Sulla (dubbia) costituzionalità dell'art. 493 co. 3, c.p.p.: un abbreviato "camuffato" da dibattimento?

Un abbreviato camuffato da dibattimento, senza premio e senza procura speciale? Rispondendo al quesito sopra sintetizzato la Corte costituzionale ha ritenuto che ove il difensore dell'irreperibile presti il consenso all'acquisizione di tutti gli atti di indagine, ai fini dell'utilizzazione per la decisione, con contestuale rinuncia di tutti i mezzi di prova richiesti (anche dalle altre parti) non si configuri alcuna disparità di trattamento rispetto all'ipotesi in cui lo stesso - munito di procura speciale - richieda l'accesso al rito abbreviato, conseguendo in tal modo il premio sotto il profilo della pena. Si tratta di una decisione che per vero offre al lettore alcuni spunti di non secondaria rilevanza. Del resto non è difficile accorgersi come in concreto l'art. 493 comma 3 c.p.p., se osservato alla luce delle peculiarità del caso di specie, realizzi a tutti gli effetti un abbreviato "senza premio" e senza che il difensore sia munito di procura speciale. Le considerazione della Corte pertanto non paiono attagliarsi al "peculiare" caso di specie. Difatti, vero è che il difensore deve ritenersi "il garante dell'autonomia e dell'indipendenza dell'imputato nella condotta di causa" ma è anche vero che, nell'impossibilità di farsi rilasciare la procura speciale, ove ritenga di far adottare una decisione allo stato degli atti (prestando il consenso all'utilizzazione di tutti gli atti di indagine) esso è costretto ad aderire a un "giudizio a prova contratta" che aliunde avrebbe permesso al prevenuto un regime punitivo nettamente più favorevole. La necessità di evitare siffatte incoerenze di sistema induce a ritenere ineludibile un intervento di riforma.