Norma - quotidiano d'informazione giuridica - DBI s.r.l.

PRESIDENZA

CIRCOLARE 30 agosto 2022, n. 1-CFD-Idro

G.U.R.S. 9 settembre 2022, n. 42

Attività di prevenzione per il rischio meteo-idrogeologico e idraulico.

SINDACI

SEGRETARI GENERALI DEI COMUNI

RESPONSABILI UFFICI COMUNALI DI P.C.

POLIZIA LOCALE

LIBERI CONSORZI, CITTA' METROPOLITANE

RESPONSABILI UFFICI PROVINCIALI P.C.

AUTORITA' DI BACINO DEL DISTRETTO IDROGRAFICO DELLA SICILIA

DIPARTIMENTO DELL'ACQUA E DEI RIFIUTI

DIPARTIMENTO DELL'AGRICOLTURA

DIPARTIMENTO SVILUPPO RURALE E TERRITORIALE

DIPARTIMENTO REGIONALE AMBIENTE

DIPARTIMENTO REGIONALE TECNICO

UFFICI DEL GENIO CIVILE

DIPARTIMENTO BENI CULTURALI

SOPRINTENDENZE AI BB.CC.AA.

ARPA - AGENZIA REGIONALE PROTEZIONE AMBIENTE

ENTI PARCO (ALCANTARA, ETNA, MADONIE, NEBRODI, SICANI)

RISERVE E AREE PROTETTE

ISTITUTO REGIONALE PER LO SVILUPPO DELLE ATTIVITA' PRODUTTIVE (IRSAP)

CONSORZI DI BONIFICA

ENTI GESTORI DIGHE

UFFICIO TECNICO PER LE DIGHE - SEZ. PALERMO

ORDINI PROFESSIONALI (ARCHITETTI, GEOLOGI, GEOMETRI, INGEGNERI, AGRONOMI E FORESTALI)

GUIDE ALPINE E VULCANOLOGICHE

CAI, CNSAS CORPO NAZ.LE SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO

DIPARTIMENTO PER LA PIANIFICAZIONE STRATEGICA

DIPARTIMENTO ATTIVITA' SANITARIE E OSS. EPID.

SUES 118

CRI

ANAS

CAS

ESA

RFI

ENEL - SICILIA

TERNA – SICILIA

SNAM RETE GAS SICILIA

SICILIACQUE

ENTI GESTORI TELEFONIA

GESTORI SERVIZIO IDRICO INTEGRATO (AMAP, AMAM, SIDRA, ACOSET)

PREFETTURE – UTG

TRAMITE LE PREFETTURE:

- CORPO NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO

- COMANDO REGIONALE ARMA DEI CARABINIERI

- COMPARTIMENTO POLIZIA STRADALE SIC. OR.

- COMPARTIMENTO POLIZIA STRADALE SIC. OCC.

- COMANDO REGIONALE SICILIA GUARDIA DI FINANZA

- DIREZIONI MARITTIME

- CAPITANERIE DI PORTO

e, p.c. PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIANA

DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE

DRPC SICILIA - AREE E SERVIZI

0 - PREMESSA: IL SISTEMA DI ALLERTAMENTO STATALE E REGIONALE

L'articolo 2 del Decreto Legislativo n. 1 del 2018 - Codice della Protezione Civile - individua le attività di prevenzione di protezione civile distinguendo tra attività "strutturali" e "non strutturali"; queste ultime comprendono l'allertamento del Servizio Nazionale di Protezione Civile.

Il Sistema di allertamento nazionale di protezione civile è costituito dal livello regionale e dal livello statale e opera al ricorrere di identificabili fenomeni precursori di un evento calamitoso per il quale sia possibile svolgere un'attività di preannuncio.

