né con test farmacologici o dopo valvuloplastica percutanea efficace o che sia secondaria a patologia mitralica o dell'apparato sottovalvolare.
9. Aorta ascendente >45 mm per le valvole autoespandibili.
10. Stenosi sottovalvolare aortica.
11. Diametro delle arterie femorali e iliache <6 mm per la valvola autoespandibile e <7 mm per la valvola espandibile su pallone.
12. La non accessibilità all'apice del ventricolo sinistro o un precedente intervento di plastica del ventricolo sinistro usando un patch, pericardio calcifico, l'impossibilità di eseguire la toracotomia, l'insufficienza respiratoria severa per i pazienti con indicazione ad impianto transapicale.
13. Demenza senile o disturbi psichiatrici comportamentali che interferiscono gravemente con la capacità cognitiva, valutabile con Mini Mental State Examination.
Controindicazioni non assolute
1. Severa riduzione della funzione sistolica ventricolare sinistra: una frazione di eiezione <20%, senza segni di recupero con la somministrazione di dobutamina a basso dosaggio o dopo valvuloplastica aortica efficace, presenta un elevatissimo rischio di complicanze durante sostituzione valvolare aortica transcatetere. Nel caso in cui si decidesse di procedere comunque all'impianto sarebbe opportuna l'applicazione di un sistema di assistenza ventricolare.
2. Angioplastica coronarica recente (<30 giorni prima della procedura).
3. Valvola aortica bicuspide.
4. Severa ipertrofia asimmetrica del setto interventricolare.
5. La presenza di severe stenosi, tortuosità e calcificazioni delle arterie femorali, iliache e aorta.
6. Aneurisma dell'aorta addominale o toracica.
7. Severa ateromasia dell'aorta toracica, inginocchiamento dell'arco aortico, coartazione aortica.
Valutazione degli indici di qualità della vita
Per quanto concerne la determinazione dell'efficacia a medio e lungo termine della sostituzione valvolare aortica transcatetere, di grande importanza è la valutazione del- l'efficacia che questo intervento ha nel migliorare la qualità di vita dei pazienti, come già dimostrato da Ussia et al.
Infatti, la percentuale di sopravvivenza al follow-up di questi pazienti da sola non potrebbe essere sufficiente a determinare l'efficacia del trattamento ed a giustificare il significativo impiego di risorse.
Per qualità di vita, così come definita da diversi autori45, si intende la percezione che il paziente ha del proprio benessere fisico e psichico e di come questi aspetti influiscano nella vita sociale dello stesso paziente.
Già nel 1966 Elkinton, definendo il concetto di qualità di vita, si espresse in termini di "non mera assenza del rischio di morte, ma possibilità di condurre una vita con un tenore tale e quale a quello assicurato dal vigore della giovinezza".
In pazienti anziani e defedati esprimersi in termini di morbilità e mortalità per la valutazione dell'efficacia di un trattamento è ampiamente limitativo, poiché in tal modo, a differenza di quanto avviene in pazienti più giovani, si verrebbe a considerare solo un singolo aspetto, relativamente marginale, dell'efficacia terapeutica, non tenendo così in considerazione gli effetti che l'intervento ha sul benessere fisico, funzionale, emotivo e mentale.
Infatti, un ampio incremento dell'aspettativa di vita non rappresenta di certo l'obiettivo primario in pazienti di età >75 anni e pertanto, nella valutazione dei risultati, non vanno considerate solamente la sicurezza della procedura e la sopravvivenza dei pazienti a medio e lungo termine, ma anche il miglioramento della qualità di vita del paziente, intesa anche come grado di autosufficienza.
A tal proposito Walter ed altri già nel 1992 proposero che, per la scelta del trattamento ottimale, il massimo tasso di sopravvivenza dovrebbe essere bilanciato dal massimo livello di soddisfazione e benessere soggettivo durante il periodo di sopravvivenza stessa.
Nella letteratura cardiochirurgica sono stati pubblicati diversi studi che mostrano come in pazienti anziani, nonostante un tasso di mortalità periprocedurale più alto, l'incremento degli indici di qualità di vita sia paragonabile a quello ottenuto in pazienti più giovani.
Sulla base di tali dati la comunità cardiochirurgica ritiene quindi giustificabile, nonostante il rischio chirurgico più alto, sottoporre i pazienti anziani ad intervento di sostituzione valvolare aortica.
Si raccomanda quindi di tenere in considerazione, durante la valutazione del paziente anziano candidato a sostituzione valvolare aortica transcutanea, il possibile beneficio in termini di qualità della vita.
Requisiti strutturali
Le procedure di sostituzione valvolare aortica per via percutanea e transapicale devono essere effettuate in sala cardiochirurgica ibrida. Al fine di garantire il necessario approccio multidisciplinare e la sicurezza per i pazienti, le procedure devono essere effettuate presso strutture che abbiano unità operative accreditate e operanti di:
- Cardiologia con unità di terapia intensiva, laboratorio di elettrofisiologia, laboratorio di emodinamica con particolare esperienza nel trattamento delle patologie valvolari e delle vasculopatie periferiche.
- Cardiochirurgia ad alto volume di attività di impianto di valvole cardiache;
- Chirurgia vascolare;
- Radiologia interventistica ove il laboratorio di emodinamica cardiologica non sia attrezzato per il trattamento della patologia vascolare periferica.
