La fiscalità di sviluppo nell'evoluzione dell'autonomia tributaria delle regioni secondo la giurisprudenza comunitaria

La disciplina comunitaria degli aiuti di Stato ha progressivamente assunto un ruolo sempre più diretto e penetrante nell'azione di politica economica e di sviluppo svolta dai governi centrali e regionali dei Paesi europei. Riguardo alle agevolazioni fiscali la prassi e la giurisprudenza comunitaria hanno propiziato una progressiva estensione della disciplina sugli aiuti ben oltre l'originario ambito di applicazione, sino a configurare, per determinate forme di esercizio dell'autonomia tributaria regionale, una sostanziale incompatibilità con le regole del Trattato poste a presidio della concorrenza. Solo di recente la CGE, superato l'orientamento secondo cui era da ritenere selettivo ogni genere di aiuto che non fosse esteso all'intero territorio dello Stato membro, ha riconosciuto la compatibilità comunitaria delle agevolazioni fiscali adottate da enti dotati di adeguata autonomia istituzionale, procedurale e finanziaria. Ciò apre alla possibilità di un utilizzo organico e "strutturale" degli strumenti di agevolazione fiscale da parte delle regioni italiane. L'articolo, dopo aver ricostruito il contesto delle condizioni di legittimità comunitaria delle riduzioni del prelievo su base regionale, analizza le prospettive della fiscalità di sviluppo alla luce dei più recenti risultati del laborioso percorso di attuazione delle disposizioni costituzionali sul "federalismo fiscale".