Il Sistema si articola in due fasi:

a) una fase di previsione probabilistica che ha lo scopo di valutare, quando e dove possibile, la situazione attesa, nonché gli effetti che tale situazione può determinare;

b) una fase di monitoraggio di parametri ambientali e sorveglianza di fenomeni d'interesse di protezione civile, anche attraverso il presidio territoriale, che ha lo scopo di osservare e seguire, quando e dove possibile, l'evoluzione della situazione in atto e i potenziali impatti sul territorio.

Tale Sistema è costituito dall'insieme delle procedure e attività che, ove e quando possibile, ha lo scopo di attivare il Servizio Nazionale della Protezione Civile ai diversi livelli territoriali. In seguito a tale attivazione, le autorità competenti pongono in essere le pertinenti attività di previsione e prevenzione degli eventi nonché quelle di gestione dell'emergenza, quest'ultima anche in relazione alla pianificazione di protezione civile.

La gestione del sistema di allerta nazionale è assicurata dal Dipartimento della Protezione Civile (DPC) e dalle Regioni attraverso la rete dei Centri Funzionali decentrati, delle strutture regionali e dei Centri di Competenza.

Ogni Regione stabilisce le procedure e le modalità di allertamento del proprio sistema di protezione civile ai diversi livelli, regionale, provinciale e comunale.

La presente Circolare intende richiamare le procedure e le modalità di allertamento che la Regione Siciliana, tramite il Dipartimento Regionale della Protezione Civile (DRPC), ha stabilito e concordato con i vari livelli territoriali di governo e fornire importanti precisazioni finalizzate alla corretta interpretazione dei contenuti dell'Avviso Idro.

In tal modo i responsabili, competenti per territorio, possono avviare, nell'ambito della pianificazione locale di protezione civile, ogni efficace azione per la prevenzione e mitigazione dei rischi.

1 - AVVISO REGIONALE DI PROTEZIONE CIVILE

Il DRPC emana quotidianamente, tramite il Centro Funzionale Decentrato-Idro della Regione Siciliana (CFD-Idro), facente parte della Rete Nazionale dei Centri Funzionali (ex Direttiva PCM 27/02/2004), l'Avviso regionale di protezione civile per il rischio Meteo-Idrogeologico e Idraulico (in seguito, Avviso ldro) che è elaborato sulla scorta:

- delle previsioni meteorologiche predisposte dal Centro Funzionale Centrale del DPC; il CFD-Idro non gode di autonomia per quanto concerne le previsioni meteorologiche che continuano ad essere fornite dal DPC;

- dei quantitativi di pioggia registrati dalle reti meteorologiche nei giorni precedenti la valutazione quotidiana;

- delle soglie critiche di pioggia elaborate con metodi statistici.

Il contenuto dell'Avviso Idro riguarda:

- il RISCHIO IDROGEOLOGICO, che riguarda i possibili effetti al suolo sia di natura geomorfologica (frane), sia di natura idraulica (esondazioni, allagamenti) nei piccoli bacini (superficie < 50 kmq) e nelle aree urbane; tale assunto (cioè l'identificazione nell'ambito del "rischio idrogeologico" di fenomenologie differenti) è reso necessario dal fatto che i fenomeni idraulici nei piccoli bacini e nelle aree urbane non sono riconducibili alle modellazioni idrauliche che riguardano ampie aree naturali; particolare rilevanza assumono le precipitazioni in ambito urbano: piogge di breve durata ed elevata intensità, anche con quantitativi cumulati non rilevanti, possono determinare criticità notevoli qualora non siano adeguatamente drenate dai sistemi di smaltimento cittadini;

- il RISCHIO IDRAULICO, ovvero i possibili effetti al suolo di natura idraulica (fenomeni alluvionali) nei bacini idrografici maggiori (superficie con foce a mare > 50 kmq); in merito, appare utile osservare che la previsione del rischio idraulico non può tenere conto di eventuali condizioni critiche locali (quali, ad esempio, ostruzioni delle luci dei ponti o altre anomalie idrauliche) che possono determinare effetti al suolo più rilevanti rispetto alle elaborazioni teoriche;

