La produzione e distribuzione dell'energia elettrica costituisce attività pericolosa?

La Sezione III Civile della Corte di Cassazione ha accolto i motivi di ricorso con cui si è prospetta la violazione e falsa applicazione dell'art. 2050 c.c., e del D.Lgs. n. 81 del 2008, poiché il giudice di merito ha errato nel non rilevare la mancanza di prova dell'adozione di tutte le misure di cautela idonee, imposte dall'esercizio dell'attività pericolosa da parte della società distributrice di energia elettrica, nonostante la prova dei danni cagionati da un semplice sbalzo di tensione e considerato che il distacco del cavo indicato nella sentenza gravata come concomitante a un forte vento di certo non si poteva considerare un fatto eccezionale, ovvero imprevisto e imprevedibile, essendo per contro indice della cattiva manutenzione. In altri termini, il giudice di merito è incorso in falsa applicazione dell'art. 2050 c.c., per erronea sussunzione della fattispecie concreta in quella astratta, posto che dal fatto quale accertato nulla emerge dei motivi del distacco del cavo, genericamente riferito alla presenza di condizioni meteo affatto buone e con significativo vento, senza che niente si sappia della portata di queste ultime e quindi della possibilità delle stesse di essere apprezzate come effettivamente straordinarie e tali da superare le necessarie misure di prevenzione e manutentive idonee a evitare le conseguenze di situazioni naturalmente prevedibili, cautele di cui parimenti nulla risulta verificato.