Requisiti organizzativi
La selezione dei pazienti con indicazione clinica al trattamento e la scelta della tecnica di impianto deve essere effettuata da un gruppo multidisciplinare e multiprofessionale costituito da: cardiologo clinico, cardiologo interventista con esperienza in valvuloplastica aortica percutanea, cardiochirurgo, ecocardiografista ed anestesista. A tal proposito è necessaria la compilazione di una scheda di valutazione congiunta a firma di tutte le figure del gruppo sopra indicato, da inserire nella cartella clinica del paziente.
La valutazione delle capacità cognitive del paziente e della qualità di vita dovrebbe essere affidata al geriatra.
L'intervento deve essere realizzato da un team multidisciplinare e multiprofessionale costituito da cardiologi interventisti, cardiochirurghi, anestesisti, infermieri di sala, perfusionisti, tecnici di radiologia.
I cardiologi interventisti dei centri "periferici" o non dotati di cardiochirurgia, potranno essere inseriti nel team multisciplinare ed essere attivamente coinvolti nella decisione sulla strategia terapeutica da seguire sui pazienti da essi stessi riferiti. Inoltre, ove si ponga indicazione al trattamento percutaneo, possono essere presenti durante l'esecuzione della procedura di impianto di protesi valvolare transcatetere in sala di emodinamica.
Requisiti formativi
Clinical competence
- Cardiologo interventista con provata esperienza in valvuloplastica aortica percutanea (50 procedure eseguite).
- Cardiochirurgo esperto che abbia eseguito almeno 100 interventi di sostituzione valvolare aortica.
Prospettive future
Quello che ci si aspetta in un prossimo futuro dai progressi della tecnica è la produzione di dispositivi sempre più durevoli, con un miglior profilo della valvola ed un minor calibro dei sistemi di rilascio, così come la possibilità di recuperare i dispositivi e riposizionarli. In un prossimo futuro saranno disponibili verosimilmente anche dispositivi di diverse dimensioni, così da adattarsi meglio alle varianti anatomiche dei diversi pazienti consentendo un miglior matching protesi/paziente. Inoltre, anche il miglioramento nelle tecniche di imaging, così come la possibilità di ricostruzione on-line tridimensionale e di stereotassi, potrebbero facilitare i passaggi del posizionamento della valvola.
La possibilità di monitorare l'attività dei centri riconosciuti dalla Regione, i dati epidemiologici, i miglioramenti tecnologici, i dati della letteratura e la pubblicazione dei risultati a distanza, nonché l'individuazione di specifici percorsi formativi dei cardiologi in tale specifica disciplina, saranno la base per una valutazione dell'opportunità di ampliare l'esperienza e la conoscenza della procedura nel territorio regionale, nonché per rivedere le indicazioni, le controindicazioni e le metodiche di trattamento della patologia valvolare aortica.
Questioni ancora aperte
Alla luce dell'esperienza corrente, seppur con tutti i limiti riguardanti la scarsa numerosità della casistica ed il follow- up a breve termine, si può affermare che la procedura di impianto di protesi valvolare aortica per via transcatetere (sia autoespandibile che espandibile su pallone), è promettente, rivelandosi un'incoraggiante alternativa per il trattamento di pazienti affetti da severa valvulopatia aortica e non suscettibili di intervento cardiochirurgico tradizionale o comunque ad elevato rischio operatorio. I risultati emodinamici a breve ed a lungo termine, almeno fino a 2 anni, sono incoraggianti. Comunque, la tecnica rimane impegnativa in particolare riguardo agli accessi vascolari, al dimensionamento del dispositivo ed al posizionamento.
I problemi maggiori di sicurezza sono relativi a:
- complicanze vascolari con l'approccio transfemorale, che comunque dovrebbero ridursi con la diffusione di dispositivi più piccoli;
- l'incidenza di ictus, in particolare quando si utilizza l'approccio transfemorale;
- le conseguenze a lungo termine dei rigurgiti paravalvolari, anche se non sembra che il rigurgito di grado da lieve a moderato porti poi a significative conseguenze cliniche, per lo meno a breve termine;
- l'identificazione precisa dell'incidenza e dei fattori predisponenti l'insorgenza del blocco atrioventricolare
Resta da precisare la corretta terapia antiaggregante da raccomandare dopo l'impianto (quale farmaco o quale associazione, per quanto tempo): le industrie produttrici, al momento, raccomandano l'associazione di aspirina 100 mg e clopidogrel 75 mg da condurre per 2-3 mesi dopo l'impianto, di contro un solo studio (Ussia GP et al ) dimostra che non ci sono differenze significative in termini di migliore outcome tra pazienti che praticano la doppia antiaggregazione per tre mesi e pazienti trattati con la sola aspirina.
Un'altra questione da chiarire riguarda l'incidenza di endocarditi o di eventi tromboembolici: queste rimangono questioni chiave, specialmente in prospettiva di un'estensione dei criteri di indicazione all'impianto di tali tipi di protesi. Infine, nulla ancora si sa riguardo alla fattibilità di successivi interventi sulla valvola aortica impiantata.
Si ritiene infine indispensabile la tenuta di un registro di sede collegato ad un Osservatorio nazionale, accuratamente dotato di tutte le informazioni cliniche e di follow-up considerata la natura ancora sperimentale della procedura.
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