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PRESIDENZA

G.U.R.S. 2 settembre 2022, n. 41

Direttiva di Protezione civile 11 agosto 2022 - Delibera di Giunta regionale n. 233 del 28 aprile 2022 - Pianificazione di Protezione civile. Atto di indirizzo per l'utilizzo della Mappa delle interferenze idrauliche.

Art. 1 - Premesse

La Giunta di Governo Regionale, con Deliberazione n. 233 del 28.04.2022, ha condiviso l'atto di indirizzo per l'utilizzo della Mappa delle interferenze idrauliche, secondo il quale

- durante la fase di elaborazione e produzione per l'intero territorio regionale, la Mappa delle interferenze idrauliche sia utilizzata fra gli strumenti di riferimento per la definizione dei possibili scenari di rischio idraulico nell'ambito della pianificazione locale di protezione civile;

- in fase di nuovo ciclo di aggiornamento del "Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA) - II ciclo (2021-2027)", sessennio 2028-2033, le aree individuate nella Mappa delle interferenze idrauliche siano adottate come "Siti di attenzione" nell'ambito delle carte di pericolosità e rischio idraulico del PGRA e del PAI.

Con la presente Direttiva, destinata a tutti i soggetti attivi nella pianificazione e nell'attuazione di misure di prevenzione di protezione civile, si illustra il percorso tecnico-amministrativo che ha condotto all'elaborazione della Mappa delle interferenze idrauliche e si forniscono le opportune indicazioni per il loro utilizzo.

L'art. 2 del Decreto Legislativo n. 1 del 2 gennaio 2018 (Codice della protezione civile) definisce attività di protezione civile quelle volte alla previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi, alla gestione delle emergenze e al loro superamento, specificando che la previsione consiste nell'insieme delle azioni dirette all'identificazione e allo studio, anche dinamico, degli scenari di rischio possibili, per le esigenze di allertamento del Servizio nazionale, ove possibile, e di pianificazione di protezione civile.

Lo stesso articolo declina, fra le attività di prevenzione non strutturale, quelle concernenti la pianificazione di protezione civile, come regolamentata in linea generale dall'articolo 18, rimandando all'adozione di una specifica direttiva da adottarsi con cui disciplinare le modalità di organizzazione e svolgimento dell'attività di pianificazione di protezione civile e del relativo monitoraggio, aggiornamento e valutazione.

A tal fine, è stata emessa la Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30.04.2021 (G.U. Serie Generale n. 160 del 06.07.2021) "Indirizzi per la predisposizione dei piani di protezione civile ai diversi livelli territoriali". In questo provvedimento (punti 1.2, 1.3 e 1.4) si precisa che la Regione, oltre a adottare e attuare i piani di protezione civile di livello regionale, provinciale e d'ambito, emette gli atti di indirizzo di cui alla lettera b), comma 1, dell'art. 11 del Codice di protezione civile sulla cui base le Amministrazioni comunali provvedono alla predisposizione dei piani comunali di protezione civile.

Allo stato attuale, la Regione ha in corso la predisposizione di tutti gli atti utili all'aggiornamento del Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA) - II Ciclo (2021-2027), la cui prima stesura (I Ciclo - 2015-2021) è stata approvata con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 07.03.2019 (G.U. Serie Generale n. 198 del 24.08.2019). Il PGRA costituisce un piano territoriale di settore e rappresenta lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le misure e le azioni per perseguire gli scopi e gli obiettivi previsti dalla Direttiva 2007/60/CE (Direttiva Alluvioni) e dal D.lgs. di attuazione n. 49/10.

Il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni punta alla sinergia tra le misure nel tempo reale, prime fra tutte il sistema di allertamento e la pianificazione di protezione civile, e le misure nel tempo differito, tra cui opere e vincoli territoriali, per il conseguimento di una efficace gestione dei rischi da fenomeni alluvionali.

