Sequestro per equivalente: la delega a operare sul conto corrente del coniuge non vale a dimostrare la titolarità delle giacenze

Con la sentenza in rassegna, la Quinta sezione della Suprema Corte di Cassazione ha ribadito il proprio intendimento in ordine alla possibilità di sottoporre a sequestro per equivalente le somme depositate sul conto corrente ove l'indagato sia stato delegato a operarvi in quanto coniuge. Ad avviso del decidente non è possibile provvedere ex art. 322-ter c.p. al sequestro delle somme ivi giacenti senza aver prima individuato le modalità con le quali la provvista si è formata, non essendo sufficiente a dimostrare la titolarità delle somme la mera delega a operare atteso il contesto fiduciario nel quale è rilasciata (il matrimonio). Solo a seguito della concreta riconducibilità delle somme all'indagato, e senza mai ricorrere a presunzioni di sorta, sarà possibile sottoporre a sequestro le somme depositate.