- il RISCHIO METEOROLOGICO, ovvero quello legato a fenomeni quali le grandinate, i rovesci o temporali, le mareggiate, le trombe d'aria, i quali, avendo generalmente uno sviluppo locale e improvviso, non rientrano nei consueti canoni delle previsioni meteorologiche quantitative, nel senso che non è possibile conoscere se, quando, dove e con quale intensità essi si possono verificare, pur essendo in presenza di previste situazioni di instabilità meteorologica. Inoltre, il riscaldamento climatico in atto comporta fenomenologie sempre più violente che, specie nei contesti urbani, caratterizzati da elevata antropizzazione, possono causare effetti al suolo più significativi rispetto a quanto riportato nella Tabella degli Scenari accessibile all'indirizzo https://www.protezionecivilesicilia.it/it/146cfdmi.asp

1.1- LIVELLI DI ALLERTA E FASI OPERATIVE

Il territorio della Regione Siciliana è suddiviso in 9 zone di allerta: A, B, C, D, E, F, G, H, I.

Per ognuna delle zone di allerta l'Avviso Idro definisce un Livello di allerta, codificato con sistema semaforico (Verde, Giallo, Arancione, Rosso), collegato ad un livello di criticità e agli associati scenari di evento e degli effetti e danni attesi.

Ai Livelli di allerta vengono fatte corrispondere le Fasi Operative (Generica vigilanza, Attenzione, Preallarme, Allarme) che rappresentano le modalità con le quali il Sistema regionale della protezione civile, nelle sue varie articolazioni e competenze, si predispone per la mitigazione dei possibili rischi.

Si veda, al riguardo, la Tabella delle Fasi Operative accessibile all'indirizzo:

https://www.protezionecivilesicilia.it/it/146-cfdmi.asp

Anche se l'Avviso Idro regionale dichiara una determinata fase di allerta, i Comuni, ciascuno per l'ambito di propria competenza, devono valutare l'opportunità di attivare direttamente - o successivamente all'approssimarsi dei fenomeni - fasi operative più gravose, in considerazione dello scenario previsto, delle vulnerabilità del proprio territorio, dell'effettivo verificarsi della previsione e delle capacità di risposta complessive della propria struttura di protezione civile.

Ciò in quanto, ribadendo quanto al successivo p.1.3, le previsioni meteo e l'Avviso Idro sono determinati su base probabilistica su 9 zone regionali e non possono certamente considerare rispettivamente:

- fenomeni meteo di non ampia estensione o di rapidissima formazione non prevedibili e con effetti locali molto intensi (p.es. forti temporali) il cui accadimento è sempre più frequente in funzione dei c.d. cambiamenti climatici,

- specifiche e particolari condizioni di vulnerabilità e di rischio di ciascuno dei 390 comuni della Sicilia e dei milioni di edifici, strade, manufatti vari esposti agli eventi meteo (p.es. situazioni di forte convogliamento di acque piovane di ruscellamento su aree depresse quali sottopassi posti a quote più basse di quella di campagna, aree incendiate che comportano una impermeabilizzazione del suolo e, di conseguenza, una maggiore rapidità del ruscellamento).

1.2 - EMISSIONE E DIRAMAZIONE

L 'Avviso Idro viene emesso e pubblicato su:

https://www.protezionecivilesicilia.it/it/news/?pageid=75

L'Avviso Idro viene formalmente trasmesso, sotto forma di notifica, al sistema regionale della protezione civile attraverso la piattaforma GECoS e, sempre tramite tale piattaforma, i responsabili locali di protezione civile devono ATTIVARE le Fasi Operative.

L'Avviso Idro viene emesso ogni giorno:

- quale aggiornamento rispetto all'Avviso del giorno precedente e valevole dall'ora di emissione (intorno alle 16:00) fino alle ore 24:00 del giorno corrente;

- quale previsione per l'intero giorno successivo, dalle ore 00:00 alle ore 24:00.