Art. 2 - Quadro conoscitivo preliminare

Il DRPC Sicilia ha implementato le proprie azioni traendo impulso dai periodici atti di indirizzo della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento della protezione civile con i quali si mette sempre in risalto l'attenzione che deve essere riposta anche ai fenomeni che interessano il reticolo idrografico minore. Solo come riferimento esplicativo, si riporta un passo della Direttiva del 24 febbraio 2015: "Indirizzi operativi inerenti la predisposizione della parte dei piani di gestione relativa al sistema di allertamento nazionale, statale e regionale, per il rischio idraulico ai fini di protezione civile" di cui al decreto legislativo 23 febbraio 2010, n. 49 di recepimento della Direttiva 2007/60/CE (GU n. 75 del 31/03/2015):

Per l'individuazione di possibili scenari di riferimento e del relativo impatto sul territorio si tiene conto:

i) della mappatura di pericolosità e di rischio, elaborate dall'Autorità di Bacino nell'ambito dei PAI vigenti o delle mappe predisposte ai sensi della direttiva 2007/60/CE qualora più gravose, e di ulteriori dati conoscitivi di dettaglio eventualmente disponibili, incluse le alluvioni recenti. A tal proposito si rammenta che le suddette mappature si riferiscono a tempi di ritorno generalmente maggiori di venti anni che nel sistema di allertamento corrispondono indistintamente a uno scenario di criticità elevata;

ii) dei punti critici (ad es. opere di attraversamento - pedonali, viarie, ferroviarie - dei corsi d'acqua, attraversamenti con insufficiente sezione di deflusso/sponde in erosione/bruschi cambiamenti di sezione) e interferenze con le infrastrutture di mobilità (ad es. sottopassi), individuati anche tenendo conto specificatamente delle condizioni di criticità delle strutture arginali; (...).

Il rischio connesso alle interferenze fra il reticolo idrografico e le infrastrutture, in grado di provocare nel tempo gravi eventi, anche con vittime, ha spinto il Dipartimento Regionale della Protezione Civile a dedicare specifica attenzione all'argomento, sin dalla emanazione delle "Linee guida per la redazione dei piani di protezione civile comunali e intercomunali in tema di rischio idrogeologico" (GURS n. 8 del 18/02/2011), poi con la redazione del documento "Rapporto preliminare sul rischio idraulico in Sicilia e ricadute nel sistema di protezione civile" (2015) e infine nelle circolari del CFD-Idro con le quali sono stati messi a disposizione dell'intero sistema regionale di protezione civile prodotti conoscitivi con l'intento di stimolare gli Enti Locali a proseguire sulla strada dell'identificazione dei punti a rischio per adottare le più opportune azioni di mitigazione del rischio idrogeologico e idraulico in ambito di pianificazione di protezione civile.

Le iniziative del DRPC sono orientate a sviluppare una cultura della protezione civile che permetta di intraprendere le più adeguate azioni di contrasto e di mitigazione del rischio idrogeologico e idraulico; in tal senso, il presupposto ricorrente è la puntuale conoscenza del territorio e delle sue criticità quale base di partenza per attuare sia le azioni non strutturali così come definite del D.lgs. 1/2018 (Codice della protezione civile), sia gli interventi strutturali.

I documenti tecnici forniti dal DRPC Sicilia devono quindi essere intesi quale "impulso" affinché gli Enti Locali, e specificatamente i Sindaci e i Sindaci metropolitani, nella qualità di autorità locali di protezione civile (Art. 3, Art. 6, Art. 12 del D.lgs. 1/2018), predispongano quanto necessario per la mitigazione dei rischi conosciuti e potenziali nell'ambito del piano di protezione civile.

In merito al termine "potenziali", occorre precisare che le dinamiche connesse ai fenomeni di dissesto idrogeologico e idraulico (cosiddetti "effetti al suolo") possono manifestarsi anche in località che storicamente non hanno mostrato evidenze in tal senso a causa della progressiva trasformazione del territorio dovuta all'azione antropica e delle mutate condizioni meteo-climatiche.

Ne consegue che, per quanto riguarda il rischio idraulico, risulta di interesse primario individuare anche le linee di impluvio poco conosciute che, in occasione di eventi meteorologici rilevanti, possono trasportare ingenti quantitativi di detriti.

