Direzione scientifica di M. Alessandra Sandulli - Andrea Scuderi - Pino
Zingale
Direzione editoriale di Massimiliano Mangano - Chiara Campanelli
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Direzione scientifica di M.
Alessandra Sandulli e Andrea
Scuderi
27/11/2013
L'interpretazione conforme alla giurisprudenza della Corte Europea
La fine del secondo conflitto mondiale ha spinto gli Stati nazionali ad introdurre nelle proprie Costituzioni una serie di principi fondamentali ed inviolabili che l'ordinamento si a garantire. Tale esigenza di tutela non rimase circoscritta ai soli testi costituzionali ma al contrario a livello europeo nel si ritenne opportuno siglare un accordo internazionale, la Convenzione Europea dei diritti dell'Uomo, al fine di porre in essere alcune misure che assicurassero a livello europeo le garanzie previste dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Gli Stati sottoscrittori non volendo che questo accordo internazionale si fermasse ad una mera enunciazione di principi ritennero indispensabile istituire un organo giurisdizionale - la Corte Europea dei diritti dell'Uomo, con sede a Strasburgo - chiamata a vigilare, da un lato, sulla violazione delle disposizioni della convenzione, compresi i protocolli addizionali, dall'altro, sulla sua corretta interpretazione. Sebbene la CEDU contenga principi inviolabili, atti ad integrare quelli già presenti nella Costituzione, secondo la Corte Costituzionale questa non assumerebbe il rango di fonte costituzionale non potendo rientrare né all'interno dell'art. 10, Cost. né nell'art. 11, Cost.. Alla luce di ciò, secondo un orientamento pressoché costante, la Cedu all'interno della gerarchia delle fonti del diritto si posizionerebbe accanto alla legge ordinaria. Di contrario avviso era, invece, la Corte di Cassazione la quale riteneva che le norme della Cedu fossero direttamente applicabili e dunque in caso di contrasto tra queste e quelle interne il giudice ordinario avrebbe dovuto disapplicare la norma interna. Il crescente interessamento della giurisprudenza italiana verso quella di Strasburgo ha spinto la Corte Costituzionale a modificare il proprio costante orientamento; tale apertura si registra nel 2007 con le sentenze nn. 348 e 349 c.d. "gemelle" che attribuiscono alle norme Cedu natura di fonti interposte. Va segnalato come le suddette sentenze non abbiano segnato il punto di arrivo della Consulta ma al contrario, un punto di inizio verso una possibile svolta costituzionale.
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