1.3 - CONTENUTI DELL'AVVISO: IMPORTANTI PRECISAZIONI

L'Avviso Idro è un documento che valuta, in termini probabilistici. gli effetti al suolo (frane e alluvioni) in un numero significativo di località all'interno delle 9 Zone Omogenee di Allerta, ovvero porzioni di territorio nelle quali ci si attende uno sviluppo mediamente omogeneo dei fenomeni attesi.

Le previsioni meteorologiche (che, in quanto tali, sono soggette alle incertezze insite nei modelli fisici) e le conseguenti valutazioni in ordine ai possibili effetti al suolo (Livelli di allerta) hanno carattere probabilistico con elevati gradi di incertezza in relazione ai limiti intrinseci della modellistica e alla variabilità dei contesti territoriali nei quali i fenomeni possono manifestarsi; le previsioni meteorologiche sono riferite ad ampi settori regionali, definiti Zone di Vigilanza Meteo, e pertanto non contemplano l'individuazione di singole località nelle quali i fenomeni possono assumere carattere più severo.

Il contenuto e il significato dell'Avviso Idro sono stati in questi anni adattati alle indicazioni operative emesse dal DPC. In particolare, a seguito della Direttiva del 22/11/2016 emanata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri-DPC, gli scenari di criticità vengono adeguati in presenza di fenomeni temporaleschi anche se i quantitativi previsti di pioggia non superano le soglie critiche. Nella Direttiva si è valutata l'utilità di segnalare agli enti locali i fenomeni temporaleschi che sono caratterizzati da elevata incertezza previsionale in termini di localizzazione, tempistica e intensità, distinguendoli da quelli dovuti a precipitazioni diffuse persistenti.

Infatti, gli eventi estremi, ormai sempre più frequenti per effetto del "global warming", si manifestano con precipitazioni temporalesche, anche molto localizzate, di entità e intensità capaci di sfuggire agli attuali modelli previsionali.

Questi fenomeni, spesso accompagnati da venti di forte intensità, sono in grado di riversare al suolo quantità di piogge rilevanti in tempi brevi, alimentano deflussi idraulici fortemente impattanti sul territorio e possono innescare rapidi movimenti gravitativi (frane e colate di fango) lungo i pendii più acclivi.

Ne possono derivare gravi effetti al suolo riconducibili ai meccanismi delle "alluvioni lampo" per i quali, attraverso la segnalazione della forzante "temporale", si è ritenuto in ogni caso di allertare il sistema di protezione civile in modo da consentire l'attivazione di misure specifiche.

Tali misure, da prevedere nei piani di emergenza locali, terranno conto in particolare della vulnerabilità del contesto geografico esposto (aree metropolitane piuttosto che zone rurali), dei tempi necessari alle misure di contrasto, nonché della natura probabilistica della previsione in generale e della maggiore incertezza previsionale legata ai fenomeni temporaleschi in particolare. All'incertezza della previsione si associa, inoltre, la difficoltà di disporre in tempo utile di dati di monitoraggio strumentali per aggiornare la previsione e gli scenari d'evento, data la rapidità con cui evolvono tali fenomeni.

Pertanto, la presenza dei previsti rovesci o temporali - evidenziata graficamente e testualmente nell'Avviso - può comportare effetti al suolo più significativi di quanto prevedibile, come chiaramente riportato nelle Avvertenze dell'Avviso.

I Livelli di allerta derivanti dalle elaborazioni rappresentano una stima dei probabili effetti al suolo (di natura idrogeologica e/o idraulica) correlati alle cumulate di pioggia previste all'interno delle Zone Omogenee di Allerta.

Tuttavia, tenuto conto della grande variabilità dei fattori che concorrono alla manifestazione dei fenomeni legati al dissesto idrogeologico e idraulico (idrografia, geologia, urbanizzazione, uso del territorio, manutenzione dei corsi d'acqua e delle loro sponde, protezione e manutenzione delle scarpate lungo la viabilità, efficienza delle reti di smaltimento delle acque in ambito urbano, aree incendiate, ecc.), non si può escludere la possibilità che, localmente, si possano verificare circostanze tali da determinare effetti al suolo molto diversi da quelli ragionevolmente prevedibili da analisi condotte a scala regionale e sulle 9 zone di allerta.