Finora, la strategia per la segnalazione delle interferenze è stata quella di identificare punti potenzialmente critici (denominati "nodi idraulici") desunti da ricognizioni basate sulle immagini satellitari di Google Earth. Il data-set dei nodi idraulici è stato messo a disposizione degli Enti Locali (cfr. Circolare 1/2020 del 9 ottobre 2020, GURS n. 54 del 23/10/2020) ed è consultabile nel portale del GeoDB del CFD-Idro all'indirizzo web protezionecivilesicilia.it:8080/cfd_sicilia; esso costituisce una valida base conoscitiva da non ritenersi esaustiva, ma implementabile dagli Enti Locali territorialmente competenti sulla base della loro più puntuale conoscenza del territorio.

Per incrementare e affinare la conoscenza territoriale, il CFD-Idro sta procedendo alla ricostruzione di dettaglio del reticolo idrografico regionale, dei bacini idrografici con superficie >2 kmq, delle infrastrutture viarie, stradali e ferroviarie, nonché delle aree urbanizzate.

Sulla base di tali dati, utilizzando tecniche di integrazione multilayer e ricorrendo a un approccio estensivo per l'individuazione delle interferenze idrauliche, è stata elaborata una procedura per recepire concretamente le indicazioni contenute negli indirizzi operativi del Dipartimento della protezione civile, pervenendo alla Mappa delle interferenze idrauliche.

Art. 3 - La Mappa delle interferenze idrauliche: descrizione dei contenuti e limiti oggettivi Le interferenze idrauliche rappresentano quelle situazioni di potenziale pericolosità e di potenziale rischio che possono manifestarsi quando i deflussi idrici lungo i corsi d'acqua intercettano contesti antropizzati e reti viarie, indipendentemente dalle circostanze storicamente note.

Pertanto, le aree di interferenza individuano porzioni di territorio che:

- possono subire direttamente l'effetto di eventi alluvionali con conseguenti danni ai beni materiali e possibile coinvolgimento di persone;

- possono risentire dell'azione erosiva dei corsi d'acqua con fenomeni di scalzamento, sifonamento, danneggiamento in genere, in grado di compromettere la funzionalità della struttura medesima (ad es. erosione e scalzamento in corrispondenza delle pile o delle spalle di un ponte, di strutture di regimazione e contenimento idraulico quali briglie, argini, ecc.).

Le criticità possono comprendere anche fenomeni di dissesto idrogeologico qualora le acque provenienti dai corsi d'acqua non siano adeguatamente regimentate (per esempio: trasporto di detriti specialmente nelle zone collinari e montane connotate da elevate pendenze dei versanti, scivolamenti di coltri detritiche e/o altri dissesti localizzati).

L'efficacia della Mappa delle interferenze idrauliche consiste nella sua capacità di evidenziare i contesti potenzialmente critici generati sia dal reticolo idrografico principale, sia da quello secondario, identificando, in corrispondenza di strutture edilizie e/o infrastrutture viarie, aree di potenziale rischio spesso non individuate nel PAI (Piano di bacino per l'Assetto Idrogeologico), le cui metodologie operative non consentono una valutazione omogenea negli interi bacini idrografici.

Attraverso questo modo nuovo per approcciarsi alla tematica connessa al rischio idraulico e idrogeologico per finalità di protezione civile, si integrano i meccanismi di studio tradizionali fondati sulla modellistica idrologica e idraulica che rimangono comunque necessari nelle successive fasi di approfondimento allo scopo di definire, nel dettaglio, le specifiche problematiche.

In particolare, il riferimento ai corsi d'acqua del reticolo idrografico secondario è importante in quanto, in genere, oggetto di minori attenzioni. Infatti, l'esperienza evidenzia come proprio lungo queste aste idrografiche, spesso connotate da elevate pendenze (specialmente in aree collinari e montane), in caso di severi eventi meteorologici possa verificarsi il trasporto di ingenti quantità di fluidi concentrati (acqua e fango) dotati di considerevole capacità distruttiva.

