L'interesse a impugnare ex art. 568 comma 4 c.p.p.: la Cassazione individua i sub-requisiti in materia de libertate.

Stretta della Cassazione sulla nozione d'interesse ad impugnare le misure cautelari. Rifuggendo da un'estensione "automatica" dei precetti giurisprudenziali cristallizzatisi in materia d'impugnazioni, la Suprema corte, senza distaccarsi dalle linee guida generali, ha individuato alcuni sub-requisiti indispensabili ai fini dell'ammissibilità del rimedio de libertate. Così, l'interesse a interporre il ricorso in materia di libertà, in riferimento a una futura utilizzazione della pronuncia in sede di riparazione per ingiusta detenzione, deve essere oggetto di una specifica e motivata deduzione, idonea a evidenziare in termini concreti il pregiudizio che deriverebbe dalla omissione della pronuncia stessa. Deduzione che va a coincidere con la dimostrazione che l'esclusione delle condizioni di applicabilità della misura cautelare abbia rilievo autonomo quale causa legittimante l'azione per la riparazione ex art. 314 comma 2 c.p.p., in quanto si connoti per presupposti diversi da quelli suscettibili di fondare la richiesta di riparazione di cui al comma 1, derivanti dalla pronuncia principale.