E' anche altrettanto possibile che, rispetto alle previsioni, un evento meteo possa "sconfinare" nella Zona di Allerta contigua e di ciò devono responsabilmente essere consapevoli i gestori dei territori interessati.

2 - PIANIFICAZIONE COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE PER IL RISCHIO IDROGEOLOGICO E IDRAULICO

Il piano di protezione civile è lo strumento necessario ad accrescere in tempo ordinario la consapevolezza del rischio, organizzare e porre a fattor comune le risorse umane e strumentali disponibili, "costruire" capacità e professionalità e garantire il raccordo tra diverse amministrazioni ed enti, sulla base di una strategia condivisa.

Un piano di protezione civile non è quindi solo l'insieme delle procedure operative di intervento in caso di emergenza, ma anche lo strumento attraverso cui definire l'organizzazione operativa della struttura di protezione civile per lo svolgimento delle attività di cui all'articolo 2 del Codice della protezione civile.

Tenuto conto che la Regione presenta molte vulnerabilità, la maggior parte delle quali riferibili alle interferenze tra azioni antropiche e caratteristiche fisiche del territorio, è indubbio che, in mancanza di adeguate soluzioni strutturali, sia necessario ricorrere a opportune strategie di prevenzione rientranti, nel linguaggio comune della protezione civile, tra le "azioni non strutturali" nell'ambito delle quali la pianificazione di protezione civile costituisce un passaggio ineludibile (artt. 12 e 18 del D. Lgs 1/2018).

Se correttamente predisposta, la pianificazione di protezione civile per il rischio idrogeologico e idraulico diventa uno strumento insostituibile per avviare tutte quelle pratiche ritenute utili a prevenire e a mitigare, laddove possibile, i rischi derivanti dagli eventi meteorologici. Affinché ciò sia attuabile, il Piano deve contenere, in modo esaustivo ma sintetico, alcuni elementi cardine tra cui: l'inquadramento del territorio, l'individuazione dei rischi e dei relativi scenari e il modello di intervento, come stabilito dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 aprile 2021: "Indirizzi per la predisposizione dei piani di protezione civile ai diversi livelli territoriali - G.U. Serie Generale n. 160 del 06/07/2021).

Allo scopo si richiamano i seguenti documenti ai quali fare riferimento nella pianificazione di protezione civile:

- le "Linee Guida per la redazione dei piani di protezione civile comunali e intercomunali in tema di rischio idrogeologico - GURS N. 8 del 18-02-2011"

- il "Rapporto preliminare sul rischio idraulico in Sicilia e ricadute nel sistema di protezione civile" (2015);

- il "Piano di Gestione Rischio Alluvioni" - I ciclo, (2014-2021) e II ciclo in corso di adozione (2021- 2027);

- la Delibera di Giunta Regionale n. 233 del 28.04.2022: "Pianificazione di protezione civile. Atto di indirizzo per l'utilizzo delle Mappe delle interferenze idrauliche" e la relativa Direttiva di protezione civile regionale del 11.08.202 [N.d.R. recte: Direttiva di protezione civile regionale del 11.08.2022];

- la Delibera di Giunta Regionale n. 354 del 25 luglio 2022: "Pianificazione di protezione civile. Atto di indirizzo per l'utilizzo della Mappa della propensione al dissesto geomorfologico".

2.1 - SCENARI DI EVENTO

Per "scenario di evento" si intende l'insieme delle condizioni che possono comportare situazioni di criticità.

Nell'ambito del cosiddetto rischio meteo-idrogeologico e idraulico, gli scenari di evento sono rappresentati dal verificarsi di fenomeni meteorologici particolarmente significativi, ossia che possono comportare impatti più o meno rilevanti sul tessuto socioeconomico locale.