Tali circostanze, combinate con una scarsa attenzione prestata alla manutenzione delle strutture di attraversamento (quando esistono), esaltano la pericolosità idraulica locale concretizzandola in gravi condizioni di rischio che frequentemente si traducono in danni infrastrutturali o, ancora peggio, in vittime.

A tal fine, è utile sottolineare alcuni aspetti peculiari emersi nel corso del lavoro di elaborazione della Mappa delle interferenze idrauliche:

1) l'antropizzazione del territorio, in ambito sia urbano, sia rurale, è frequentemente degenerata sino all'occupazione di quelle incisioni vallive apparentemente non più attive in quanto alimentate soltanto in occasione di eventi meteo particolarmente severi; in tali circostanze, infatti, queste linee di impluvio assolvono comunque alla loro naturale funzione di drenare le acque superficiali, con conseguenti effetti al suolo improvvisi e talora devastanti;

2) le urbanizzazioni, talvolta estemporanee e non governate da una adeguata pianificazione territoriale, hanno comportato la modifica, talora radicale, della geometria (tracciati planimetrici, larghezze) dei corsi d'acqua, inducendo percorsi innaturali e/o opere idrauliche incompatibili con i copiosi deflussi idrici che si formano in occasione di eventi piovosi importanti;

3) lo sviluppo degli insediamenti antropici e della viabilità, non di rado, è avvenuto sottovalutando la reale capacità di deflusso di piccoli corsi d'acqua, realizzando opere di attraversamento o di convogliamento assolutamente insufficienti in caso di eventi piovosi importanti in grado di attivare significativi volumi di trasporto solido responsabili dell'ulteriore riduzione della capacità di smaltimento dei medesimi attraversamenti;

4) la mancanza di regolare pulizia degli alvei incrementa le condizioni di criticità (specialmente laddove la geometria dei corsi d'acqua è stata modificata) in quanto vegetazione e detriti impediscono il regolare deflusso verso valle delle acque sia per aumento della scabrosità, sia per occlusione delle opere idrauliche, comportando innalzamento dei tiranti idrici e conseguenti trabocchi: se le velocità della corrente sono significative, possono determinarsi erosioni profonde e invasioni delle sedi stradali che diventano percorsi innaturali dei deflussi provocando il coinvolgimento anche di aree fuori bacino;

5) i passaggi a guado e le passerelle, strutture di attraversamento molto diffuse specialmente nelle zone periferiche dei centri abitati e nelle aree rurali, costituiscono luoghi esposti a condizioni di rischio idraulico molto elevato laddove vengono utilizzati anche durante eventi meteo e/o in presenza di deflusso idrico.

Frequentemente, le trasformazioni subite dalla rete idrografica, specialmente quella secondaria, ad opera dell'azione antropica sono così profonde che gli interventi strutturali necessari per ripristinare le condizioni iniziali sarebbero costosissimi e, probabilmente, poco efficaci laddove si voglia o si debba preservare il tessuto urbanizzato. Per tale motivo, risulta essenziale l'individuazione di tali potenziali criticità e l'adozione delle opportune, nonché necessarie, azioni "non strutturali" che trovano nella pianificazione di protezione civile la naturale collocazione.

Il processo di elaborazione della Mappa regionale delle interferenze idrauliche è di natura indiretta, strettamente legato alla capacità di risoluzione delle cartografie utilizzate (CTR 1.10.000, immagini satellitari), con dei limiti conseguenti di seguito riportati, di cui va tenuto conto ai fini di un loro corretto utilizzo:

a) le aree di interferenza non sono da considerarsi aree di esondazione, non risultando da calcoli idraulici; si tratta dell'evidenziazione di zone nelle quali è possibile che i beni vulnerabili siano oggetto di criticità causate da deflussi idrici significativi lungo i corsi d'acqua senza tenere conto di anomalie quali l'integrità delle sponde, le eventuali insufficienze delle sezioni idrauliche e/o la presenza di impedimenti al libero deflusso delle acque di piena, né irregolarità idro-morfologiche; in tali casi e qualora le precipitazioni assumano carattere eccezionale, le esondazioni possono causare eventi alluvionali in areali più estesi di quelli rappresentati;