Tenuto conto che il Sistema nazionale e regionale di protezione civile deve necessariamente conformarsi a criteri e procedure omogenee, gli scenari di evento sono correlati ai Livelli di Allerta così come riportato nella Tabella degli scenari.

E' da rimarcare che tali scenari delineano un ampio spettro di probabili fenomenologie, coerentemente con le situazioni meteorologiche che possono effettivamente manifestarsi e con la variabilità dei contesti territoriali.

2.2 - SCENARI DI RISCHIO

Lo "scenario di rischio" è l'identificazione del possibile impatto sul territorio, in termini di effetti al suolo, causato da un evento meteorologico; pertanto, esso è strettamente legato alla presenza di beni vulnerabili.

Al fine di rendere disponibili informazioni capaci di estendere e integrare i contenuti del PAI (Piano di bacino per l'Assetto Idrogeologico) e del PGRA (Piano di Gestione Rischio Alluvioni), il DRPC Sicilia ha elaborato prodotti utili all'identificazione di luoghi esposti al rischio geomorfologico e idraulico.

I prodotti realizzati sono accessibili attraverso il GeoDB del CFD-Idro raggiungibile al seguente indirizzo:

https://www.protezionecivilesicilia.it:8080/cfd_sicilia/

e consistono in:

a) l'archivio dei "nodi idro" e "nodi frana", rappresentativi di luoghi esposti a criticità idrauliche e geomorfologiche associati a schede di classificazione del rischio; parte delle schede sono già compilate, ma da validare da parte delle Amministrazioni che devono predisporre la pianificazione locale di protezione civile, altre sono sotto forma di proposta che le Amministrazioni potranno prendere in considerazione completandone la classificazione.

Le attività di presa in carico, aggiornamento, inserimento e validazione delle schede potranno essere svolte ricorrendo al GeoDB del CFD-Idro; per le autorizzazioni alle operazioni di editing è necessario inviare una e-mail ai seguenti indirizzi:

dipartimento.protezione.civile@certmail.regione.sicilia.it

centrofunzionale@protezionecivilesicilia.it

b) la Mappa regionale delle interferenze idrauliche, rappresentativa di contesti potenzialmente critici generati sia dal reticolo idrografico principale, sia da quello secondario, identificando, in corrispondenza di strutture edilizie e/o infrastrutture viarie, aree di potenziale rischio, spesso non individuate nel PAI o nel PGRA.

La Mappa delle interferenze idrauliche è stata adottata dalla Giunta di Governo della Regione Siciliana con Deliberazione n. 233 del 28.04.2022 secondo la quale:

- durante la fase di elaborazione e produzione per l'intero territorio regionale, la Mappa delle interferenze idrauliche sia utilizzata fra gli strumenti di riferimento per la definizione dei possibili scenari di rischio idraulico nell'ambito della pianificazione locale di protezione civile;

- in fase di nuovo ciclo di aggiornamento del "Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA) - II ciclo (2021-2027)", sessennio 2028-2033, le aree individuate nella Mappa delle interferenze idrauliche siano adottate come "Siti di attenzione" nell'ambito delle carte di pericolosità e rischio idraulico del PGRA e del PAI.

La disciplina d'uso delle Mappa delle interferenze idrauliche è contenuta nella Direttiva di protezione civile regionale del 11.08.2022;

c) la Mappa regionale della propensione al dissesto geomorfologico, in grado di identificare quelle porzioni di versante in cui sono probabili determinate tipologie di dissesto, indipendentemente dal fatto che già il dissesto stesso sia noto o si sia manifestato. Ne deriva, quindi, una mappatura preventiva che consente di acquisire una maggiore consapevolezza delle vulnerabilità territoriali, integrando e completando le informazioni derivanti dalle mappature del PAI limitate, perlopiù, a dati relativi a eventi noti.