b) le interferenze riportate non tengono conto del moto verso valle degli effettivi deflussi idrici concomitanti con gli eventi meteo;

c) nelle more dell'assimilazione nei Siti di attenzione del PAI e del PGRA, le aree mappate non rappresentano vincoli di alcun tipo;

d) le aree mappate non tengono conto delle quote dei vettori dei differenti livelli informativi (corsi d'acqua, viabilità, edificato); pertanto, possono essere evidenziate anche interferenze tra corsi d'acqua e viabilità anche nel caso di differenze di quota significative;

e) le case sparse, rientrando nella classe "4" del database dell'ISTAT, non sono state identificate e quindi per tali immobili non vengono evidenziate le eventuali interferenze con i corsi d'acqua;

f) non vengono considerati i deflussi idrici estranei alla rete idrografica naturale, né quelli lungo le aste artificiali (canali di bonifica e simili);

g) tenuto conto della metodologia adoperata per la costruzione della Mappa in argomento, è possibile che, anche a causa della scarsa definizione grafica dei supporti cartografici utilizzati e della drastica compromissione operata nelle aree urbanizzate, non siano stati individuati alcuni corsi d'acqua o impluvi o strutture e infrastrutture che potrebbero essere soggetti a fenomeni connessi al rischio idraulico; a tal proposito, le amministrazioni locali sono invitate a segnalare:

g.1) circostanze che determinano fenomeni di interferenza idraulica non individuati nella Mappa rappresentativa del proprio territorio,

g.2) carenze nella ricostruzione del reticolo idrografico e/o della rete infrastrutturale e/o delle aree urbanizzate del proprio territorio

provvedendo a richiedere le modifiche che ritengono necessarie al DRPC Sicilia - Servizio S.04 - Rischio idraulico e idrogeologico - Centro Funzionale Decentrato/ldro inviando una email, con cartografie adeguate e ogni notizia utile, ai seguenti indirizzi dipartimento.protezione.civile@certmail.regione.sicilia.it

centrofunzionale@protezionecivilesicilia.it

Ne discende quindi che la Mappa delle interferenze idrauliche è uno strumento di supporto alle decisioni in merito al rischio idraulico che va implementato e affinato per ragioni insite nelle sue modalità di elaborazione indiretta; per tale motivo gli Enti locali, e in modo specifico i Sindaci, quali autorità locale di protezione civile ai sensi dell'art. 54 del D.Lgs. 267/2000 e dell'art. 12 del D.Lgs. 1/2018, sono tenuti a curare:

- la più ampia conoscenza possibile dello stato di dissesto del proprio territorio, la messa in atto di tutte le misure non strutturali necessarie per la salvaguardia della pubblica e privata incolumità, la predisposizione e/o aggiornamento della pianificazione locale di protezione civile in cui saranno declinate tutte le azioni da porre in essere per fronteggiare gli eventi previsti o in atto, garantendo una efficace attività di presidio territoriale e di informazione alla popolazione.

Il presente atto di indirizzo costituisce, in tale ottica, uno stimolo al dialogo fra il Dipartimento Regionale della Protezione Civile e gli Enti locali affinché possa essere potenziato e maggiormente dettagliato il livello di conoscenza delle criticità idrauliche territoriali nell'ottica di assicurare un sempre più accurato servizio di protezione civile alla popolazione.

Art. 4 - La Mappa delle interferenze idrauliche: disciplina d'uso

Come previsto dalla Delibera di Giunta Regionale n. 233 del 28.04.2022, ritenuta rilevante l'utilità della Mappa delle interferenze idrauliche ai fini delle attività di prevenzione non strutturale per la mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico, gli Enti territorialmente competenti, secondo quanto già evidenziato all'art. 1, dovranno:

a) durante la fase di elaborazione e produzione della Mappa estesa all'intero territorio regionale, attualmente in corso da parte del DRPC Sicilia, utilizzare la Mappa delle interferenze idrauliche quale strumento di riferimento per la definizione dei possibili scenari di rischio idraulico nell'ambito della pianificazione locale di protezione civile;

b) successivamente alla fase del nuovo ciclo di aggiornamento del PGRA (sessennio 2028-2033), dopo che le aree individuate nella Mappa delle interferenze idrauliche saranno adottate come "Siti di Attenzione" nell'ambito delle carte di pericolosità e rischio idraulico del PGRA e del PAI, attenersi a quanto previsto dalle relative Norme di Attuazione che disciplinano la gestione del territorio nelle aree identificate quali "Siti di Attenzione".

In particolare, gli Enti territorialmente competenti nella pianificazione di protezione civile dovranno adeguarsi a quanto previsto nel presente articolo per il corretto utilizzo della Mappa delle interferenze idrauliche, sulla base di quanto a seguire riportato:

1. Le perimetrazioni delle aree di interferenza, in analogia con la logica dei Siti di Attenzione del PAI, non discendono da verifiche idrauliche; ne consegue che l'individuazione delle interferenze idrauliche, insieme al confronto con le perimetrazioni del PAI (pericolosità, rischio, siti di attenzione), deve essere seguita da accertamenti specifici da parte degli Enti locali, se del caso anche con verifiche in sito, in base ai quali valutare in che termini le possibili criticità possono o meno manifestarsi in occasione di eventi piovosi importanti.

2. In funzione dell'esposizione al rischio di ciascuna area di interferenza, ogni ente dovrà definire, nell'ambito della pianificazione di protezione civile, le procedure finalizzate alla mitigazione del rischio medesimo:

- in "tempo di pace" dovranno essere svolte attività di sopralluogo periodico, valutazione delle condizioni dei luoghi, programmazione ed esecuzione di interventi di manutenzione utili a garantire la funzionalità del corso d'acqua e delle strutture con esso interagenti,

- in "corso di evento e/o all'approssimarsi di evento meteo significativi" (livelli di allerta GIALLO con temporali, ARANCIONE e/o ROSSA) dovrà essere valutata l'attivazione dei presidi territoriali utili allo svolgimento di azioni di sorveglianza e di salvaguardia conseguenti al raggiungimento di condizioni di interferenza capaci di innescare significativi effetti al suolo sul territorio.

3. Per la mitigazione dei rischi derivanti dalle potenziali interferenze idrauliche, ciascun ente competente dovrà programmare e, compatibilmente con le risorse disponibili, attuare eventuali interventi di tipo strutturale utili a rimuovere le condizioni di rischio medesimo. La progettazione degli interventi idraulici dovrà tenere conto del sistema idraulico complessivo facendo riferimento alla rete idrografica e alla distribuzione delle interferenze idrauliche a valle, alle aree di Pericolosità e Rischio idraulico e dei Siti di Attenzione inseriti nei PAI e nel PGRA, valutando le possibili conseguenze indotte dalle variazioni degli equilibri idro-morfologici derivanti dalla loro realizzazione.

4. La Mappa delle interferenze idrauliche è consultabile nel portale del CFD-Idro del DRPC Sicilia all'indirizzo protezionecivilesicilia.it:8080/cfd_sicilia; sono disponibili anche singole tavole in formato PDF, derivate dalla Cartografia Tecnica Regionale (C.T.R.) in scala 1:10.000 (la cui realizzazione procederà di pari passo con l'aggiornamento dei prodotti di base utilizzati), nel sito della protezione civile regionale, nella sezione dedicata al Centro Funzionale Decentrato-Idro, all'indirizzo https://www.protezionecivilesicilia.it/it/146-cfd-idro.asp

La Mappa delle interferenze idrauliche è oggetto di periodici aggiornamenti (in genere, con cadenza semestrale) da parte del DRPC Sicilia.

La presente Direttiva sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana e sul sito istituzionale del Dipartimento Regionale della Protezione Civile.

Il dirigente generale del Dipartimento regionale della Protezione civile: COCINA