La Mappa della propensione al dissesto geomorfologico è stata adottata dalla Giunta di Governo della Regione Siciliana con Deliberazione n. 354 del 25.07.2022 secondo la quale:

- si prevede che, nell'ambito della pianificazione locale di protezione civile, la Mappa sia intesa come strumento di riferimento per la definizione degli scenari di rischio connessi al dissesto idrogeologico e rappresenti, nel contempo, uno stimolo per la revisione del P.A.I geomorfologico.

E' di prossima emanazione una Direttiva di protezione civile esplicativa riguardo al concreto utilizzo di questo prodotto.

La documentazione sopra elencata è accessibile al seguente indirizzo web:

https://www.protezionecivilesicilia.it/it/146-cfdmi.asp

Gli Enti Locali hanno comunque il compito di verificare ed eventualmente integrare le informazioni messe a disposizione dal DRPC Sicilia.

Si rammenta, infine, che quale documento di sintesi e di facile consultazione nell'ambito del Piano di protezione civile, è raccomandata la rappresentazione dei luoghi esposti ai diversi tipi di rischio mediante opportuna cartografia tematica.

2.3 - MODELLI DI INTERVENTO: AZIONI MINIME DI PREVENZIONE

Ai sensi della Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 30 aprile 2021 recante "Indirizzi per la predisposizione dei piani di protezione civile ai diversi livelli territoriali" il modello di intervento è costituito da: - l'organizzazione della struttura di protezione civile, - gli elementi strategici operativi e - le procedure operative che consistono nella definizione delle azioni che i soggetti partecipanti alla gestione dell'emergenza ai diversi livelli operativi e di coordinamento devono porre in essere per fronteggiarla.

Il modello di intervento, pertanto, individua le procedure operative, il "chi-fa-che cosa" in relazione agli scenari delineati, e le Fasi Operative, nell'ambito della pianificazione di protezione civile.

Il "cosa fare" evidentemente dipende sia dal Livello di allerta previsto, sia dalle reali condizioni che si manifestano sul territorio di cui solo gli Enti Locali possono avere piena contezza.

A tal riguardo, avendo conoscenza degli Scenari di rischio, gli Enti preposti a vario titolo al mantenimento delle condizioni di sicurezza del territorio e delle infrastrutture in esso presenti, avranno cura, ad esempio, di rendere efficienti le reti di smaltimento delle acque di superficie e di installare, laddove ritenuto opportuno o necessario, dispositivi idonei a limitare o inibire la circolazione viaria e pedonale all'approssimarsi o durante eventi meteo severi che possano mettere in pericolo l'incolumità della popolazione. Sempre a titolo di esempio, il Sindaco e la struttura preposta (sia comunale sia dell'Ente gestore) devono monitorare i sottopassi e mantenersi pronti a chiuderli alla circolazione in caso di pioggia e di allagamenti dello stesso.

L'Ente gestore di una strada o di una qualsiasi altra infrastruttura deve limitare o interdire la circolazione in caso di eventi meteo severi. Ciò è tanto più vero e doveroso laddove si siano verificati nel tempo eventi calamitosi e danni a persone e cose.

Le azioni di prevenzione minime sono riportate nello schema concettuale seguente che non è da considerarsi esaustivo in quanto ciascun Comune e Amministrazione proprietaria e/o preposta all'esercizio può e deve delineare differenti, ulteriori ed efficaci attività in relazione alla propria struttura organizzativa e alle specifiche condizioni del territorio e/o dei beni (di cui deve essere sempre a conoscenza) di cui è responsabile.

In relazione anche agli accadimenti che hanno causato vittime che soggiornavano in manufatti abusivi posti sul greto o in prossimità di torrenti, si rammenta che, oltre ai provvedimenti di competenza nei confronti degli illeciti edilizi e urbanistici, il Comune e l'autorità preposta devono adottare ogni efficace provvedimento per informare le persone e inibirne la presenza qualora ricadano in aree a rischio.

Appare opportuno rimarcare che la "gestione del rischio" e la programmazione delle conseguenti attività di mitigazione sono di competenza degli Enti Locali, della struttura comunale e del Sindaco in particolare, quale autorità di protezione civile, in quanto la conoscenza delle peculiari condizioni del territorio e delle eventuali criticità in esso presenti rientra tra le indispensabili attività propedeutiche alla redazione del Piano di protezione civile locale e a tutte quelle ulteriori azioni volte a mitigare e fronteggiare specifiche situazioni locali non rilevabili da un organismo regionale che fornisce tuttavia indirizzi, linee guida e indicazioni generali di aree a rischio da verificare come prima detto, nonché supporto nella gestione dell'emergenza anche con l'attivazione del volontariato.

A tal riguardo, è utile ribadire che il Sindaco, in qualità di responsabile locale di protezione civile, e i responsabili a vario titolo delle altre Amministrazioni preposte ad assicurare le azioni di mitigazione dei rischi possono attivare Fasi Operative più severe di quelle correlate ai livelli di allerta indicati nell'Avviso Idro.

2.4 - STRATEGIE DI COMUNICAZIONE E INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE

I contenuti del Piano di protezione civile devono essere resi noti alla popolazione affinché venga diffusa la consapevolezza della vulnerabilità del territorio e avviato un percorso culturale, anche mediante esercitazioni, che miri alla conoscenza delle misure di auto-protezione (buone pratiche) ritenute utili per evitare comportamenti che mettano a repentaglio beni e vite umane quali, ad esempio:

- informarsi, presso l'amministrazione, quali sono i rischi di natura idrogeologica e idraulica del territorio in cui si abita; chiedere in visione il piano di protezione civile;

- prestare attenzione alle indicazioni fornite dalle autorità e dai mezzi di comunicazione;

- non sostare sui ponti o lungo gli argini o le rive di un corso d'acqua in piena;

- non sostare in aree soggette a esondazioni o allagamenti anche in ambito urbano;

- non tentare di arginare la massa d'acqua - spostarsi ai piani superiori;

- non percorrere un passaggio a guado o un sottopassaggio durante e dopo un evento piovoso, soprattutto se intenso, né a piedi né con un automezzo;

- allontanarsi dai luoghi se si avvertono rumori sospetti riconducibili all'edificio (scricchiolii, tonfi) o se ci si accorge dell'apertura di lesioni nell'edificio;

- allontanarsi dai luoghi se ci si accorge dell'apertura di fratture nel terreno o se si avvertano rimbombi o rumori insoliti nel territorio circostante (specialmente durante e dopo eventi piovosi particolarmente intensi o molto prolungati);

- nel caso si debba abbandonare l'abitazione, chiudere il gas, staccare l'elettricità e non dimenticare l'animale domestico, se presente;

- non sostare al di sotto di una pendice rocciosa non adeguatamente protetta (sempre) o argillosa (durante e dopo un evento piovoso);

- allontanarsi dalle spiagge, dalle coste, dai moli durante le mareggiate e in caso di allerta tsunami;

- non sostare, non curiosare in aree dove si è verificata una frana o un'alluvione: possono esserci rischi residui e si ostacola l'operazione dei tecnici e dei soccorritori;

- avvisare il Comune e i suoi Uffici, le sale operative provinciali e regionali, etc, di ogni rischio di cui viene a conoscenza.

2.5 - LA CONDIVISIONE CON GLI ENTI LOCALI LIMITROFI

La pianificazione di protezione civile deve tenere conto del contesto geografico: un territorio amministrativo non è un'isola. Pertanto, è fortemente raccomandato un dialogo conoscitivo e, all'occorrenza, l'integrazione delle informazioni e il raccordo delle azioni di prevenzione con le amministrazioni che gestiscono, a diverso titolo, i territori viciniori.

Il dirigente generale del Dipartimento regionale della protezione civile: COCINA